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Tu si che Vales: l'intervento di Giampietro Ghidini della fondazione bresciana "Ema Pesciolinorosso"

Profondamente commossi i giudici

Tu si che Vales: l'intervento di Giampietro Ghidini della fondazione bresciana "Ema Pesciolinorosso"
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Tu si che Vales: l'intervento di Giampietro Ghidini della fondazione bresciana "Ema Pesciolinorosso".

Tu si che Vales: l'intervento di Gianpietro Ghidini

Nelle scorse ore è arrivata sugli schermi di Canale 5 la storia di Giampietro Ghidini della fondazione Ema Pesciolinorosso.

"Io sono qui per lanciare una sfida un po' atipica, contro il nemico visibile, che tutti temiamo e incontriamo prima o poi nella vita, che è il dolore - ha raccontato ai giudici del celebre programma di Canale 5 -.  Dieci anni fa mi sono trovato sopra un fiume, a Gavardo, in provincia di Brescia. Mi avevano appena raccontato che mio figlio Emanuele, di 16 anni, dopo aver preso una droga sintetica a una festa con degli amici più grandi, si era buttato in quel fiume ed era annegato . Mi sono trovato faccia a faccia con quel dolore che mi diceva "buttati", perché così avrei potuto cancellarlo per sempre, ma l'amore per mio figlio mi ha fermato".

"Il senso fino a quel momento era stato la ricerca del successo, delle cose belle, del denaro. Pensavo che la felicità fosse quella, poi ho iniziato a capire che se non crescevo come essere umano, era inutile che crescessi da un punto di vista economico. Sono tornato a casa e dopo due giorni ho ricevuto quella risposta. Ho sognato Emanuele, ho sognato che mi buttavo e lo salvavo, tirandolo fuori. Ho sentito una grande energia e ho avuto tutto chiaro: mio figlio mi stava dicendo "Salvati, prova a cambiare la tua vita". Allora scrissi una lettera che è contenuta in un libro e gli promettevo che avrei creato un'associazione per salvare i giovani. Il dolore non deve essere una cosa da cui fuggi, ma qualcosa da accogliere e affrontare"

L'intervento è stato particolarmente apprezzato come riportato anche sulla pagina Facebook dell'associazione

 

Una terribile vicenda

Un dolore immenso, quale può essere quello della perdita di un figlio, raccontato con grande dignità da parte di Ghidini, presidente della Fondazione Ema Pesciolinorosso.

Emanuele Ghidini  muore a 16 anni gettandosi nel fiume a Gavardo, vicino a Salò, dopo aver ingerito sostanze stupefacenti che gli sono state fornite da maggiorenni. La sua mente non ha retto l’effetto della droga sintetica e quella notte del 24 novembre 2013 in pochi secondi di follia si è gettato nel freddo fiume Chiese annegando. L’hanno ritrovato dopo 10 ore. Dopo la tragica morte del figlio, Gianpietro si è trovato dinnanzi ad un bivio: abbandonarsi per la terribile disgrazia oppure, come dice lui, cercare il lato positivo anche in situazioni difficili. Gianpietro crea un questo movimento che ha come scopo il sostegno ai giovani.

 

 

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