Il gioco

Il “Barista del cuore” di Brescia: questa settimana c’è il super coupon

La nostra iniziativa per raccontare il mondo dei bar bresciani: candida il tuo preferito e fallo vincere!

Il “Barista del cuore”  di Brescia: questa settimana c’è il super coupon

Quando si va al bar, spesso è più il tempo che si passa a chiacchierare che quello necessario a bere un caffè. Ed è quel tempo lì, quello che rappresenta il vero e profondo valore sociale dei bar, quello che vogliamo contribuire a salvare e a raccontare insieme a voi con questa rubrica.

Il nostro gioco per raccontare il mondo dei bar bresciani

Il “Barista del cuore” è un gioco che nasce sulle edizioni cartacee di ChiariWeek, ManerbioWeek, MontichiariWeek e GardaWeek, in collaborazione con Confcommercio Brescia: ogni settimana raccontiamo un barista e il suo bar, mentre i lettori potranno contribuire a far vincere il proprio preferito ritagliando un coupon pubblicato sui nostri settimanali e consegnandolo nello stesso locale, nei punti di ritiro. Ogni settimana, sui nostri settimanali, troverete anche la classifica aggiornata, fino alla festa finale dedicata all’iniziativa. E di sorprese ce ne saranno ancora tante…

Barista del cuore Brescia 2025: i concorrenti e la classifica provvisoria

Sotto, aggiornati di settimana in settimana, tutti i baristi in gara che abbiamo già raccontato sui nostri giornali. Tutti i dettagli sulle edizioni cartacee dei settimanali bresciani di Netweek.  

Su ChiariWeek, ManerbioWeek, MontichiariWeek e GardaWeek si trova il coupon da ritagliare per candidare o per votare il vostro «Barista del cuore»: basta ritagliarlo e consegnarlo al bar in gara o nelle redazioni di Chiari (viale Mellini, 11) e Montichiari (via Mazzoldi, 10). Potete candidare il vostro Barista del cuore scrivendoci a redazione@primabrescia.it

Questa settimana (dal 28/11 al 4/12) il coupon vale tre punti

Ci sono due nuovi iscritti al nostro gioco, questa settimana: si tratta di Caterina Costa del «Punto caldo» di Gottolengo e l’accoppiata formata da Antonella e Angela Alberti, simpatiche bariste del «Mozart» in piazza del Duomo a Montichiari.
Intanto la classifica si muove: mentre Mariana Girlea del «Mari Caffè» di Chiari «prende il volo» e supera gli ottanta punti, a cercare di tallonarla ci pensa la barista che ha aperto le danze a settembre, Elisa Caliari de «Al solito posto» di Erbusco, a 62 punti. Bronzo (provvisorio) per Ilaria Vigani, rovatese, del «Un’ora per te» con 32. Al piedi del podio Veronica e Francesco (bar Daniel di Chiari) che pur essendo «partiti» soltanto pochi giorni fa sono già quarti con 27 voti.

  Questa settimana, per sparigliare un po’ le carte, ogni coupon vale la bellezza di tre punti.  

Tutti i concorrenti

Ilaria Vigani del bar «Un’ora per te» di Rovato

Ilaria Vigani del bar “Un’ora per te” di Rovato

Ha studiato da parrucchiera, ma forse nel suo profondo sapeva già a vent’anni che la sua vocazione era per la vita del bar. Ilaria Vigani, del resto, nasconde dietro una apparente timidezza una simpatia contagiosa, che i suoi clienti del bar «Un’ora per te» di Rovato non possono non sentire.
Specializzata in colazioni, ogni mattina dalle 7.30 è dietro al bancone, indossando il suo sorriso d’ordinanza. «Il segreto per fare questo lavoro è sempre quello di lasciare a casa i problemi che uno può avere nella vita, le tristezze, le paure… E sorridere: qualunque cosa tu stia vivendo, non è colpa del cliente, che entra nel tuo locale perché vuole un minuto per sé, per restare tranquillo, per una breve pausa. Ecco, a me tutto ciò viene spontaneo, ed è per questo che mi piace così tanto questo lavoro». La prima regola, del resto, è sempre la stessa: «Sorridere e apprezzare il contatto con le persone, che è l’essenza di questo mestiere». E poi, metterci un po’ di inventiva. «A me è capitato con mia figlia, che ha nove anni e da qualche tempo ha imparato a fare i disegni con lo sciroppo di cacao sul cappuccino. Alla fine ha insegnato anche a me, pensa un po’… E molti clienti, quelli che conosco meglio, insomma, e con cui mi permetto di giocare, hanno apprezzato».

