Il Germoglio progetta di ampliare la sede per i disabili
I rincari mettono a rischio parte del progetto per la creazione di mini alloggi.
La cooperativa sociale Il Germoglio sogna di ampliare la sede di Paratico per realizzare alcuni alloggi dedicati a ospitare i ragazzi disabili anche durante le ore notturne e i fine settimana come in una "casa famiglia".
Il Germoglio progetta di ampliare la sede per i disabili
Il primo centro socio educativo della cooperativa nata nel 1984 è stato aperto l’anno successivo nell’edificio della ex scuola elementare dei Tengattini, dove si trova tuttora il centro diurno che segue una trentina di giovani del Basso Sebino. Quasi quarant’anni dopo il Germoglio è diventato un punto di riferimento per molte famiglie del territorio, che hanno sempre più bisogno di supporto.
"Il nostro sogno è di avere una struttura per poter supportare il bisogno e la necessità delle nostre famiglie - ha spiegato Clelia Marini, presidente della cooperativa - Ci siamo resi conto che un centro diurno da solo ha dei limiti, che non permettono di supportare la famiglia in tutte le sue necessità. L’idea iniziale era di poter ampliare alzando la struttura esistente per creare degli appartamenti e poi un ampliamento al piano terra per il Cdd".
C’è il progetto, ma a causa dei rincari sulle materie prime la cooperativa, che quest’anno ha aperto un mutuo per acquistare la sede dove era sempre rimasta in affitto, rischia di non poterlo realizzare in toto.
"I costi sono saliti alle stelle e molto probabilmente non riusciremo a completare il nostro sogno iniziale - ha proseguito - Faremo in modo per lo meno di ampliare la struttura al piano terra, lasciando come opzione la costruzione del secondo piano".
In passato ogni volta che si sono presentate delle difficoltà c’è stato sempre chi ha dato una mano. E anche questa volta si fa affidamento alla provvidenza.
"Quando abbiamo avuto delle necessità a volte era sufficiente dirlo che l’aiuto arrivava inaspettato - ha concluso - Nella sede di Marone erano entrati i ladri e poi, letto un articolo di giornale, un benefattore ci ha donato quanto era stato trafugato. Come tante altre volte abbiamo avuto la grande fortuna di aver riscontrato nel territorio una solidarietà che esiste, secondo noi, speriamo anche questa volta che qualcuno dica “Arriviamo a darvi una mano”".