Scuola

“Questione mensa”: il Comitato non è soddisfatto delle risposte date in Consiglio comunale e vuole un incontro con il sindaco

Una raccolta firme, una interrogazione ed una mozione per non alzare il costo del servizio mensa previsto per il prossimo settembre

“Questione mensa”: il Comitato non è soddisfatto delle risposte date in Consiglio comunale  e vuole un incontro con il sindaco

Da qualche settimana, anzi da qualche mese, la mensa scolastica è un argomento che infiamma gli animi a Quinzano d’Oglio, ultimo atto una interpellanza dei gruppi consiliari di minoranza Quinzano paese e Nuova civica per Quinzano con oggetto la gara d’appalto per la mensa scolastica con relativi costi e una mozione, sempre proposta dalle minoranze, sui costi della mensa.

Quando tutto è cominciato

Tutto è cominciato il 15 gennaio quando le maestre della scuola elementare hanno comunicato ai genitori l’aumento delle tariffe del servizio mensa disposte dal Comune di 0,40 centesimi per residenti e 0,60 per i non residenti (delibera nr 113 del 27 novembre 2024). I rappresentanti dei genitori di conseguenza hanno riportato l’informazione ai genitori degli alunni e raccolto le inevitabili lamentele delle varie sezioni (in tutto ci sono 15 classi).

Il primo incontro con il sindaco

Il 19 febbraio 2025 i genitori hanno chiesto e ottenuto un primo incontro con il sindaco Lorenzo Olivari dove hanno esposto le problematiche insorte: i bambini spesso non mangiano e tornano a casa affamati, inoltre il prezzo è alto e non giustifica la qualità del cibo dato che molti bambini spesso non gradiscono e quindi tornano a casa digiuni, inoltre è stata richiesta la presenza saltuaria e non l’obbligo di frequentare la mensa tutti e cinque i giorni della settimana e l’applicazione dell’Isee per avere tariffe più adeguate alle esigenze delle famiglie. Inoltre si ricorda che da regolamento scolastico in mensa vengono accettati solo bambini con entrambe i genitori che lavorano e la frequenza a mensa deve essere del 100%, cioè tutti i giorni disponibili.

“Questo è un limite per le famiglie – hanno spiegato i genitori – chi vorrebbe rientrare nel mondo del lavoro in questo modo fa fatica, inoltre purtroppo può succedere che ci siano Isee bassi anche con tutti e due i genitori lavoratori”.

“Il prezzo della mensa fino a settembre rimarrà invariato -ha sottolineato Olivari – è stato aumentato prudenzialmente in delibera di Giunta perché a gennaio si deve fissare il prezzo dell’anno quindi fino a giugno è mantenuto di 6,10 euro a pasto per il primo figlio residente portati poi a 6,50 a partire da settembre 2025 come eventualità, cioè a luglio ci sarà la gara per l’affidamento del servizio non possiamo sapere quale sarà l’esito naturalmente, ecco perché prudenzialmente abbiamo alzato il prezzo considerando che sicuramente il prezzo del pasto alla fonte che avevamo quattro anni fa, quest’anno non riusciremo più ad averlo a causa del caro vita”.

Detto questo Olivari ha comunque incaricato il gestore del servizio di controllare con più efficacia gli sprechi alimentari. I genitori hanno anche chiesto che i rappresentanti della commissione mensa potessero andare a verificare la qualità dei pasti a sorpresa, ma questo non è possibile perché il loro pasto deve essere organizzato e quantificato.

Nasce il Comitato Diritto non privilegio

I genitori usciti da quell’incontro non sono rimasti soddisfatti, da qui la nascita del Comitato Diritto e non privilegio che si è dato l’obiettivo di andare a fondo nel “discorso mensa”. Come prima cosa hanno voluto organizzare un sondaggio per capire quanto fossero graditi i pasti, l’Amministrazione si è tirata fuori perché ha giudicato l’azione poco efficace dato che i bambini potevano non comprendere appieno la portata di questo, così è stato organizzato dai genitori ma solo in alcune classi perché non tutti hanno aderito.

“Il sondaggio ha dato risultati sorprendenti: per esempio non piace la pasta al pomodoro, le carote, il pesce e il riso giallo, mentre i legumi sono graditi -, ha affermato il Comitato – spesso a non piacere sono gli abbinamenti: è vero che si devono seguire le linee guida Ats, ma queste sono per l’appunto un indirizzo quindi non obbligatorie, si possono anche pensare menù più gradevoli”.

