A maggio niente nozze nè battesimi, mai successo

A maggio niente nozze nè battesimi, mai successo
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Maggio, da sempre mese per eccellenza scelto dai futuri sposi per convolare a nozze, sembra proprio che debba rinunciare al profumo di fiori d’arancio. La crisi dei matrimoni, sia religiosi che civili, è sempre più imperante e tocca anche il nostro Comune.

«Per la prima volta nella storia del paese a maggio non verranno celebrati nè matrimoni, nè battesimi» a comunicarlo è il parroco, monsignor Gian Mario Morandini. Dati, quelli della cittadina che sfiora i 20mila abitanti, in linea con il trend bresciano che rispecchia tristemente quello dell’Italia tutta. Diretta conseguenza della flessione dei matrimoni il calo delle nascite, e quindi dei battesimi. Aumentano invece le convivenze, realtà «a rischio» secondo il parroco in quanto «la prova del vivere insieme prima di un eventuale matrimonio significa la mancanza di vero amore nella coppia. E’ importante che tra due persone ci sia comunione di animo e di spirito». Se per il parroco la «mancanza di fede» è la principale conseguenza di queste flessioni, lo stesso don riconosce anche che lo Stato non fa nulla per agevolare le coppie che vogliono unirsi in matrimonio:

«La legislazione di certo non favorisce, umanamente non conviene sposarsi. Ecco perché occorre più coraggio, più fiducia nel futuro e nel Signore, rispetto ad una volta». 156 i nuovi nati a Ghedi in tutto il 2016, tra i quali aumenta il peso specifico relativo ai figli di non italiani, 49 in totale, ai quali si aggiungono i nati in famiglie miste italo-straniere. Di tutti questi nessuno, a maggio, verrà battezzato nella parrocchia di Ghedi, ma il parroco non perde la speranza per il futuro, speranza che trova proprio nelle nuove vite.

«Anche in una comunità multietnica deve esserci collaborazione. - Ha spiegato don Morandini - Saranno i bambini a risolvere i problemi. Tra di loro chi segna un gol è bravo a prescindere dal colore della pelle. Alle mamme in attesa faccio capire che la condivisione è l’antidoto alla mancanza di solidarietà, se troveranno un modo per collaborare». La conosce bene la collaborazione lui che, nato nel 1943, durante la guerra, ha visto le mamme unire le forze per accogliere tutti i bambini che nascevano. Per questo esclude la crisi economica tra le principali cause della diminuzione di nascite e di matrimoni: «La crisi è relativa, chi più di noi, nati in guerra, ha conosciuto la crisi economica? Eppure sono nati più bambini che in altri periodi. Nella nostra società si guarda all’economia come ad un aspetto troppo immediato. Quante case vuote ci sono nei paesi? Abbiamo pensato a costruire e poi non a chi avrebbe riempito le case».

Il don ritorna quindi sulle uniche soluzioni che ritiene valide per superare questa crisi, prima di tutto sociale. «Bisogna partire dai valori, dal valore delle persone di cui, quando mancano, ci si accorge dell’importanza. Le persone, così come i bambini, sono risorse dell’intera comunità, tutte le persone devono prendersene carico. Sia le nascite che i matrimoni sono problemi di tutta la comunità». Nella socializzazione quindi l’antidoto per superare l’individualismo e far tornare la famiglia ad essere «la cellula della società». Don Morandini fa quindi sua l’esortazione di Papa Francesco alla condivisione come antidoto alla desocializzazione. «L’aspetto religioso è l’unico che unisce tutte le generazioni - ha concluso il monsignore - dobbiamo aprirci di più al Signore. Sembra che tutto stia finendo, ma quando arriva la primavera, tutto rifiorisce».


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