Paolo Crescini del Dopolavoro di Manerbio

Paolo Crescini del Dopolavoro di Manerbio

Professionalità, cordialità e preparazione. Queste le caratteristiche senza tempo che nel cuore di Manerbio, in Piazza Aldo Moro, si riconoscono nel Dopolavoro 1940 dove dietro al bancone mentre prepara un Old Fashioned o un Negroni c’è Paolo Crescini. «Faccio questo lavoro da vent’anni, ho iniziato nel mondo della discoteca dove facevo il barista, al Cilindro di Cigole ho conosciuto Giovanni (Braga, socio con lui nel locale, ndr) insieme abbiamo deciso di aprire un qualcosa di nuovo e appena abbiamo visto questo posto ce ne siamo innamorati». E come dar loro torto? Nato dall’attenta ristrutturazione dei vecchi spazi ludici del Lanificio Marzotto il Dopolavoro è oggi un luogo magico a tutti gli effetti, un posto che fa dello stile, della ricerca e della qualità il suo punto forte. Certo, la strada è stata lunga, perché le opere di ristrutturazione di un posto come il Dopolavoro, hanno richiesto tempo, pazienza e un pizzico di pignoleria: «Abbiamo cercato delle immagini d’epoca per riproporre lo stesso spirito che si respirava qui in passato – ha spiegato Paolo, con l’affetto di chi racconta orgoglioso del proprio figlioccio – E’ stata una scommessa». Un sfida vincente per una realtà dal sapore cittadino che negli anni si è evoluta e ha fatto scoprire anche ai manerbiesi un qualcosa di nuovo e armonico. Una proposta di drink e piatti che segue la stagionalità, che osa mantenendo sempre la stessa identità riconoscibile.
Gli abbiamo chiesto quale pensa sia la caratteristica fondamentale per portare avanti il suo lavoro e lui ha risposto: «L’accoglienza, mi piace accogliere i clienti, dare loro la possibilità di scegliere tra le tante proposte che abbiamo ideato per accompagnarli alla scoperta di un qualcosa che magari non immaginano avrebbero provato mai – ha spiegato – Devo dire anche che qui qualsiasi cosa si possa fare la si fa, anche un qualsiasi drink se richiesto dal cliente».
E se spesso gli viene chiesto del perché non abbia deciso di aprire un locale in città lui non ha dubbi: «Chi l’ha detto che in un paese non si possa avere un locale di città? Ma soprattutto – ha commentato sorridendo – Non riuscirei mai ad abbandonare questo posto».

Elisa Caliari  del bar ” Al solito posto” di Erbusco

Elisa Caliari del bar “Al solito posto” di Erbusco

Quarant’anni, una gran voglia di lavorare a stretto contatto con le persone e di «cambiare vita». È da poche settimane che Elisa Caliari lavora al bar «Al Solito Posto» di Erbusco, in via Rovato. Eppure è lei la primissima candidata ad essere la «Barista del cuore 2025», indicata con caldissimo entusiasmo proprio da una cliente affezionata.
Originaria di Chiari, e per anni impiegata nel settore della ristorazione in un’azienda che si occupa di mense, alcuni mesi fa ha sentito il «richiamo del bancone». «Mi mancava lavorare a stretto contatto con le persone – racconta – E quindi ho deciso di rimettermi in gioco, pur dopo un periodo in cui avevo scelto un lavoro “comodo”. Mi mancava il contatto con i clienti… E devo dire che parlare, ridere e giocare con i clienti per me è stata anche una cura per me stessa».
Hobby e passioni del resto coincidono in Elisa proprio con il suo lavoro. «La ristorazione e il bar… – spiega – Questo mi ha sempre appassionato. Nella vita ho lavorato tanto anche spostandomi tra villaggi turistici e ristoranti».
È per questo che alla fine dell’estate, dopo qualche collaborazione saltuaria, ha deciso di abbracciare la crew de «Al Solito Posto 2.0», in via Rovato. Due titolari e due baristi dietro al bancone, che ogni giorno dalle 5.30 alle 20.30 serve colazioni, pranzi e aperitivi. Si tratta di una fresca nuova gestione cominciata lo scorso febbraio, ma già promettente. «Ogni mese organizziamo diversi eventi, con l’idea di attirare nuova clientela e farci conoscere – continua – Abbiamo messo in piedi una bella festa “Anni Novanta e Duemila”. Nei giorni scorsi, anche una cena cantata con lo spiedo bresciano, per fare un esempio».
Il segreto per entrare nel cuore dei clienti? Semplice e franco: «Avere un po’ la faccia quadra e sorridere sempre, scherzare e stare al gioco». Anche quando la stanchezza si fa sentire e le ore non si contano più. Non stupisce quindi che sia proprio da una cliente che è arrivata in redazione la candidatura di Elisa. Lei, quando la chiamiamo per questa breve intervista, «casca dal pero». «Mi aveva accennato qualcosa, ma non credevo che veramente avesse avanzato il mio nome – racconta – Beh, la ringrazio e la cosa mi fa piacere: giochiamo!».