Il Comitato, formato da una decina di persone ha dunque deciso di chiedere un nuovo incontro che però è stato negato.

La raccolta firme

Lontano dall’arrendersi il Comitato ha dunque deciso di organizzare una raccolta firme con al centro una rivalutazione del prezzo mensa ed una maggior collaborazione tra gestore ed utenti. La raccolta firme è avvenuta durante il Festorio (la festa dell’oratorio organizzata dal 2 al 6 giugno), naturalmente dopo aver chiesto e ottenuto tutti i permessi, tanto che il 3 giugno i Carabinieri sono andati a controllare tali permessi e trovando tutto in ordine hanno lasciato proseguire il Comitato nella sua attività di raccolta firme che è arrivata a 471.

“Dopo l’intervento dei Carabinieri abbiamo visto che si erano creati malumori – hanno spiegato dal Comitato – la nostra intenzione è quella di essere trasparenti e propositivi ecco perché abbiamo deciso di interrompere la nostra attività durante la festa, ma vogliamo sottolineare che molti cittadini sono venuti a cercarci per darci il loro sostegno e firmare la petizione. E’ stato detto che non siamo stati trasparenti, ma questo non è vero: durante la raccolta firme abbiamo appeso dei volantini in cui abbiamo spiegato le nostre intenzioni, abbiamo aperto anche una pagina Facebook per informare tutti e parlato davvero con tanti cittadini che volevano approfondire l’argomento”.

Il 4 luglio le firme raccolte sono state depositate in Comune, ora l’Amministrazione ha 30 giorni per rispondere.

Le minoranze

Dopo la raccolta firme la voce ha iniziato a girare e le minoranze hanno preso contatti con il Comitato, ” e non viceversa come è stato sostenuto: a noi la politica non interessa, ci interessa solo risolvere questa situazione”, hanno sottolineato. Ecco perché le minoranze si sono fatte portavoce del Comitato in Consiglio comunale.

Il Consiglio comunale

Il sindaco Olivari ha dunque esposto in Consiglio le ragioni dell’Amministrazione.

“Non è vero che il pasto della mensa è stato rincarato. Il caro è relativo perché dipende dalla qualità della materia prima e dalla qualità del servizio che sono inseriti nella gara d’appalto. Il Comitato punta tanto sul fatto che la mensa debba avere anche un valore di educazione, nutrizionale e sociale. Ebbene l’Amministrazione nel costruire la gara d’appalto va esattamente in quella direzione: cioè ha strutturato una gara che per l’80% premi la qualità e per il 20% il prezzo. Quindi con un rapporto qualità prezzo molto spostato sull’asticella della qualità, nel momento in cui una ditta e vuole partecipare alla gara incomincia a vedere tutti questi requisiti: il pasto deve essere servito caldo, deve avere una materia prima di questa qualità, il servizio deve garantire il pasto fresco ad ogni turno e molto altro. La base d’asta che abbiamo fissato noi è di 5,75 euro più IVA al 4% a ribasso. Il nostro segretario comunale ci ha detto di non fissare una base d’asta inferiore a 6 euro a pasto perché c’è il rischio che non partecipi nessuno. Infatti abbiamo raccolto 8 adesioni alla gara che nel momento in cui hanno visto che si partiva da 5,75 euro a ribasso si sono ridotte a 2”.

Quanto costa il pasto a casa?

Olivari ha sottolineato la qualità molto alta del pasto in mensa proposto a Quinzano, anche se non ha convito il Comitato, ma ha voluto fare anche un esperimento: controllando i prezzi sul sito di un discount locale e prendendo ad esempio un pasto invernale di pesce ed uno estivo di carne ha calcolato quanto sarebbe il costo a pasto per le famiglie, cioè 6,10 euro per quello a base di pesce a 5,55 euro per quello di carne, naturalmente senza considerare la spesa del gas per cucinare.

“Se voi vostro figlio anziché portarlo in mensa lo dovreste tenere a casa, se pranza in cucina pretendete che il pasto venga pagato dal vicino di casa? – ancora Olivari – Pertanto non potete pretendere che i costi del pasto puri che vengono rincarati vengano pagati dalle tasche degli altri contribuenti che non usufruiscono di un servizio che, come ribadito più volte è un servizio a domanda individuale, quindi non è un obbligo”.

Negli ultimi anni la partecipazione alla mensa è aumentata quasi 5 mila pasti in più in un anno, «evidentemente questo è un servizio che viene gradito», ha sottolineato Olivari.

