CoHousing, condividere la casa con altri per migliorare la vita
Il progetto lanciato a Montichiari prevede la condivisione di spazi abitativi sulla base di esigenze comuni.
di Marzia Borzi
Anche a Montichiari arriva una proposta di Cohousing, il progetto - condivisione di spazi abitativi che alcuni nuclei sociali creano sulle basi di esigenze comuni per migliorare la qualità della propria esistenza e magari cambiare un pezzettino di mondo grazie alle proprie scelte.
A proporlo sono Silvia e Sandra Quarantini disposte a mettersi in gioco per avviare un’idea che potrebbe diventare modello per l’intera provincia.
Il progetto
«Nostra mamma Silvana ha 68 anni – racconta Silvia - e da qualche anno vive con diverse badanti. Ha bisogno di persone che facciano per lei molte cose che lei non può fare per problemi motori e inoltre rischia cadute, pertanto è bene che in casa ci sia sempre qualcuno. È comunque parzialmente autonoma, ama la sua casa, il suo gatto, il giardino, i fiori sul balcone. Legge, ricama, infila collane, gioca a carte, guarda la TV, scambia messaggi con alcuni gruppi di conoscenti, fra cui il gruppo monteclarense per persone affette da Parkinson e loro familiari "Amici di Tina". Mia sorella Sandra vive nelle Marche, io a Brescia. Purtroppo la soluzione della badante h24 ha posto, negli anni, molte criticità e ogni "cambio della guardia" è stato foriero di stress, incertezze, ansie, tensioni, per tutti. Per questo abbiamo cercato una risposta creativa che tenga conto dell'unicità del singolo e della sua situazione di vita, salvaguardi il più possibile l'autonomia, rendendo possibile l'incontro fra persone con esigenze e risorse diverse, ma compatibili e complementari. Abbiamo la convinzione che una persona, anche se vede ridursi la propria autonomia per una malattia o per l'età, dovrebbe essere considerata ancora come un individuo capace di instaurare relazioni e di condividere con altri tempo, attività, interessi e, perché no, ciò che ha, sa o sa fare. La casa di mia madre è grande, può ospitare comodamente due persone oltre a lei; è in centro e vicina alla piazza. Quello che vorremmo realizzare è una coabitazione fra signore più o meno coetanee, che possano condividere qualche interesse. Mia madre potrebbe offrire alloggio gratuito in cambio di presenza e un po' di aiuto nelle ore in cui non è presente una delle due signore che attualmente si occupano di lei, e che continuerebbero a farlo, alternandosi al mattino e al pomeriggio. Qualcuno che possa cucinare anche per lei e con cui consumare i pasti. Qualcuno che abbia piacere di condividere un po' di tempo giocando a carte, guardando la TV o leggendo il giornale insieme. Siamo convinte che la presenza di più persone (tra badanti, familiari, conviventi) che frequentano una casa possa portare maggiore ricchezza di relazioni, più risorse, meno fatica, meno solitudine, maggiore soddisfacimento dei bisogni di tutti. Ci piacerebbe tanto, fra un anno, ritrovarci a raccontare un progetto pilota che sta funzionando in diverse parti del mondo e che, partendo da Montichiari, potrebbe diventare modello per tante famiglie con problemi diversi, ma riconducibili alla stessa matrice: la solitudine di fronte a una difficoltà».
Un nuovo di vivere diffuso in tutto il mondo
L’esperienza del Cohousing nasce in Danimarca negli anni ‘60 e oggi è diffusa specialmente in Danimarca, Svezia, Norvegia, Olanda, Inghilterra, Germania, Francia, Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone ma da qualche tempo sono sbarcati anche in Italiano dove sono già parecchie le famiglie decise a condividere spazi abitativi all'insegna di uno stile di vita qualitativo e condiviso.
Per informazioni sul progetto monteclarense inviare un'email a silvia.quarantini@gmail.com