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Guida Osterie d'Italia 2025: Slow Food assegna sei chiocciole in provincia di Brescia

Su oltre 1.900 insegne recensite, sono state 324 le attività che hanno ottenuto il massimo riconoscimento della Chiocciola

Guida Osterie d'Italia 2025: Slow Food assegna sei chiocciole in provincia di Brescia
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Lunedì 14 ottobre 2024, il Teatro Strehler di Milano ha accolto la presentazione della trentacinquesima edizione della Guida alle Osterie d'Italia, un'importante tappa che celebra 35 anni di passione e dedizione verso la cucina tradizionale italiana. Questa guida, un pilastro per chi ama scoprire l'autenticità gastronomica del nostro Paese, si rinnova ogni anno grazie al lavoro di oltre 250 collaboratori che, in modo anonimo, visitano e recensiscono locali in tutta Italia.

Oltre 1.900 locali recensiti

La nuova edizione del 2025 ha segnato un traguardo significativo, con 1.917 locali recensiti, che comprendono osterie, ristoranti, enoteche con cucina e agriturismi. Una novità interessante è l'introduzione della sezione "Locali Quotidiani", che raccoglie un'ampia varietà di offerte gastronomiche, dai pastifici ai pub, fino alle gastronomie. Questi locali si distinguono per la loro attenzione al territorio, la qualità delle materie prime e un’accoglienza che favorisce la convivialità, allineandosi perfettamente alla filosofia della guida.

La sezione "Locali Quotidiani" ha contribuito a far lievitare il numero di nuovi indirizzi inclusi nella guida, che toccano un totale di 460, a dimostrazione di un settore in continua crescita e innovazione. Tra i 1.917 locali recensiti, ben 324 hanno ricevuto il massimo riconoscimento della "Chiocciola", conferito a chi si distingue per l'eccellenza in proposta culinaria, ambiente e ospitalità, in linea con i valori di Slow Food.

24 Chiocciole in Lombardia, 6 a Brescia

Analizzando la distribuzione regionale, il Piemonte si conferma in cima alla lista con 178 osterie segnalate, seguito dalla Campania con 172 e dalla Toscana con 164. Un dato interessante riguarda il numero di Chiocciole: la Campania guida la classifica con 39 locali premiati, seguita dal Piemonte con 29 e dalla Toscana con 27.

In Lombardia sono state assegnate un totale di 24 Chiocciole, di cui 6 in provincia di Brescia. Si tratta di Le Frise di Artogne; Tamì di Collio, Finil del Pret di Comezzano Cizzago, Da Sapì di ESine, Antica trattoria Pié del Dos (Gussago) e Al resù di Lozio.

LE FRISE - Artogne

Le Frise - Artogne

"Noi delle Frise, allevatori di vocazione e ristoratori per necessità, abbiamo sempre interpretato l’agriturismo come una forma di integrazione dell’attività agricola e di allevamento - si legge sul sito dell'attività -  Il nostro lavoro di coltivatori ed allevatori è un impegno che non conosce sosta: la terra segue il ciclo delle stagioni e conosce la pausa vegetativa invernale, ma gli animali vanno accuditi ogni giorno dell’anno. È pertanto fondamentale che vi sia una grande passione che motivi lo sforzo di tanto lavoro: produrre in modo sostenibile e fare cibo di qualità costa in termini di tempo e di denaro".

"Il costo dei prodotti ottenuti da un’economia di montagna che si ispira alla tipicità ed alla salvaguardia dell’identità culturale gastronomica del suo territorio non può essere uguale a quello dei prodotti di un’economia intensiva, la cui logica si basa sulla produzione quantitativa per l’abbattimento dei costi: quantità non sempre a salvaguardia della qualità. È quindi necessario poter raccontare il proprio lavoro, l’impegno e le regole che stanno dietro ad un prodotto che vuol essere buono, che vuole rispettare la naturalità e che vuole remunerare chi lo produce".

