dati preoccupanti

Il ghiacciaio dell'Adamello scomparirà entro la fine del secolo

Il cambiamento climatico sta facendo sciogliere più velocemente le nevi perenni del ghiacciaio più grande d'Italia. Lo dicono i ricercatori saliti sulla Vedretta del Mandrone nell'ambito della quinta spedizione Climbing for Climate, che hanno lanciato un appello alle istituzioni

Il ghiacciaio dell'Adamello scomparirà entro la fine del secolo
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Il ghiacciaio dell’Adamello potrebbe scomparire completamente tra il 2080 e il 2090.

Il ghiacciaio dell'Adamello: quale sarà il suo destino

E’ la conclusione cui sono arrivati i ricercatori che hanno preso parte alla spedizione Climbing for Climate, promossa dall’Università degli studi di Brescia, dagli atenei della Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile, Legambiente, Comitato glaciologico italiano e Cai.

Questa mattina a Passo Presena si è conclusa la due giorni che ha visto impegnati una quarantina di studenti e docenti di diversi atenei italiani. I ricercatori hanno illustrato i dati raccolti sulla Vedretta del Mandrone, relativi alla situazione delle nevi eterne e all’avanzamento della fusione del ghiaccio, che soffre i preoccupanti effetti della crisi climatica.

La superficie del più grande ghiacciaio italiano, che nell’agosto 2007 misurava 15,7 chilometri quadrati, in 15 anni si è ridotta a 13,1 chilometri quadrati, con un ritiro dell’11% ogni dieci anni. In base ai modelli matematici sviluppati dai ricercatori, ai rilievi glaciologici e alle proiezioni dei modelli climatici globali, si prevede che il ghiacciaio dell’Adamello scomparirà in buona parte entro i prossimi due decenni per effetto del riscaldamento globale.

Sempre meno neve durante l'inverno

Del volume di 870 milioni di metri cubi di ghiaccio rilevato a fine millennio, se ne è fuso oltre la metà. Il motivo è legato alla diminuita nevosità invernale, cui si somma l’effetto dell’aumento delle temperature (quelle dell’aria alla diga di Pantano d’Avio sono aumentato di circa mezzo grado centigrado ogni dieci anni), che ha portato alla formazione di un nuovo lago, detto “Nuovissimo”, dato che all’inizio del secolo scorso si era già formato il Lago Nuovo alcune centinaia di metri più a valle.

Cosa fare per rallentare la fusione del ghiacciaio? I ricercatori di Climbing for Climate hanno lanciato un appello alle istituzioni, affinché si adoperino per preservare il patrimonio territoriale e e contrastare la crisi climatica.

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