Paolo Salvai in “missione cocktail”

Paolo Salvai, del Bar e tabaccheria da Paolo a Robecco d’Oglio

Appena oltre il confine bresciano, a Robecco d’Oglio (Cr), il 22 dicembre 2016 nasce  il «Bar e Tabacchia da Paolo», con una missione: far riscoprire il buon bere. Paolo Salvai, 41 anni, la maggior parte dei quali passata dietro ad un bancone, ha maturato una grande esperienza in diversi locali della Bassa bresciana e cremonese prima di aprire il suo, ha rilevato l’attività di tabacchi e profumeria della madre, Luisa Rossi, commerciante da ormai 50 anni, ampliandone i locali e sapendo esattamente come fare la differenza in un mercato in cui di certo l’offerta non manca.
«La mia passione sono i cockatail – ha spiegato – ho fatto diversi corsi di bartender e mixologi perché quello che mi appassiona è trovare la giusta armonia, il giusto bilanciamento tra gli elementi. Un cocktail lo devi “sentire”: naturalmente è necessario avere liquori di qualità, essere chirurgici con le dosi e conoscere gli aromi per dare il giusto gusto».
Troppe volte infatti si è abituati a bere «senza troppe pretese», Paolo ha voluto fare qualcosa di diverso specializzandosi proprio negli aperitivi dove i drink sono valorizzati al massimo. Se i drink sono il punto di forza di Paolo non è di certo da meno il servizio alla clientela che, naturalmente all’ora dell’aperitivo si dà appuntamento da Paolo per gustare con calma e in santa pace il proprio drink dopo una lunga giornata lavorativa, ma c’è un’altra chicca, per chi vuole fare una pausa come si deve tra un impegno e l’altro: può sempre contare sul caffè.
Paolo ha una delle poche macchine a leva che permettono di mantenere l’aroma perfettamente integro, qui non si rischia mai la bruciatura.
«Quello che ho sempre ricercato è la qualità – ha continuato – è inutile dare un’offerta enorme quando è scadente, come si dice “less is more”, meglio curare i dettagli, curare le materie prime, curare il servizio per proporre al cliente un prodotto di livello in cui si nota subito la differenza».

Il mago dello shaker di Cignano

Fabio Vavassori del «Vittoria bar e cose» di Cignano, frazione di Offlaga

Nel cuore pulsante del borgo di Cignano, tra il profumo intenso del caffè appena macinato e il tintinnio ritmico delle tazzine, c’è un volto che tutti conoscono: quello di Fabio Vavassori del «Vittoria bar e cose», il barista che ha trasformato le colazioni, la pausa caffè e gli aperitivi, in un’esperienza sensoriale.  Con mani esperte e un sorriso sempre pronto, ha saputo conquistare i clienti, diventando un punto di riferimento non solo per la qualità delle sue preparazioni, ma per la passione che mette in ogni gesto.

“Ho 33 anni, faccio questo lavoro da 14 – chiosa il giovane barman  – ho appeso in salotto un diploma di perito agrario, ho un’azienda agricola da parte di padre e un’azienda vivaistica da parte mamma, imprese che mi vedono comunque coinvolto direttamente. Per scommessa ho iniziato questo lavoro 14 anni fa. Ero alle prime armi, non sapevo nulla del mondo del bar, però mi affascinava tantissimo. Mi sono impegnato a focalizzarmi su quali potevano essere i metodi di lavoro e piano piano ho cominciato a crescere come barista”.