“È un servizio che ha dei costi: il Comune provvede ad erogare i pasti gratuiti a chi fa la sorveglianza, provvede alle spese della gestione informatizzata, i costi dell’assistenza ad personam, alle utenze del refettorio e molto altro che serve per la corretta gestione”,

ancora il primo cittadino.

La questione Isee

“Partiamo dal presupposto che a Quinzano abbiamo già gli asili nido gratuiti per tutti e reddito ISEE sulla materna che sgrava fino al 50% la retta, questo significa che nella scuola dell’infanzia le famiglie risparmiano in media da due a 800 euro al mese rispetto a quanto non si verifichi in altri comuni lombardi (qua stiamo parlando di 40 centesimi a pasto sulla mensa), quindi già qui si evidenzia come il comune faccia sempre tutto il possibile per andare incontro alle famiglie. La riduzione dell’Isee prevede sempre dei regolamenti che introducono dei contrappesi, cioè c’è una ridistribuzione dei costi sulla base della ricchezza degli utenti e vengono messi dei paletti anche sulla base della condizione del nucleo familiare. In altre parole noi preferiamo garantire a tutti un servizio con un costo paritario che va ad abbassarsi a partire dal secondo figlio e va invece alzarsi per i non residenti. Perché la mensa, come vorrebbe anche il Comitato ha anche una funzione di carattere sociale, educa il bambino alla sana alimentazione e lo porta a socializzare in un momento di libertà al di fuori dei banchi di scuola. Proprio per questa ragione noi vorremmo che tutti i bambini tendenzialmente partecipassero e al servizio mensa – ha spiegato Olivari – Se noi introduciamo l’Isee per la logica dei contrappesi e del regolamenti in capo la condizione familiare se entrambi i genitori lavorano e quindi hanno effettiva necessità di mantenere il figlio in mensa, questi tendenzialmente avranno un Isee alto e quindi pagheranno di più, quindi una famiglia dove c’è solo un genitore che lavora e che quindi ha un Isee basso beneficia dello sgravio del servizio mensa, quando però il bambino potrebbe stare a casa. Perché a questo punto se introduco un parametro economico che penalizza i genitori lavoratori che sono quelli per cui il servizi mensa è particolarmente utile in altro modo devo comunque caricare un costo o comunque una condizione di graduatoria diversa”.

In conclusione

“L’Amministrazione comunale non ha certamente piacere ad aumentare il costo della mensa scolastica – ha conclusi Olivari – abbiamo un problema di tenuta del bilancio. In questi anni non abbiamo toccato le tasse dei cittadini, ma non possiamo sobbarcarci di questo ulteriore esborso. Stiamo portando già avanti una serie di iniziative che possono essere utili a garantire altre entrate. Questo perché l’Amministrazione comunale è comunque attenta alla questione e si sta attivando per garantire ulteriori risorse in entrata e tant’è che la mozione presentata dalle minoranze è stata approvata all’unanimità da parte del Consiglio Comunale, perché nel complesso era una mozione di buon senso, ripeto noi non vogliamo aumentare il servizio mensa. Dobbiamo semplicemente fare i conti con la realtà e col bilancio nella consapevolezza che la mensa, è un servizio individuale e non può pesare su tutti gli utenti”.

Il Comitato può dirsi dunque soddisfatto?

“No – hanno dichiarato – se le minoranze sono soddisfatte dell’esposizione dell’Amministrazione, noi non lo siamo. Di fatto non ha risposto con completezza alle nostre domande e sono state dette alcune inesattezze, questa situazione non ci sta bene e la vogliamo chiarire: noi siamo disposti e pronti a dare una mano al Comune su questa vicenda, però vorremmo risposte più precise sui temi che abbiamo sollevato, come l’Isee che andrebbe affrontato diversamente, la qualità e migliori abbinamenti nei pasti mensa e ancora sul rincaro dei costi, crediamo fortemente che fondamentale sia necessario il confronto, il potersi parlare serenamente per giungere ad una soluzione condivisa per il bene dei bambini”.

Un incontro per parlarsi e capirsi

“Ripetiamo che noi non siamo contro al Comune, anzi quello che auspichiamo è una maggior sinergia e comunicazione: ecco perché abbiamo invitato il sindaco e l’Amministrazione ad un incontro aperto anche a tutti i cittadini in programma per venerdì 8 agosto alle 20,30, location ancora da definire: per poter parlare apertamente del tema e sapere la risposta del sindaco alla nostra petizione”,

hanno ribadito dal Comitato che vedono in un incontro l’unica soluzione per confrontarsi su quello che dopo tutto è un interesse comune.