"Noi siamo cibo, perché senza cibo non possiamo vivere e quindi è giusto che scegliamo per noi prodotti di qualità, salubri e che appaghino il nostro piacere di alimentarci. L’agriturismo deve saper raccontare il territorio, i suoi prodotti, deve far conoscere i produttori ed il loro lavoro, deve riuscire a creare la fiducia del consumatore nel produttore e nei suoi prodotti, perché è solo tramite questa alleanza che il consumatore può scegliere e può alimentarsi in modo consapevole".

Le Frise: Via Plagne 12 25040 lefrise.it

TAMI' - Collio

Trattoria Tamì - Collio

L'attività apre il 20 dicembre 2010 dopo un anno di ristrutturazione conservativa della bottega storica aperta dai bisnonni e poi curata dai nonni e zii Tamì. Quest'ultimo è un soprannome della famiglia Lazzari, un omaggio alla storicità dell'attività.

Al centro una cucina rispettosa del territorio montano e nella quale ad essere privilegiati sono i prodotti a chilometro zero che valorizzano la qualità del lavoro e dei piatti che vengono offerti.

Tamì: Piazza Giuseppe Zanardelli, 25060 tamitrattoria.com.

FINIL DEL PRET - Comezzano Cizzago

Finil del Pret - Comezzano Cizzago

Ha aperto l'attività il 5 aprile 2007. Nel cuore della campagna bresciana, prende il nome dalla cascina che la ospita. Alla base la ricerca maniacale della materia prima. Il tutto a gestione familiare, in modo familiare vengono anche accolti i commensali che scelgono questa realtà per pranzi e/o cene.

Finil del Pret: Via Montello 9 25030 finildelpret.it.

DA SAPI' - Esine

Da Sapì-Esine

Uno storico ristorante di Esine gestito dalla famiglia Foppoli che è giunta alla quarta generazione con Daniela e il marito Mauro. Entrambi continuano con passione ad occuparsi dell'ospitalità e della cucina. Il ristorante si distingue per la genuinità dei cibi così come per la cucina in evoluzione e curiosa.

Da Sapì: Via Giuseppe Mazzini 36, 25040 ristorantesapi.com

ANTICA TRATTORIA PIE' DEL DOS - Gussago

Antica Trattoria Pié del Dos - Gussago

La trattoria prende il nome dalla località di Gussago nella quale è sita. Si tratta di un antico borgo di case in pietra e strette vie, adagiato ai piedi del colle del Santuario della Madonna della Stella, è situato il nostro locale, che ha mutuato il nome dalla località stessa in cui si trova.

All'esterno l'Antica Trattoria Piè del Dos è incorniciata da un delizioso porticato di glicini che, in primavera, offre un suggestivo colpo d'occhio. Dal porticato si aprono le porte verso un ambiente tradizionale dai colori decisi,  i volti antichi e  i mobili in stile.

Le due sale al piano terreno offrono ai clienti la giusta intimità, mentre la veranda all’ingresso è la location perfetta per occasioni conviviali di vario genere.

Antica Trattoria Piè del Dos: Via Forcella 4/6, 25064 piedeldos.it

Al Resù - Lozio

Al Resù
Al Resù - Lozio

 

Il Ristorante al Resù è il risultato della forza di uomini e donne comuni, che hanno creduto nel potere di un luogo.
Quel luogo è Villa di Lozio, una piccola frazione di Lozio, in Valle Camonica. Siamo a Crema nel 1952 e quattro tende militari accolgono il Campeggio del Movimento Cooperativo Cremasco. Nel giro di un paio di anni il campeggio viene conosciuto e i partecipanti passano da dieci a trenta. Dopo un arresto nel 1959-60 il campeggio riprende sotto la direzione della Cooperativa Familiare. Da qui un grande successo, arrivano ad avere fino a 90 partecipanti.

L’anno di svolta  è il 1954, quando Alfredo Galmozzi viene a visitare la Valle Camonica, precisamente Villa di Lozio con lo scopo di trovare una sede stabile per il campeggio. Proprio nello spiazzo dove oggi sorge il ristorante, Alfredo vede il luogo ideale per il campeggio. Non c’è acqua né luce; bagno, infermeria e cucinino sono situati in un piccolo casotto in legno.

