Esperienze di vita

Da Palazzolo ai Mondiali di calcio in Qatar

Alessandra Ranghetti ha gestito il Wardrobe Department alla cerimonia d’apertura del più importante evento calcistico.

Da Palazzolo ai Mondiali di calcio in Qatar
Pubblicato:

di Giulia Contin 

Un'esperienza lavorativa e umana. Alessandra Ranghetti ha gestito il Wardrobe Department alla cerimonia d’apertura del più importante evento calcistico.

Da Palazzolo ai Mondiali di calcio in Qatar

Lo spettacolo è sulla scena, ma la magia vera avviene dietro le quinte.  La bacchetta magica è quella di Alessandra Ranghetti, professionista palazzolese che, per un mese, ha lavorato in Qatar per il Fifa World Cup.  Alle soglie del suo rientro in Italia, ha raccontato la sua esperienza umana e lavorativa.

Partiamo dall’inizio...

Ho studiato scenografia e costume presso l’Accademia di Brera. Da subito, ho iniziato a lavorare in teatro, prima come scenografa, poi nel Wardrobe Department, per tour e spettacoli itineranti per l’Italia, in cui gestivo i costumi e il loro inserimento all’interno dello spettacolo. Nel 2009 mi sono trasferita a Londra e nel 2012 per le Olimpiadi, ho lavorato come assistente. Nel 2014, ho ricevuto una chiamata dall’Italia per un grosso Musical con Geppi Cucciari ed Elio delle Storie Tese.   Nel 2019 è nato il mio primo figlio, Dante (Maria è la seconda), così ho deciso di fermarmi e fare la mamma.  L’estate dell’anno scorso, mi è stato proposto un lavoro in Arabia Saudita, come wardrobe supervisor per un evento nazionale. Ho fatto vedere il messaggio a mio marito, che lavora nel mio stesso mondo, e mi ha detto di accettare. Non ero molto convinta, ma alla fine è andato tutto benissimo. 

Quando è cominciata l’ultima avventura?

Mi è arrivata la chiamata dall’azienda BWS (Balich Worder Studio), proponendomi di gestire il Wardrobe Department alla Cerimonia d’apertura dei Mondiali di Calcio. Sono partita il 24 ottobre, direzione Roma, per ritirare alcuni costumi che ci sarebbero serviti il giorno dopo a Doha. Nei primi giorni abbiamo girato un video per l’apertura dei Mondiali, mentre il primo carico di costumi è arrivato ad inizio novembre. Da lì, i fitting e le prove capire se i costumi dialogassero con le richieste registiche e coreografiche.  

Parli al plurale, com’è composto il tuo team?

Il mio team è composto da quattro ragazze. Io, Elisa Abbrugiati (lavoriamo insieme da tantissimi anni con ruoli invertiti) e Bianca e Janit Fernandez, residenti a Londra. Ci siamo conosciute l’anno scorso all’evento in Arabia Saudita. Poi si aggiungono i componenti locali, in questo caso, dressers e sarte «al femminile» (a differenza dell’Arabia Saudita, più conservatrice, in cui la squadra doveva essere mista). Abbiamo gestito tutti i costumi della cerimonia, disegnati da Nicolas Vaudelet grandissimo costumista, più o meno 500. 

Un grande lavoro di squadra...

Negli anni ho capito cosa significa essere un team leader: vuol dire riuscire a creare un gruppo senza differenze, collaborando insieme per lo stesso progetto. Ognuna di noi ha un ruolo preciso; io mi occupo della parte più burocratica e della relazione con gli altri dipartimenti.  Gli imprevisti sono dietro l’angolo e la tensione è molta, ma abbiamo una regola: lavorare con il sorriso e quando siamo stanche e nervose e tutto sembra di color grigio tagliamo un pezzo di stoffa e ce lo leghiamo in testa, tutto diventa colorato! 

Qual è stata la difficoltà più grande?

I problemi maggiori sono stati quelli legati alla sicurezza, ovviamente essendo un evento mondiale, ogni volta che entravamo nello stadio per le prove o all’arena, c’era il metaldetector con un livello d’allerta alto; controllavano la borraccia, se il computer fosse realmente un computer. A questo si aggiunge che avevamo accesso solo due volte al campo da calcio per fare le prove sull’erba di gioco. 

Cosa ti ha lasciato quest’esperienza?

Mi porto a casa tanto, non solo per la bella città. A livello umano porto a casa tante nuove amicizie, del team italiano e di quello che ho trovato qui. Da qui, ti rendi conto che a volte siamo condizionati dall’idea di una cultura e una religione diversa, ma sotto il velo ci sono persone splendide. 

Nuovi progetti?

Tornare a casa dai miei figli. Sono stati la mia forza in questo mese, ma la lontananza inizia a farsi sentire. Per ora non ho progetti futuri, se non fare la mamma. Mio marito ed io vogliamo far conoscere il nostro ambiente ai bambini, in modo che capiscano perché la mamma e il papà in alcuni periodi dell’anno non ci sono. Conoscono l’ambiente, lo vivono e sono orgogliosi di noi.

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