«Piena fiducia alle Forze dell’ordine: cercare lo scontro politico su questi temi non serve alla città ma soltanto all’elettorato di Claudio Kulla». Non usa mezzi termini il presidente dell’Associazione albanese di Chiari e della Bassa bresciana Denis Beqiri, a pochi giorni dal «caso» del vigile denunciato per percosse dopo aver intimato ad un automobilista di spostare la sua auto parcheggiata in divieto di sosta, davanti alle scuole.
Cos’è successo davanti alle scuole
Breve riassunto della vicenda: tutto comincia il 23 ottobre, quando in prima mattinata due cittadini (padre e figlio) di nazionalità albanese accompagnano il nipote alla scuola Primaria. Parcheggiano però l’automobile in modo piuttosto fantasioso, come purtroppo spesso fanno anche molti clarensi «doc»: sull’incrocio tra via Lancini e via Isola Verde. Tanto che una pattuglia della Polizia locale interviene celermente per fargliela spostare. Ne nasce un breve alterco: i due rifiutano inizialmente di identificarsi, e parlano di uno strattone da parte di un agente. Sembrava finita «a tarallucci e vino», con una stretta di mano e con le scuse dei due davanti al comandante, ma poi la presunta vittima del maltrattamento si rivolge al Pronto soccorso lamentando un dolore alla spalla (ma senza prognosi) e va dai carabinieri per denunciare l’agente per percosse. A loro volta, i due vengono denunciati per resistenza, minacce e per il rifiuto di farsi identificare.
L’intervento della politica
Risultato: tre denunce probabilmente evitabili, e un esponente della minoranza «Chiari Capitale», Claudio Kulla, anche lui di origini albanesi, che diffonde una nota politica sull’accaduto: premettendo stima e fiducia nelle Forze dell’ordine locali, chiede un’inchiesta interna per appurare se il comportamento dell’agente sia stato in linea con i protocolli, aggiungendo anche alcuni elementi alla ricostruzione dei due e riferendo che dal dipendente comunale siano state anche proferite parole potenzialmente razziste.
«Ogni giorno le nostre Forze dell’ordine svolgono un lavoro prezioso, spesso difficile, a servizio della comunità – aveva commentato Kulla – Meritano rispetto e gratitudine. Proprio per questo, quando si verificano episodi in cui comportamento singoli e isolati rischiano di incrinare la fiducia collettiva, è dovere delle istituzioni fare piena luce. Davanti a una scuola, luogo che rappresenta educazione, crescita e rispetto reciproco, ogni gesto assume un significato più grande. Qui i nostri figli imparano come si sta al mondo. Reagire con chiarezza a ciò che accade non significa puntare il dito: significa educare, difendere i valori della nostra comunità e garantire che ogni cittadino si senta protetto. La sicurezza non può esistere senza rispetto. Dignità e legalità camminano insieme. E noi crediamo in una Chiari dove entrambe siano garantite, sempre»
La reazione dell’Associazione albanese
Una fuga in avanti che non è decisamente piaciuta, però, ai rappresentanti della più corposa associazione di cittadini di nazionalità albanese della zona, che conta soltanto nell’Ovest bresciano circa 620 iscritti. In una nota a firma di presidente e direttivo, l’associazione «prende le distanze dai contenuti e dai toni espressi da Kulla, che non rispecchiano in alcun modo la realtà della nostra comunità né i valori di collaborazione e integrazione che da anni portiamo avanti a Chiari e nel territorio circostante» scrivono.
«Ribadiamo la piena fiducia e il rispetto verso le Forze dell’ordine locali, che quotidianamente operano con professionalità, equilibrio e attenzione al dialogo con tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro provenienza – recita la nota dell’associazione – Siamo convinti che cercare lo scontro politico su questi temi non serva alla città ma soltanto all’elettorato del signor Kulla, disorientando l’opinione pubblica e distogliendo l’attenzione dalle vere problematiche che interessano Chiari. La comunità albanese non si presta a simili logiche divisive né accetta di essere strumentalizzata per fini elettorali. L’integrazione è un valore che si costruisce ogni giorno con rispetto, partecipazione e responsabilità, non con dichiarazioni che alimentano diffidenza e confusione».