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TESTIMONIANZA
"Abbandonati a noi stessi", il destino dei farmacisti positivi al Covid, la storia di Rita
"Tutto è iniziato all'inizio di marzo con la comparsa di dolori articolari, faccio la farmacista e pertanto ho pensato a una semplice influenza"
«Abbandonati a noi stessi dal sistema sanitario, tranne che dal medico di base». Una storia come tante quella di Rita Ierullo, che con il supporto del medico curante è riuscita però ad uscire vittoriosa, autocurandosi, dall'incubo Covid.
L'inizio dell'infezione
«Tutto è iniziato all'inizio di marzo con la comparsa di dolori articolari, faccio la farmacista e pertanto ho pensato a una semplice influenza, anche se il sospetto che potesse essere altro c'era. Il 5 marzo torno dal lavoro, dove operavamo purtroppo senza mascherine per via delle direttive sanitarie del nostro Ordine che ci incitava a non fare terrorismo. La febbre persiste assieme ai dolori muscolari e alla spossatezza. Dopo 4 giorni perdo gusto e olfatto e iniziano i primi problemi respiratori, e quindi anche la conferma che si trattasse di Covid.
La cura
L’idea di assumere l’antimalarico l’ho esclusa subito, e così abbiamo deciso di provare la terapia antibiotica a base di Azitromicina, che ora è diventata protocollo negli ospedali
Un incubo
«Dieci giorni terribili, soprattutto per la totale assenza di assistenza da parte dell'Ats, nessuna chiamata, nessuna risposta al telefono, nonostante fossi tra le categorie più esposte data la mia professione. Dopo i 14 + 14 giorni di quarantena che ho regolarmente fatto grazie ai consigli del medico, non certo per le prescrizioni ricevute dall'Agenzia di tutela della salute, si presentava però il problema di capire se fossi o meno positiva (...)L'articolo completo in edicola con Montichiariweek e Gardaweek - Puoi anche leggerlo sulla versione online del settimanale. Per scoprire come CLICCA QUI
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