LA STORIA

Gli 80 anni di Renato Mola, da Brandico alla serie A: "Io uno dei pochi a giocare in tutte le categorie"

L’ex calciatore professionista si è raccontato al ManerbioWeek.

Gli 80 anni di Renato Mola, da Brandico alla serie A: "Io uno dei pochi a giocare in tutte le categorie"
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L'ex calciatore professionista Renato Mola ha spento 80 candeline e ha deciso di raccontarsi al nostro giornale.

Mola, da Brandico alla serie A

Di «gol» ne ha segnati molti nella sua carriera calcistica, ma i migliori sono quelli che celebra a luglio di ogni anno. Proprio così. Quello in corso è infatti il mese in cui Renato Mola ha segnato due delle reti più importanti della sua vita: il matrimonio con la sua adorata Rosaria e il suo compleanno. Nel 2023, più precisamente, ha festeggiato lo scorso 6 luglio ben 53 anni di nozze e mercoledì, 19 luglio, il traguardo delle 80 candeline.

Gli inizi della carriera

Proprio in occasione di questo traguardo è nata la full immersion nella sua vita, a partire proprio da Brandico, dal campetto dell’oratorio dove l’allora parroco, Don Colpani, permetteva lui di allenarsi anche senza compagni o avversari. Sin da quegli esordi di paese dimostrò di avere stoffa, assumendo un ruolo decisivo nei campionati del Csi, al punto di essere notato dall’allora osservatore di talenti Molinari. Fu proprio grazie al suo talento e allo sguardo attento di quell’uomo che a soli 16 anni si trovò a giocare nella primavera del Brescia e a esordirvi l’anno successivo, in un nuovissimo stadio a Mompiano, seppur masticasse tanta panchina poiché De Paoli, attaccante di quei tempi, era sempre all’attivo in campo.

Qualche mese più tardi fu chiamato al servizio di leva a Roma dove grazie allo sport riuscì a proseguire sia in allenamenti che in partite con la terza squadra della capitale: il Tevere. «Ogni venerdì sera avevo la licenza per poter prendere parte ai campionati, giocavamo prevalentemente allo stadio Flaminio» ha ricordato Renato. Il calcio piano piano stava diventando la sua vita e il suo successo era lì, che lo attendeva dietro l’angolo, diventando traino nei momenti più difficili, come la scomparsa dei suoi genitori quando era poco più che ragazzino. Inizia dunque a giocare nella Marzotto Valdagno quando questa retrocede dalla serie B alla C, e qui disputò ben tre campionati.

«Quella al Valdagno è stata l’esperienza che mi ha forgiato il carattere – ha raccontato il brandichese – Ho lasciato che la mia timidezza di ragazzo diventasse sempre più consapevolezza da uomo». Proprio in quel periodo venne notato dal Lanerossi Vicenza, in cui fece una partita di prova, ma i Marzotto non lo vollero cedere per i contrasti e le rivalità commerciali tra le due famiglie nell’ambito manifatturiero.

L'approdo in serie A

Così approdò al Piacenza in serie C, una squadra stanca di incassare i suoi gol, lo preferì in squadra. Renato non appena scese in campo fece la differenza e le fece conquistare il campionato così da conquistare la B. «Fui poi venduto al Foggia e con i soldi che prese dal mio cartellino, l’allora presidente del Vicenza, già costruttore edile, Vincenzo Romagnoli, diede il via alla costruzione dello stadio comunale nel quartiere Galleana. Una volta in Puglia mi trovai a sostituire Cosimo Nocera, eravamo a fine anni Sessanta, questo per volontà dell’allenatore Tommaso Maestrelli. Un compito non facile, Nocera è stata la “bandiera” del Foggia, colui che gli aveva permesso qualche anno prima di giocare in serie A. Mola fu in grado di farsi amare dai tifosi foggiani tanto che gli affibiarono il soprannome di “panzer”».

Con il Foggia a fianco di campioni come Bigon e come Re Cecconi, conquistò la serie A nel tripudio dei tifosi foggiani. L’ascesa calcistica accompagnò la sua vita privata. Quella ragazza che lavorava all’ufficio postale del paese che sin da piccola lo amava divenne sua moglie. «Un giorno fui mandata a sostituire una collega nell’ufficio del paese vicino, Mairano – ha raccontato Rosaria – Tornando in bicicletta vidi Renato venire verso di me con una scatola di biscotti, ma la pose e mi disse “Vuoi stare insieme a me?”. Dissi sì, ci fidanzammo e nel 1970 ci sposammo». La Puglia era però distante da casa e la sua adorata sposina era incinta del primogenito Stefano. A questo si aggiunse che il Foggia perse a San Siro contro l’Inter per 5 a 1 e questa sconfitta, giocata in uno stadio gremito da 80mila spettatori, sancì la retrocessione in B. Iniziò a cercare qualcosa più vicino alla Lombardia e di più stabile, per star vicino alla famiglia. Dopo di lui arrivarono in famiglia Caterina, la secondogenita ed Eugenio, il più piccolo dei figli. Finì al Livorno nel campionato 1972-1973, la società fallì e lui se ne tornò a casa.

Il campionato successivo lo fece nelle fila del Legnano ma voleva trovare un impiego diverso dall’essere un calciatore professionista, magari essere di supporto ai calciatori e finì qui la sua carriera da atleta complice anche un infortunio al ginocchio. Una sera in via 4 Novembre a Brandico arrivò un «macchinone» dal quale scesero un signore e una bimba. Era Gino Corioni, proprietario della Saniplast e presidente dell’Ospitaletto calcio. Gli fece una proposta lavorativa in azienda accompagnata da una sportiva nell’associazione calcistica. Inoltre lo fece operare a proprie spese a Bergamo. Mola divenne uomo di fiducia dell’imprenditore ospitalettese anche quando quest’ultimo fu presidente del Brescia Calcio, portando in squadra campioni come Roberto Baggio, Josep Guardiola e molti altri.

I consigli per i giovani

Come regalo di compleanno, Renato, ha scelto di condividere i suoi ricordi con i nostri lettori e di dispensare qualche consiglio ai giovani. «Che bei tempi. Sono stato uno dei pochi che ha vissuto tutte le categorie calcistiche in Italia. Potevo far di meglio? Sì probabilmente. Però sono soddisfatto perché ovunque andassi giocavo sempre – ha raccontato il neo-ottantenne – Mai credersi arrivati se no si corre il rischio di bruciarsi. Questo è il segreto, a maggior ragione per le nuove generazioni. Serve imparare il rispetto, oltre alla capacità tecnica e fisica, si deve imparare e mettere in atto lo spirito di sacrificio, merce rara ormai». A 63 anni ha chiuso con il mondo attivo del calcio, anche come allenatore. Ora si diverte ed appassiona a guardare le partite della serie C e del calcio femminile. «Sono bravissime le ragazze in campo. Ci sono elementi di grande talento. La nazionale ha ancora da crescere ma ci sono i presupposti».

Così abbiamo anche scoperto un debole per la centrocampista del Milan e della nazionale italiana, la giovane manerbiese Valentina Cernoia.

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