Per i lavori bloccati sul lungolago Legambiente si rivolge alla Corte dei Conti
Il circolo Basso Sebino chiede di individuare le responsabilità dei maggiori costi.
Un esposto alla Corte dei Conti per accertare le responsabilità in merito ai ritardi e ai maggiori costi derivanti dal blocco dei lavori di consolidamento del lungolago Marconi di Iseo.
Per i lavori bloccati sul lungolago Legambiente si rivolge alla Corte dei Conti
Dopo le richieste di maggior chiarezza e di spiegazioni approfondite presentate in Consiglio comunale da parte del gruppo consiliare Progetto Iseo e di Forza Italia, ora a chiedere lumi sul «pasticcio» del lungolago è il circolo Legambiente Basso Sebino.
"La lettera di scuse ai cittadini del Comune di Iseo sui ritardi nei lavori di rifacimento del lungolago merita una riflessione più approfondita - ha esordito Dario Balotta, presidente del circolo Basso Sebino - Il Comune cerca di giustificarsi con le criticità “emerse per la presenza di massi ciclopici” e con le difficoltà dell'impresa nel reperire i materiali necessari per le lavorazioni. Da qui la sospensione dei lavori e i ritardi che lasciano il lungolago interrotto in piena stagione estiva. Nel frattempo i costi pubblici dell'opera aumenteranno sensibilmente".
Legambiente ha voluto ripercorrere l’iter che ha portato all’intervento di consolidamento. "Tutto nasce con la bocciatura del primo progetto che teneva conto della tipologia specifica del luogo - ha proseguito Balotta - Commissionato un nuovo progetto, che a detta dei nuovi tecnici avrebbe minimizzato l’impatto ambientale, è stata bandita dall’Autorità di bacino la gara d'appalto per un importo di circa 300mila euro. La prima è andata deserta: delle cinque imprese invitate nessuna ha partecipato, forse perché ritenevano il nuovo progetto tecnicamente irrealizzabile e non idoneo al consolidamento del lungolago. Allora è stato aperto un secondo bando di gara, cui ha partecipato una sola impresa, che si è aggiudicata l’appalto per 267.842 euro".
L’area oggetto di intervento è stata consegnata all’impresa a metà novembre, ma prima ancora di cominciare è stata chiesta una variante in corso d’opera.
"Per non perdere il finanziamento l'Autorità di bacino ha approvato il nuovo progetto che comprendeva anche lo stralcio di alcune opere - ha continuato - La variante ha comportato un aggravio dei costi di circa 26mila euro. Inoltre, sebbene nemmeno il nuovo progetto prevedesse la rimozione dei 12 tigli presenti sul lungolago, per “consentire una notevole riduzione dei tempi di realizzazione” e con un’ulteriore spesa di quasi 23mila euro, gli alberi sono stati ricollocati a un centinaio di metri di distanza, stante il loro improbabile attecchimento. Il progetto si è arenato perché tra parte tecnica, indagini geologiche e varianti sono stati commessi degli errori. Di chi sono le responsabilità di questo plateale “pasticcio” che arreca danni all'immagine di Iseo, al commercio, e alla spesa pubblica?".
Legambiente ha deciso di inviare un esposto alla Corte dei conti per far luce su eventuali responsabilità e per individuare chi dovrà farsi carico dei maggiori costi per l’opera.