Dopo la prima esperienza a Ghedi, Fabio si sposta ad Offlaga dove ha aperto il «Cyrano» e lì ha cominciato a conoscere soprattutto il mondo del cocktail e del bar serale. Con l’esperienza offlaghese ha cominciato ad approfondire il settore. «Mi piace molto utilizzare il mio estro: la mia fantasia ricorrente è infatti ancora oggi che un cliente mi chieda un drink al di fuori della mia lista dicendomi: “Creami qualcosa tu”» . Quando capita, spesso, allora «comincio a fargli delle domande, ad esempio su cosa ha mangiato cliente e anche in base all’orario creo sul momento qualcosa di personalizzato». Indispensabile, nel mondo della mixologia, restare sul pezzo. «Leggo tantissimo, sull’argomento e trovo ispirazioni e nozioni che mi hanno formato tantissimo sia livello umano che caratteriale. Posso affermare che anche la realtà piccola di Offlaga mi ha insegnato tante cose del mondo serale, della notte e nella gestione delle situazioni. Dopo aver mosso i primi passi ho iniziato a scrivere una mia scaletta personale da usarsi nel mondo della notte, delle disco, dei club e delle stagioni estive».

Un’oasi di pace a Chiari: il Mari Caffè di Mariana Girlea

Mariana Girlea del Mari Caffè di Chiari (ex Caffè d’autore)

Di Mari colpisce prima di tutto il sorriso placido e gli occhi che trasmettono calma. Il suo bar, ugualmente, è del resto prima di tutto un luogo di pace e di relax, un inno al minimalismo acustico e alla quotidianità tranquilla e rilassata di un bar cittadino. Chi cerca cocktail elaboratissimi, ambienti pettinati, o buffet da aperitivi ai quali servirsi traballando sui tacchi, ha sbagliato posto: il «nuovo» Mari Caffé, al 20 di via Carmagnola, propone un ambiente silenzioso e quieto, niente musica ad alto volume, ma soprattutto niente stress.

Fino a pochi mesi fa era il notissimo «Caffè d’autore». Ora, quasi senza soluzione di continuità, a gestire il bel locale del centro è Mariana Girlea. Quarantadue anni, da una decina di anni attiva in vari settori della ristorazione in tutta la Franciacorta, ha alle spalle esperienze importanti, sia come responsabile di sala, che come barista e come organizzatrice di eventi. Lo scorso 11 giugno ha «ufficilamente» cambiato vita. «Vivo a Chiari da vent’anni, ed è per questo che ho scelto di aprire un’attività proprio in città – spiega – Qui del resto ho casa e amici, ma soprattutto un centro storico che amo, frequentato e vivo». L’idea è quella di un bar a 360 gradi: colazioni, aperitivi, ma anche serale. «Soprattutto però voglio un posto tranquillo, in cui un clarense possa venire a sedersi tranquillo per una decina di minuti dopo il lavoro, e in cui si senta a casa e a proprio agio – spiega l’imprenditrice – Viviamo tutti una vita stressante, di corsa, siamo spesso malmostosi e nervosi… Il bar dev’essere quella parentesi di pace e di tranquillità. Scambiare quattro chiacchiere con un amico, oppure anche con me se il cliente lo desidera. Leggere il giornale in pace. Oppure restare semplicemente in silenzio per qualche minuto. Un buongiorno detto con un sorriso è del resto la cosa che fa diventare il caffè più buono».

