Montichiari

Chiara Botticchio, una docente del Don Milani tra le migliori neolaureate in Cattolica

Il Premio Agostino Gemelli 2024 assegnato ai 12 migliori laureati nel 2023

Chiara Botticchio, una docente del Don Milani tra le migliori neolaureate in Cattolica
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All’Istituto d’Istruzione Superiore «Don Milani» di Montichiari c’è aria di festa dopo gli esiti del Premio Agostino Gemelli 2024 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, assegnato ai 12 migliori laureati nel 2023 e tra i quali vi sono anche due studentesse bresciane: si tratta di Chiara Botticchio, in Scienze matematiche, fisiche e naturali, e Giada Barozzi, in Scienze della formazione.
Botticchio ha da poco intrapreso la carriera di insegnante proprio nella scuola monteclarense e in sede di ritiro dell’importante riconoscimento ha richiamato la sua esperienza universitaria costruendo un discorso intorno a due parole chiave: Numero e Storia.

Tra le migliori laureate della Cattolica un'insegnante del Don Milani

Questo il discorso della professoressa.

“La prima, scelta dalla facoltà, è "numero". Fin dall’antichità emerge, infatti, una duplice visione del numero quale strumento per contare e misurare, anche se, ben prima di introdurre i numeri, si contava sfruttando una corrispondenza biunivoca, ovvero una relazione fra insiemi di oggetti. “Cos'è esattamente la matematica? Molti hanno tentato, ma pochi sono riusciti a definirla; è sempre qualcos'altro. In poche parole, la gente sa che riguarda numeri, figure, relazioni, operazioni, le sue procedure formali hanno a che fare con assiomi, dimostrazioni, lemmi, teoremi, corollari, che non sono cambiati dai tempi di Archimede”.  Per Cartesio “dovrebbe esistere una scienza generale che spieghi tutto quello che si può conoscere sull'ordine e sulla misura, considerate indipendentemente da ogni applicazione a un particolare soggetto ... e invero questa scienza ha un nome proprio, consacrato da un lungo uso, vale a dire: Matematica.”  Per ragionare in astratto e ottenere risultati generali, si sostituiscono in prima istanza i numeri con le lettere e inoltre, da secoli, in tante branche della matematica si è passati dallo studio degli oggetti alle relazioni fra gli stessi: “per i matematici, dunque, è indifferente sostituire alcuni oggetti con altri, a condizione che le relazioni non cambino” per cui “la matematica è l’arte di dare lo stesso nome a cose diverse.”. Così Henri Poincaré.  Mi concentro ora sulla seconda parola: durante il percorso di laurea ho iniziato a riflettere sul ruolo chiave, in ogni disciplina, della sua "storia": citando il matematico Federigo Enriques, infatti, “La storia di una disciplina è parte di questa …”.. Grazie alla frequenza dei corsi di matematiche complementari  e di storia delle matematiche ho iniziato ad appassionarmi e ad approfondire tale componente della matematica, specialmente durante il percorso di laurea magistrale. Nel lavoro di tesi, in particolare, mi sono soffermata su alcuni aspetti della matematica antica e sulla sua ripresa nei secoli successivi, con la supervisione del professor Mauro Spera (“Le coniche di Apollonio nei Principia di Newton”). Ho inoltre intrecciato il mio percorso di studi con la Biblioteca di Storia delle Scienze di Brescia, costituita grazie a cinquant’anni di ricerche e alla passione dell’ingegner Carlo Viganò (1904-1974): ivi sono custoditi circa diecimila volumi, suddivisi nelle due grandi sezioni del Fondo Antico (FA) e del Fondo Moderno (FM). Questa biblioteca comprende – prosegue –  preziosi manoscritti, incunaboli e opere a stampa dal Quattrocento al Novecento, con molte cinquecentine: nel 1973 l’ingegner Viganò ha donato tale patrimonio culturale alla neonata Facoltà di Matematica dell’Università del Sacro Cuore di Brescia (fondata due anni prima), a disposizione degli studiosi. Solo per citare qualche esempio, soffermando lo sguardo sulla matematica antica, in particolare sui celeberrimi Elementi di Euclide, in Viganò ne sono conservati l’edizione in volgare del 1543 curata da Niccolò Tartaglia e stampata a Venezia e l’edizione in latino del 1594 della Tipografia Medicea Orientale di Roma. È inoltre custodita la prima edizione a stampa dei primi quattro (degli originali otto) libri delle Coniche di Apollonio, riprodotta a Venezia nel 1537 per volere di Giovanni Battista Memo. Abbiamo inoltre la fortuna di avere conservato in Viganò un volume, in latino, contenente alcuni libri di Archimede, curato da Niccolò Tartaglia e pubblicato nel 1543 sempre a Venezia”.

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