Tra il 1959-60 Villa di Lozio, per un insieme di motivi, subisce un forte spopolamento, che porta a dubitare sul destino dell’attività del campeggio, ma anche grazie all’intervento degli Amministratori locali e provinciali questo momento di crisi porta allo sviluppo della frazione di Lozio e alla rinascita del campeggio.

Siamo nel 1966 e il campeggio possiede attrezzature per ospitare 50 persone, oltre alle tende e al casotto in lego si aggiunge una piccola struttura muraria. L’acqua e la luce ora ci sono, anche se non in modo permanente.

Gli anni passano e la fortuna del campeggio sembra avere fine, pian piano gli ospiti diminuiscono e col tempo viene abbandonato.
Siamo nel 1971 e Angela è una giovane donna piena di iniziativa e decide che quel luogo già pieno di storia deve riprendere vita. Angela e suo marito Remo sono determinati nel voler comprare questo vecchio campeggio ormai abbandonato, e con l’aiuto della suocera riescono nell’impresa. Pian piano dopo 5 anni ricevono la licenza e finalmente nel 1978 aprono come bar.
Angela trasforma così il campeggio in un luogo, dove chiunque sia di passaggio possa trovare ristoro. Angela e suo marito non hanno soldi da investire, così riescono a recuperare l’arredo di un vecchio bar che stavano smontando per impiegarlo nel loro. Il bar è molto semplice: il minuscolo cucinotto del campeggio viene mantenuto e al posto del dormitorio realizzato in un casotto in legno posizionano quattro tavoli per accogliere i clienti. Fuori dal casotto posizionano dei tavoloni con assi di legno per poter dare uno spazio esterno al bar.

Angela dà da subito la sua impronta a quel luogo, il bar è vivo, pieno di gente, suo marito ama stare in mezzo alle persone e lei si occupa di preparare appetitosi panini e taglieri. Per i clienti più affezionati, “chei de le carte”, ricorda nonna Angela, a mezzanotte mette sul fuoco un pentolone di acqua e prepara la pastasciutta; si canta fino alla mattina seguente, si ha l’impressione di stare in una grande famiglia.

Angela inizia ad essere conosciuta per le sue doti in cucina, il salmì, che prepara con la cacciagione portata dai suoi clienti, i casoncelli, le lumache, la polenta sul paiolo, la minestra sporca, la torta del maiale, il cotechino, il salame, la gallina ripiena, i bolliti e la trippa. Con il tempo Angela riesce a sistemare la struttura e trasforma il piccolo cucinino del campeggio in una cucina casalinga. La struttura resta aperta solo in estate, perché non è riscaldata. Semplicità e gusto sono le parole d’ordine, Angela mette questi ingredienti nei piatti che propone a chi si ferma nel suo bar.

Un mazzo di carte, un bicchiere di buon vino, la compagnia di qualche amico, ecco come si presenta l’ambiente creato da Angela, caldo e accogliente. Chi ha frequentato il bar in quegli anni torna ancora oggi, e una partita a carte non può mancare.

Siamo nel 2011 e dopo la morte di Remo bisogna prendere una decisione, o vendere o ristrutturare la struttura.

Natale, il figlio di Angela, che da sempre aveva visto l’impegno della madre nel bar, decide di prendere in mano la situazione con la moglie Maria Grazia. La struttura ha bisogno di una svolta, i sacrifici di anni di Angela e del marito Remo finiscono nell’idea di Natale e Maria Grazia. Un altro atto di coraggio, Natale e Maria Grazia decidono di ristrutturare l’intero edificio, e investono nel passato, quel passato recente in cui Natale era cresciuto. In un inverno ristrutturano il fabbricato ripartendo da zero e con un programma serrato il 2 giugno 2012 riescono a ripartire.

Ecco che viene alla luce il ristorante al Resù così come lo vediamo oggi, una splendida vetrina che si affaccia sulla valle, con la stessa incontaminata vista di chi, negli anni ’50, vi aveva campeggiato.

Al Resù: Via Armando Diaz 25040 ristorantealresu.it.

 

In evidenza un'immagine creata con l'intelligenza artificiale.

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