L'impianto è stato autorizzato: il biogas arriva a Bedizzole, Lonato e Calcinato
Il decreto autorizzativo arriverà nei prossimi giorni e conterrà le prescrizioni stabilite dagli enti.
Non c'è stato nulla da fare, nonostante le criticità rilevate dagli enti preposti Arpa e Ats, e ai pareri contrari manifestati negli anni dai comitati ambientalisti, la Provincia di Brescia ha autorizzato l'impianto per la produzione di biometano.
In attesa del decreto autorizzativo
Il decreto autorizzativo arriverà nei prossimi giorni e conterrà le prescrizioni stabilite dagli enti sia legate alla lavorazione della frazione organica e ai processi di produzione interni, sia compensazioni e opere accessorie che il Comune di Bedizzole ha già tradotto in interventi mirati sul territorio. Nessun commento da parte dei comitati ambientalisti, Comitato Cittadini e Ambiente e futuro Lombardia, demotivati da un sì che era già nell'aria. A sancirlo è stata la Provincia di Brescia a una settimana di distanza dalla conferenza dei servizi durante la quale sono state messe in luce da parte degli enti preposti alla salute, tutte le criticità da sempre manifestate da sindaci e ambientalisti.
L'impianto
Un impianto da 35mila metri quadri che andrà ad affiancare una delle discariche più note del circondario: l’ex Faeco, ora gestita dalla milanese GreenUp, andata a fuoco diverse volte negli ultimi anni. All’interno del nuovo progetto A2A, ci sarà il trattamento del Forsu, la frazione organica e umida dei rifiuti, e dei fanghi per la produzione di Biogas e di Biometano, incentivati dallo Stato. L’investimento non è da poco: si parla di oltre 30 milioni di euro per un impianto che andrà a trattare, annualmente, circa 75mila tonnellate di rifiuti, che corrispondono all’intera frazione umida della città di Brescia e di tutta la provincia.
75mila tonnellate di frazioni organiche l'anno
Dimensionato per ricevere 75mila tonnellate di frazioni organiche l’anno, la cui sezione di stoccaggio sarà suddivisa in due vasche di accumulo che saranno dedicate a stoccaggi separati delle due componenti di rifiuti in ingresso, i Forsu e la frazione del verde pubblico. Il sovvallo derivante dalle operazioni di triturazione e vagliatura avrà diversi destini in funzione della tipologia di rifiuto che l’ha generato e potrà essere classificato quindi come scarto o avviato alle successive fasi di maturazione aerobica. Ma il problema portato più volte all’attenzione degli organi competenti starebbe non solo nella natura dell’impianto ma nella sua collocazione, in un territorio già ampiamente bombardato da impianti e siti di stoccaggio e troppo vicino alle abitazioni. Perplessità e paure che gli ambientalisti hanno messo nero su bianco, così come le criticità che Arpa e Ats avevano rilevato nell'ultima conferenza dei servizi dopo che l'azienda, a seguito del primo diniego da parte della Provincia, aveva riproposto una variante del progetto, giudicato poi anch'esso inattuabile <per le crititicità dell'intera area>