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Buon compleanno Montichiari: 854 anni di storia

Tradizionale scambio di doni tra abate e sindaco: invito a un impegno comune nell'omelia di Monsignor Cancarini per il bene della comunità

Buon compleanno Montichiari: 854 anni di storia
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Una tradizione che si ripete dagli Anni Novanta: uno scambio di doni tra primo cittadino e abate a Montichiari

Buon compleanno Montichiari: 854 anni di storia

Messa in Duomo a Montichiari questa sera, venerdì 23 aprile, per celebrare e festeggiare gli 854 anni di storia della città. Si fa risalire infatti al 23 aprile 1167 l'istituzione del Comune con la concessione da parte dei conti e possidenti Azzone, Narisio e Vizolo Longhi alla Comunità di Montechiaro di alcuni diritti feudali e alla disponibilità di parte dei loro territori.

In occasione del “compleanno” della città, per tradizione il sindaco della città offre all'abate un cero e da parte sua l'abate regala un ramo d'ulivo. “Innanzi tutto – ha detto monsignor Cesare Cancarini rivolgendosi al sindaco Marco Togni al termine della Messa – questo gesto dice la stima della comunità parrocchiale e del sottoscritto nei confronti della persona del sindaco per quello che rappresenta e per quello che ha saputo compiere soprattutto nei primi mesi del suo mandato. Sindaco – ha proseguito monsignor Cancarini - permettimi però questa sera di cambiare un po' la tradizione. Lo scorso anno nel giorno di San Pancrazio ti ho donato un ramo di ulivo in segno di ringraziamento per tutto ciò che hai fatto per la nostra comunità nei giorni più pesanti della pandemia. Questa sera, cambiando un po' la tradizione, ho pensato di regalarti un'edera, perché l'edera è il simbolo della fedeltà. Quindi proprio per la confidenza e la stima che mi lega voglio dirti Marco che l'edera deve diventare il simbolo del grande compito che ci è stato affidato, a te dalla comunità, a me dalla Chiesa e come si dice in inglese …. “tegnom dur”. “Nell'omelia – ha detto il sindaco Togni rivolto a monsignor abate donandogli il cero votivo – hai parlato dell'importanza di avere un sogno. Io e i miei collaboratori ci stiamo impegnando al massimo per realizzare al meglio il nostro sogno amministrativo, ci stiamo mettendo il massimo impegno e ci mettiamo la faccia. Le tue parole che ci incitano a scovare i problemi per cercare di risolverli ci serviranno per lavorare con più vigore. La stima è reciproca caro monsignore”.

Nell'omelia di monsignor Cancarini vibrante richiamo all'impegno da parte di tutti per rendere migliore la città

“Dobbiamo avere la capacità di guardarci attorno – ha detto monsignor Cancarini nella sua omelia – di vedere un mondo che si apre intorno a noi, c'è un universo che ci chiede una presenza, c'è un Creato che reclama responsabilità, ci sono uomini e donne che ancora oggi cercano l'Orizzonte. Dobbiamo diventare uomini e donne capaci di dire a questa società, e soprattutto a questa città, che non possiamo più vivere come se fossimo l'ombelico del mondo. Perché non cominciamo a dire che Montichiari non è più un paese? Non lo è più da decenni, è una città! Con tutte le opportunità stupende e limiti propri di una città. Il limite di una città per esempio è l'anonimato, o il rischio di chiudersi nel proprio cortile e finché non fanno male a me va bene tutto. Ma proprio perché siamo una città la logica che deve guidarci deve essere una logica che “l'altro” che si avvicina alla nostra città è sempre più di diverso da noi e sempre più numeroso rispetto a noi. “L'altro” si avvicina a noi con tantissimi interrogativi con tante richieste. E allora dobbiamo diventare per questa città uomini e donne capaci di proposte positive, capaci di non alimentare il vento della preoccupazione quando succede qualcosa di grave e poi mettere tutto sotto il tappeto. Soprattutto noi che governiamo dobbiamo metterci la faccia e tutti insieme come comunità dobbiamo rimboccarci le maniche perché i problemi non si risolvono da soli, da soli i problemi si incancreniscono ancora di più fino a portare “il corpo intero” ad essere gravemente malato. I problemi, o si coprono, e i modi per farlo sono tantissimi, oppure li affrontiamo insieme, giocandoci questi anni che dobbiamo vivere insieme sapendo che non c'è in gioco nient'altro che non sia la nostra umanità, la qualità della nostra umanità. Dobbiamo avere una grande apertura di cuore, una grande capacità di sognare”.

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