Il commercio locale alza bandiera bianca
Vetrine vuote, addii amari e nuove strategie per salvare il commercio di prossimità. L’assessorato punta su un ufficio specifico

I commercianti di Montichiari lanciano l’allarme. Il futuro del commercio di vicinato è sempre più incerto, stretto tra costi insostenibili.
Quale futuro per le piccole attività?
Di questi tempi uno degli assessorati più complicati da gestire in ambito di politica amministrativa è sicuramente quello dedicato al commercio. E la questione investe anche aspetti che vanno oltre la semplice valutazione economica del problema. Osservato speciale è naturalmente il commercio di prossimità che nei centri storici e nelle frazioni è messo davvero a dura prova. Commercio online, centri commerciali, iperstore, store village anche tematici stanno schiacciando le piccole attività per salvare le quali, e con loro la vivacità dei centri cittadini e delle frazioni, c'è bisogno di una strategia lungimirante, forse anche di una buona dose di creatività. Salvare prima e incentivare poi il commercio di prossimità significa garantire la vitalità di una comunità ma anche la sicurezza e la vivibilità di luoghi che senza la presenza costante del commercio quotidiano, possono diventare, a Montichiari è già successo, terreno di facile conquista per i vandali. Ecco che le amministrazioni sono impegnate in un'ardua lotta per garantire la sopravvivenza delle piccole attività commerciali se non addirittura il rilancio con una serie di iniziative atte a promuovere un settore sempre più stressato.
Tante iniziative per rilanciare il commercio
L’amministrazione monteclarense con il DUC ha avviato una serie di iniziative a favore del commercio al dettaglio e l’ultima idea emersa nel Consiglio comunale del 4 aprile scorso è quella presentata dall’assessore Andrea Lanfranchi che ha annunciato l’acquisto per 185mila euro di un locale al civico 59 di via Trieste che diventerà nelle intenzioni un punto di sintesi informativo e promozionale a favore delle attività commerciali partendo dall’assunto che
"è molto importante creare quel circuito virtuoso – ha sottolineato Lanfranchi - per cui il consumatore lo attrai attraverso iniziative particolari, turismo, eventi, facendo vedere la bellezza artistica della città. Intenzione dell’amministrazione è di avere, come tutte le città hanno, un ufficio esterno al Comune per promuovere il territorio".
Va ricordato che i soldi per l’acquisto dell’immobile di via Trieste sono arrivati da Regione Lombardia grazie ad un bando. Quali saranno i risultati effettivi dell’ufficio per la promozione del commercio e del territorio sarà il tempo a dirlo. Intanto camminando per le vie del centro cittadino nei pressi delle due piazze principali, anche senza percorrerle tutte, si contano almeno una trentina di vetrine vuote. E solo in alcune è stato esposto il cartello affittasi, altre restano malinconicamente senza alcuna proposta per una eventuale riapertura, su alcune i cartelli di "svuoto tutto" e su una una scritta emblematica: "Grazie di tutto ci trovate online". Anche Silvia Gavezzotti, titolare del negozio "L’armadio delle meraviglie" ha deciso di chiudere i battenti in piazza Santa Maria e di cambiare totalmente attività lavorativa.
"Purtroppo - racconta - il prelievo fiscale è esagerato, le scadenze sono asfissianti, i piccoli commercianti troppo spesso devono arrendersi. Quello della crisi del commercio al dettaglio - prosegue - è un problema di difficilissima soluzione. Non credo che aprire un punto informativo a Montichiari per la promozione del territorio e delle attività commerciali possa servire a granché ma nello stesso tempo non si possono ritenere responsabili le amministrazioni per la sofferenza del commercio al dettaglio. Sono le tasse ad essere soffocanti , questo è il motivo principale che mi costringe ad abbassare la serranda per sempre".
Eppure Silvia è stata una commerciante attiva sotto ogni punto di vista.
"Ho sempre aperto anche di sera in occasione degli eventi più importanti - conferma - Magari non ho fatto cassa immediatamente ma è servito a richiamare clientela nei giorni seguenti. Una cosa non riesco ancora a capire però: l’ottanta per cento dei miei clienti viene da fuori, ho avuto la netta sensazione che il monteclarense non spende nella sua città. In conclusione colgo l’occasione per ringraziare le mie clienti più affezionate, mi piange il cuore dover chiudere l’attività ma sono costretta a farlo".