Mairano

Una storia di coraggio: Antida, la piccola Santa

Mairanese d’adozione, il 29 dicembre ricorre l’anniversario della sua morte

Una storia di coraggio: Antida, la piccola Santa
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di Marianna Baldo

La sua vera vocazione era prendersi cura del prossimo: dei poveri, dei bisognosi, degli ammalati, degli emarginati. In molti a Mairano la ricordano ancora, molti altri ne hanno sentito parlare. Chiunque può farle visita al campo santo, dove dal quel 29 dicembre 1962 riposa.

Una storia di coraggio: Antida, la piccola Santa

Sarebbe impossibile non ricondurre questo periodo alla ricordo della "Piccola Santa", mairanese d’adozione, Antida Cernigliaro. Il suo cuore nell’aiutare il prossimo viveva quotidianamente il giubilo del Natale. Ben lontana dai riflettori Antida seppe farsi amare dagli ultimi e tra gli ultimi, compiendo gesti di grande amore, spinti dalla sua incrollabile fede cristiana.

In molti a Mairano la ricordano ancora, molti altri ne hanno sentito parlare. Chiunque può farle visita al campo santo, dove dal quel 29 dicembre 1962 riposa.
La sua storia è una vera e propria storia di coraggio, di determinazione, di amore. Nacque a Napoli, il 20 aprile 1934, dal medico Giuseppe Cernigliaro (che sarà poi medico condotto mairanese) e da Gina Giannicchi. Il nome datole al battesimo fu per onorare la guarigione della sorellina Pinuccia, un mese prima, per intercessione della Beata Giovanna Antida Thouret.

Questo primo passo, senza che nessuno potesse immaginarlo, fu l’inizio di una vita dedicata alla fede e al prossimo. Con la primogenita Antida aveva un rapporto davvero molto forte, tanto che alla sua morte, la stessa Antida pregava Pinuccia, considerandola un angelo, di vegliare su mamma e papà, arrivando al punto di chiedere come aiuto dal cielo una sorellina per alleviare il loro dolore, così arrivò nella famiglia Cernigliaro la terzogenita Lucina il cui nome sta a significare l'arrivo di una piccola luce nella casa diventata buia dal dolore per la morte della figlia primogenita.

L'arrivo a Mairano

A Mairano arrivò nell’ottobre del 1940 e ben presto si fece conoscere ed amare da tutti. Veniva chiamata «Piccola Santa». Un sacerdote la ricorda «Era una creatura meravigliosa». Crescendo intraprese il percorso universitario per diventare insegnante ma strada facendo scoprì che la sua vera vocazione era prendersi cura del prossimo: dei poveri, dei bisognosi, degli ammalati, degli emarginati. Essi diventarono suoi amici e quando morì a soli 28 anni, stroncata da un male rimasto conosciuto, le persone accorsero da diversi luoghi della provincia di Brescia e non solo per porgerle un ultimo saluto e fare le condoglianze alla famiglia. In quel momento compresero chi fosse loro figlia che sin da piccola aveva dimostrato un attaccamento alla fede, percepibile dalle lettere che scrisse alla scomparsa della sorellina, a quanto affidato al suo diario da piccina sino all’età adulta, vivendo il Vangelo in modo assoluto e in maniera eroica. Molte le persone che affermano di aver ricevuto delle grazie per la sua intercessione, al punto di parlare di guarigioni miracolose.
Una professoressa definì come sua miglior caratteristica «la purezza». Sempre questa docente descrisse Antida come «non bigotta, bensì troppo moderna e spesso criticata».

Durante gli anni di studio a Milano conobbe una giovane prostituta il cui protettore era un uomo violento e crudele. La donna rivelò ad Antida di voler cambiare vita ma temeva di essere ammazzata. La piccola santa non esitò ad affrontare il protettore attendendolo in un bar malfamato del capoluogo lombardo. Lo stesso proprietario del locale cercò di dissuaderla dal fare quell’azione ma lei impassibile lo incontrò e riuscì a convincerlo di lasciare libera quella sua amica. Al collegio stesso portava spesso ragazze trovate per strada, magari scappate di casa o alla ricerca del lavoro, le aiutava per non farle finire in brutte situazioni. Veniva spesso rimproverata per questo. Sempre a Milano in stazione trovò cinque suore spaventate e in lacrime, che furono derubate di valige, denaro e biglietti per tornare a casa. Le ospitò sempre in collegio, nella sua camera. Il giorno dopo le portò in stazione e pagò loro il biglietto per il viaggio di ritorno.

Padre Gerardo Morelli al funerale nel dicembre 1962 esordì: "Sono la persona che più di ogni altra ha conosciuto Antida. E’ stata a questo mondo senza mai commettere alcun peccato". Proprio da quel momento i genitori, che non compresero subito la sua vocazione evangelica, conobbero l’estrema bontà della figlia "le sue non erano manie, come noi e altre persone le apostrofavamo ogni volta – raccontarono in un’intervista di fine anni Settanta –  Avremmo voluto si sposasse mentre lei cercava di togliersi di torno in ogni modo ogni bravo ragazzo le facesse la corte dicendo spesso “Il mio sposo è il caro Dio”. La sua vita apparve sempre a tutti serena, ma in realtà fu un calvario che celò sempre dietro a un sorriso".

Nel 1952 aveva conseguito l'abilitazione magistrale e in quello stesso anno, si iscrisse alla "Facoltà di Magistero" a Milano e facendo casa nel «Collegio Universitario Marianum». Qui Antida dimostrò ancor più il suo essere a servizio delle anime, a maggior ragione quando divenne insegnante delle elementari e appunto da laureanda in lettere alla Cattolica (dove la chiamavano l’Angelo dell’Università). A Mairano a parte un cuore generoso fu anche presidente della Gioventù femminile di Azione Cattolica. Una ragazza leale, schietta, non troppo attenta alle formalità, alle convenzioni sociali, fu capita e apprezzata dalla povera gente a cui si dedicò in modo esemplare, dedicandosi loro con puro amore.

Il ricordo della sorella

La sorella Lucina ora di casa a Palermo ha raccontato: «Ho voluto molto bene a mia sorella Antida, l’ho compreso sempre più dopo la sua scomparsa. La storia di mia sorella può sembrare incredibile ma ci sono continue testimonianze che ne supportano i vari eventi – ha poi proseguito – Così come ogni giorno, seppur viva lontano, mi sento vicino a Mairano e ai mairanesi. Voglio molto bene a questa comunità. Abbiamo ancora amici lì, a quali vogliamo molto bene a quali auguriamo il meglio».

E se si dice che a Natale siamo tutti più buoni, per Antida Cernigliaro, Natale lo è stato ogni giorno della sua breve ma intensa vita.

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