Un viaggio (senza aerei) in tre continenti
Matteo Rocca racconta il suo viaggio di un anno tra l’Italia e Singapore.
Un libro per raccontare un’avventura fuori dall’ordinario, un viaggio di un anno tra l’Italia e Singapore servendosi solo di treni, navi, moto, senza usufruire di aerei e correndo anche qualche rischio non indifferente.
A spasso per il mondo
È disponibile su Amazon «Sempre ammesso che parta», opera autopubblicata di Matteo Rocca, nella quale il giovane di Montichiari, classe 1992, racconta la propria esperienza in giro per il mondo. Molto in realtà era già stato pubblicato tra il marzo 2017 e il marzo 2018, il periodo coperto dal lungo tour, sulle sue pagine Facebook e Instagram nelle quali costantemente aggiornava amici e familiari delle tappe raggiunte: le parti inedite riguardano in prevalenza tutti i pensieri che papà Roberto aveva annotato, tra preoccupazioni e speranze, vivendo questo tempo quasi in simbiosi con il figlio, oltre a note sempre legate ai luoghi visitati e finalmente pronte per essere svelate al lettore.
Una grande passione
Matteo nutre da sempre una passione per i viaggi, certo è che in questa misura, probabilmente, egli rappresenta un unicum. Diplomatosi ragioniere, fotografo di professione e con la valigia sempre pronta, («a me la routine non è mai piaciuta», afferma), per esaudire il suo sogno verso Singapore ha dovuto «convincere» papà, mamma Mariangela e la sorella Sara: così, prima con brevi spostamenti poi con l’Interrail lungo l’Europa, è riuscito a guadagnarsi quella ‘fiducia’ necessaria per partire. Un entusiasmo contagioso e un amore spassionato per le novità quelli che promanano dalle sue parole nel narrare il tour: da Montichiari si è piano piano spostato verso l’Est del Vecchio Continente toccando Austria, Repubblica Ceca, Polonia, i Paesi baltici prima di approdare in Russia lungo la ferrovia Transiberiana.
«Qui, durante una tappa durata 36 ore dove dormivo con altre 54 persone, in un’enorme carrozza letti senza troppi riguardi per l’igiene e la privacy – ricorda – ho rischiato di essere picchiato da alcuni russi. Per fortuna amici loro connazionali conosciuti in quell’occasione hanno evitato il tutto».
Spirito di adattamento
Per sopravvivere si è prestato a piccoli lavori nei luoghi frequentati: in Mongolia, per esempio, si è improvvisato pastore oppure aiutava in cucina per avere vitto e alloggio gratuiti, insomma, tanto spirito d’intraprendenza. Un ampio capitolo è dedicato all’Estremo Oriente con il percorso coperto tra Cina, Giappone, Vietnam (dove gli è capitato un curioso incidente in moto contro una mucca, per fortuna senza gravi conseguenze), Malesia e, finalmente, Singapore.
Un’esperienza particolare «che – prosegue – ha reso il mio carattere ancora più aperto. Se mi è mancata l’Italia? Molto: non solo le persone, ma anche il cibo e la cultura in genere».
Ora tornerà a vivere a Melbourne, ma nel suo futuro c’è un altro sogno:
«Visitare Africa e America, gli unici due continenti che mi mancano».
Ce la farà? Non resta che tenere consultate le sue pagine social: il viaggio del monteclarense continua.