Da anni gli chiedevano di raccontare la sua storia in un libro, ma ha sempre rifiutato. Finché, all’improvviso, è stato lui stesso ad avvertirne l’esigenza per consegnare qualcosa alle nuove generazioni di pizzaioli, per restituire dignità a un mestiere troppo spesso incompreso o banalizzato. Mercoledì sera nella meravigliosa cornice dell’Albereta Relais & Chateaux di Erbusco Franco Pepe ha presentato il volume edito Phaidon (L’Ippocampo), intitolato “Franco Pepe: Pizza Chef”, scritto da Elisia Menduni con le fotografie di Adam Bricker e Brian McGinn. Un’opera che parla di territorio, di famiglia, di saperi che si tramandano da generazioni, ma anche della naturale (e quasi spiazzante) genialità di Franco Pepe, della sua instancabile ricerca, svolta senza mai stravolgere l’essenza, l’identità che si porta dietro e che trasmette in ogni sua pizza.
Pizza Chef: a Erbusco il libro di Franco Pepe
La serata, dedicata alla stampa e moderata da Chiara Maci, si è aperta con il saluto di Carmen Moretti che ha ribadito l’attenzione della sua famiglia ai valori dedicati al benessere, al cibo e al vino. Presente anche il padre Vittorio Moretti, al quale Franco Pepe ha espresso la sua riconoscenza: “Il progetto della Filiale (pizzeria che sorge all’interno dell’Albereta, ndr) è nato con una stretta di mano – ha rivelato – Vittorio mi disse: ‘Hanno detto che devi fare la pizza, facciamola presto’. Questo per me è un posto speciale: qui mi sento a casa”.
Il suo luogo del cuore per eccellenza, però, resta Caiazzo, ossia dove tutto ebbe inizio: un borgo che si è trasformato in un fenomeno e in una destinazione turistica proprio grazie a Franco Pepe. “Io sono cresciuto nell’attività di famiglia, quindi fare il pizzaiolo all’inizio era un obbligo famigliare – ha raccontato – La scelta di continuare è venuta dopo: quando è mancato mio padre, ho iniziato a riflettere. Per me è stato un giorno zero”. Un progetto che non poteva nascere altrove se non a Caiazzo: “E’ il paese dove sono nato e al quale sono legatissimo. Non ho mai voluto abbandonarlo, non potevo tradire quel territorio. Non faccio altro che quello che ha fatto mio padre. Ho giurato di mettere il territorio sulla mia pizza: ho iniziato con cinque o sei aziende, oggi ce ne sono 40 che collaborano con Pepe in grani”.
La sua grande intuizione è stata quella di dare dignità al mestiere del pizzaiolo, trasferendo l’identità fisica nel piatto: “Stasera ci sono 400 prenotati e là ci sarà Franco nel piatto”, ha spiegato, dando poi alcuni dati che tratteggiano le dimensioni del fenomeno che ha saputo innescare (12mila coperti e 24mila pizze al mese). “Quando vado all’estero e realizzo quanto è conosciuta la mia pizza, non me ne rendo conto nemmeno io – ha proseguito – Ho iniziato con sette ragazzi, non sapevo nemmeno se sarei riuscito a pagarli, oggi sono 54. A Caiazzo non c’erano posti letto, adesso ce ne sono 200”.
L’autrice Elisia Menduni ha parlato di territorio: “Quando ho iniziato a frequentare Franco e il Beneventano, ho scoperto posti diversi dalla Campania che ti aspetti. Nel libro ho cercato di mostrare quello che non si vede nelle guide: la parte archeologica è coperta dai boschi, ma la natura è mistica. E poi ci sono le persone, con un’umiltà e una umanità meravigliosa: è l’altra Campania”. Nel libro ci sono anche alcune ricette, nonostante l’iniziale resistenza di Franco Pepe. “Ogni ricetta racconta una storia e i produttori del territorio”, ha svelato l’autrice.
Il futuro della pizza è la formazione
A novembre Franco Pepe è stato premiato a Parigi da “La Liste”, la prestigiosa guida gastronomica, con un riconoscimento per l’artigianalità che ha elevato la pizza nell’alta cucina. “Mi sono profondamente emozionato: ricevere un premio dai francesi per la mia pizza credo possa fare da apripista – ha evidenziato – Sono stato nominato dal Governo Maestro dell’arte della pizza e ora cerco di dialogare con i ministri per restituire dignità alla figura del pizzaiolo. Noi chiediamo l’aiuto alle istituzioni ma ottenerlo è difficile. Il futuro della pizza non sta nelle classifiche e nei premi ma nella formazione. Mancano purtroppo percorsi formativi per i giovani pizzaioli”. Nella presentazione non sono mancati aneddoti e curiosità, come la vera storia della Margherita sbagliata o il perché di Ananascosta. Franco Pepe si è raccontato, con la semplicità e l’autenticità che lo contraddistingue, con la sua “genialità inconsapevole”, come l’ha definita Elisia Menduni.
La serata si è conclusa con una cena degustazione a La Filiale, la pizzeria d’autore di Franco Pepe all’interno dell’Albereta, in abbinamento ai Franciacorta di Contadi Castaldi. Giovedì 18 dicembre 2025 l’evento è invece aperto agli appassionati, che potranno cenare a La Filiale in compagnia di Franco Pepe e avere l’opportunità di acquistare il libro “Franco Pepe: Pizza Chef”. Un’occasione unica per vivere l’esperienza della pizza d’autore e approfondire il legame tra cultura, territorio e innovazione culinaria.
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