Lupo, la Coldiretti lancia l'appello: "Scelta razionale dell'Ue, ora tutelare allevamenti e pascoli a rischio"
In relazione al voto del Parlamento europeo che ha approvato il declassamento dello status di lupo da specie "strettamente protetta" a "protetta"

Lupo, la Coldiretti lancia l'appello: "Scelta razionale dell'Ue, ora tutelare allevamenti e pascoli a rischio".
L'appello di Coldiretti sul lupo
Ad intervenire sull'argomento la presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti in relazione al voto del Parlamento europeo che ha approvato il declassamento dello status di lupo da specie "strettamente protetta" a "protetta".
"Abbiamo sempre sostenuto la necessità di gestire la presenza di questi carnivori in maniera razionale e con un approccio scientifico in modo da consentire ad agricoltori e allevatori di portare avanti in sicurezza la propria attività. In questo senso è necessario ora arrivare a definire e mettere in pratica celermente i piani di gestione più opportuni".
"Da Ue una scelta razionale"
Quella del Parlamento europeo è stata definita da Coldiretti una scelta:
"Razionale, un ulteriore passo avanti verso una gestione che permetta di tenere in giusta considerazione anche le difficoltà di allevatori e pastori costretti a fare i conti con una presenza sempre più diffusa dei lupi, che ogni anno nel nostro Paese attaccano e uccidono migliaia di animali tra pecore, mucche, capre, asini e cavalli, mettendo a rischio la sopravvivenza degli allevamenti, specialmente nelle aree montane".
"In Lombardia – spiega Coldiretti sulla base del rapporto regionale sui grandi carnivori 2023 – le unità riproduttive di lupi confermate sono salite a 25 presenti anche nella provincia di Brescia oltre che Bergamo, Como, Lecco, Sondrio, Pavia, Mantova, Lodi e Cremona. Recenti episodi di cronaca, inoltre, testimoniano come il lupo sia arrivato anche nei centri abitati sempre più vicino ai cittadini. Numeri che testimoniano come il lupo non sia più a rischio estinzione. Al contrario cresce il pericolo della scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne, con effetti devastanti sull’economia e sull’occupazione di questi territori, ma anche sull’assetto idrogeologico".