Francesco e Veronica del Daniel di Chiari

Francesco Lancini e Veronica Folsi del bar “Daniel” di Chiari

Dietro  al bancone del Daniel bar di Chiari, in 41 anni ha visto la città cambiare faccia ben più di una volta. Francesco Lancini partecipa al nostro gioco dedicato ai baristi bresciani insieme alla sua commessa Veronica Folsi, ma è lui che ha raccontato il suo locale: uno dei più duraturi, ormai, in città, che ogni mattina alle 5 apre i battenti sotto la stessa gestione ininterrotta. Era il 17 settembre del 1984 quando Lancini decise di rilevare l’attività di via della Battaglia. Ventiquattrenne (un’età d’esordio che per un imprenditore ormai si potrebbe definire «d’altri tempi»), Francesco veniva già dal mondo dei bar. Originario di Cologne, aveva infatti lavorato per alcuni anni a Palazzolo, in un altro locale, insieme al cognato. Nei ruggenti Ottanta, gli anni delle «immense compagnie» che di lì a pochi anni avrebbe cantato Max Pezzali, il «Daniel» nacque come bar (anche) serale, punto di ritrovo per centinaia di clarensi ai tempi in cui non c’erano messaggi di WhatsApp, ma luoghi fisici in cui darsi appuntamento per trascorrere la serata insieme.
«E’ cambiato tutto – racconta oggi Francesco – E non tutto in meglio, anzi. Noi lavoriamo ancora bene, tra colazioni, pranzi e aperitivi (il bar chiude attorno alle 20, e dietro al bancone oltre a Veronica e a Francesco ci sono anche la moglie Wilma e un’altra commessa, Michela, ndr,). E devo dire che a Chiari mi sono sempre trovato bene. Però il rapporto con i clienti, negli anni, è un po’ peggiorato. Vuoi perché molti oggi sono stranieri, e le diversità culturali si sentono. Vuoi perché in molti sono un po’ pretenziosi, un po’ difficili. Però noi siamo sempre qui: dalle 5, ogni mattina, e andiamo avanti. Ogni tanto penso di essere un po’ “arrivato”, con in miei 65 anni… Ma questo lavoro mi piace ancora tanto».

Al Punto Caldo di Leno c’è Caterina Costa

Caterina Costa del “Punto caldo” di Leno

Entrando al «Punto Caldo» di piazza del Consorzio la si vede tutta indaffarata tra teglie di pizza, caffè e clienti ma il sorriso e l’entusiasmo di Caterina Costa si percepiscono immediatamente. Si capisce subito che la sua vita è dietro al bancone ormai da tantissimi anni. E così infatti ci ha raccontato, appena staccato dal suo turno.

Una carriera da barista che dura da ben 18 anni, prima in un bar a Corticelle di Dello, suo paese d’origine, ora da un anno qui a Leno nella nuova sede di quella che tutti conoscono come Forneria Guerreschi che da pochi mesi ha cambiato location, con ancora più spazio per accogliere i clienti. Qui il via vai è continuo, tra le colazioni, chi passa a prendere il pane, i ragazzi delle scuole che si fermano per il pranzo o la merenda e poi il momento dell’aperitivo. E Caterina, 48 anni, sempre con il sorriso ha dimostrato di saper gestire la sala, i clienti e di riuscire a tenere tutto sott’occhio in piena collaborazione con le colleghe, come un ingranaggio perfetto.
«Sono ormai diciotto anni che faccio questo lavoro – ha raccontato Caterina – e da un anno sono qui a Leno e devo dire che mi piace molto. Qui non facciamo solo bar ma abbiamo anche da informare pizze e focacce per cui quando si vuole staccare un po’ dal bancone e dalla gente si sta nel retro in cucina, così si varia un po’».
Ma la sua parte preferita rimane il bancone.
«La cosa che mi piace di più del mio lavoro è la parte che riguarda la caffetteria – ha raccontato la barista – preparare cappuccini, le cioccolate, i vari caffè, mi piace tantissimo questo mondo. Quello che amo meno invece è il momento dell’aperitivo, ma forse perché non piace a me, perché per il locale è il punto forte della giornata, quando facciamo il tutto esaurito».
Sorriso e cordialità che hanno fatto di Caterina una barista apprezzata e amata dai clienti negli anni dietro al bancone. «Devo dire che ho sempre avuto un bel rapporto con i clienti – ha raccontato – mi sono sempre trovata bene e non ho mai avuto difficoltà ad inserirmi anche con colleghe nuove o in situazioni diverse. Le mie due più grandi fans sono mia mamma e mia figlia che complici mi hanno iscritto al concorso, a mia insaputa facendomi una bella sorpresa».
Caterina, oltre a fare la barista è infatti mamma di tre figli.
«Ho sempre sognato di avere una mia attività, mi sarebbe tanti piaciuto avere un bar tutto mio e ho sempre avuto in testa già anche il nome che gli avrei dato e come doveva essere – ha spiegato Caterina – ma non ho mai avuto occasione in questi anni e con tre figli e tante cose da gestire, credo che sarà un sogno che rimarrà nel cassetto».