Maestra morì per salvare una bimba: decorre l'anniversario
Villa Pedergnano non ha dimenticato il sacrificio di Giulia Lussignoli, vedova Sciotta.
di Stefania Vezzoli
Abbiamo il dovere di ricordare. Lo si dice spesso, in riferimento soprattutto alle vicende drammatiche che hanno costellato il Novecento, e in concomitanza con gli anniversari più importanti. Eppure, la memoria di un popolo è fatta anche di piccole storie, di imprese di singoli che hanno saputo lasciare il segno nella loro comunità. Non può non essere annoverato tra queste il gesto eroico compiuto il 14 novembre 1902, e dunque ben 120 anni fa, da Giulia Lussignoli, vedova Sciotta, giovane maestra di Villa Pedergnano. La donna, madre di quattro figli, si sacrificò per salvare una bambina, la piccola Teresa Brescianini, da due buoi infuriati che stavano per travolgerla.
Maestra morì per salvare una bimba: decorre l'anniversario
La maestra Giulia Lussignoli nacque il 3 maggio 1866 e sposò Massimo Sciotta nel 1892, all’età di 26 anni. A celebrare il matrimonio fu don Federico Sciotta, fratello dello sposo (nonché, dal 1905 al 1940, parroco di Lodetto dove nel 1924 fondò l'asilo infantile che gli fu poi dedicato nel 1944). Purtroppo, però, lo sposo morì a soli 33 anni, nel febbraio del 1902, mentre la maestra rimase uccisa nel tragico incidente dello stesso anno a 36, lasciando quattro figli piccoli (il primogenito aveva 8 anni). Il resoconto dell’incidente, ricostruito dai documenti conservati nell’archivio parrocchiale, narra che la maestra era uscita dalla scuola prima di mezzogiorno e si stava incamminando verso casa, quando udì il rumore di un carro agricolo, tirato da due buoi infuriati. Notando nella strada una bambina zoppicante, la maestra la raggiunse per salvarla e riuscì nell’impresa, ma rimase ella stessa investita e schiacciata dalle zampe degli animali e dalle ruote del carro. La tragedia avvenne nella località denominata il Quinto e la maestra morì poco dopo, verso le 12.30. Teresa Brescianini, la bimba salvata, che viveva in via Crocefisso, visse fino al 1962.
Lasciò quattro figli orfani
La comunità della frazione si mobilitò per aiutare i quattro figli della maestra, rimasti orfani: i due più grandi, Melania e Federico, furono collocati nel convitto nazionale per gli orfani dei maestri; entrambi divennero insegnanti, ma Federico in particolare progredì nella carriera, diventando direttore delle scuole italiane all’estero e, successivamente, ispettore scolastico a Brescia. Egle, la terzogenita, fu accolta a Bergamo da una coppia senza figli, ebbe la possibilità di studiare e divenne a sua volta maestra. Il più piccolo, Andrea, fu invece portato nella casa di don Federico Sciotta, lo zio paterno e studiò alle scuole Piamarta di Brescia; diventò direttore dello stabilimento Ferrari di Ospitaletto. Alla memoria di Giulia Lussignoli, maestra, madre e martire (come si legge nella dedica) è stato dedicato il libro di lettura "Cuore di maestra", scritto dal maestro Ballini e premiato con grande medaglia d’argento all’esposizione didattica di Brescia del 1904.
"Il coraggioso atto della maestra Giulia rimane un modello di nobili affetti a chi nella scuola ha il difficile compito di educare; esso indica fino a quale livello può elevarsi l’amore di una maestra di fini sentimenti cristiani, che di ogni alunno è più che seconda mamma", scrisse Emilio Spada.
In copertina sulla "Domenica del Corriere"
A perenne ricordo della maestra Lussignoli, nel 75esimo anniversario del suo sacrifico, l’Amministrazione di Erbusco ha voluto collocare nell’atrio delle scuole elementari della frazione una lapide con la scritta: "Giulia Lussignoli, vedova Sciotta, maestra comunale amatissima sacrificando la propria vita salvò da sicura morte una sua alunna a Villa Pedergnano il 14 novembre 1902". Dell’impresa ne parlò tutta Italia e il settimanale "la Domenica del Corriere" vi dedicò la copertina del numero del 30 novembre 1902, illustrata da Achille Beltrame. La documentazione relativa all’impresa della maestra Giulia è custodita da Luciano Rangoni, l’ex postino di Villa da anni missionario laico in Burundi, che dall’Africa ha voluto ricordarla con sincero affetto: "Un fatto di cronaca da non dimenticare", ha sottolineato.