Casa di accoglienza di via Corridoni: approvato il progetto
La nuova struttura di accoglienza sostituirà l’attuale manufatto, ormai vetusto e con evidenti problemi di cedimenti strutturali. Il progetto di demolizione e ricostruzione si inserirà in maniera armoniosa nel tessuto urbano, aumentando il numero di posti letto (da 22 a 32) senza eccedere rispetto alla sagoma dell’edificio attuale
Casa di accoglienza di via Corridoni, approvato il progetto.
Casa di accoglienza via Corridoni: approvato il progetto
Comune di Brescia ha appena approvato il progetto per la realizzazione, in via Corridoni, di una nuova Casa di accoglienza comunale per le persone e i nuclei famigliari in condizioni Il di elevata marginalità sociale. A breve sarà avviato l’appalto per la realizzazione dell’opera e si prevede di avviare il cantiere verso la fine dell’anno, in un lotto classificato dal Piano delle regole per le attrezzature e gli spazi a uso e di interesse pubblico.
La struttura disporrà di trentadue posti letto, un sistema di minialloggi con spazi e servizi comuni, nell’ambito di un intervento di rigenerazione di co-housing, secondo le misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): Missione 5 “Inclusione e coesione”, componente 2 “infrastrutture sociali, famiglie, comunità terzo settore”, sottocomponente 1 “Servizi sociali, disabilità e marginalità sociale”.
L’investimento sarà pari a 1,670 milioni di euro, con un progetto firmato dalla società bresciana DVisionArchitecture (Dva).
Una nuova struttura
La nuova struttura di accoglienza sostituirà l’attuale manufatto, ormai vetusto e con evidenti problemi di cedimenti strutturali. Il progetto di demolizione e ricostruzione si inserirà in maniera armoniosa nel tessuto urbano, aumentando il numero di posti letto (da 22 a 32) senza eccedere rispetto alla sagoma dell’edificio attuale. Grande attenzione sarà riservata agli aspetti ambientali: saranno impiegati materiali compatibili e saranno sfruttate energie rinnovabili, contenendo soprattutto la spesa dell’intervento e riducendo al minimo i costi di futura gestione dell’opera.
L’impianto progettuale, di per sé semplice, si basa sulla razionalizzazione degli spazi interni e sulla valorizzazione degli ambienti comuni per favorire la socialità degli utenti, conferendo al tempo stesso maggiore confort e flessibilità alle soluzioni di alloggio previste. In particolare, si è focalizzata l’attenzione sull’ambiente circostante, realizzando ampi spazi esterni porticati e riqualificando la porzione di giardino adiacente all’edificio.
Finalità
La soluzione architettonica intende offrire una sistemazione abitativa temporanea, all’interno di una progettualità sociale più ampia, condivisa e promossa dal servizio sociale territoriale.
Oltre ad aumentare i posti letto, la nuova struttura offre uno standard qualitativo maggiore, sia rispetto alla dotazione di servizi sia riguardo all’attenzione posta nella creazione degli spazi comuni. La flessibilità di questi ultimi, infatti, è stata pensata da un lato per favorire l’integrazione culturale e sociale tra le persone di etnie diverse e, dall’altro, per fornire il necessario spazio da dedicare alle proprie abitudini sociali e religiose. Investire su patrimonio di proprietà pubblica significa investire su un’organizzazione dei servizi territoriali più integrata che privilegia una visione di lungo periodo anziché una risposta incentrata sulle emergenze e avere un’attenzione alla sostenibilità nel tempo e al rapporto tra costi e impatto sociale.
«Uno degli obiettivi da raggiungere per l’intervento in oggetto – racconta Pietro Bianchi, co-founder di DVA - riguarda la neutralità carbonica, vale a dire l’ottenimento di un bilancio nullo minimizzando le emissioni di CO2 associate ai fabbisogni energetici relativi, compensando le emissioni residue con l’applicazione di misure di mitigazione. Per citare alcuni esempi, utilizzo di materiali sostenibili e/o a contenuto riciclato, adozione di finiture superficiali con un alto coefficiente di riflettanza solare, soluzioni volte al recupero delle energie derivanti da fonti rinnovabili, l’impiego di apparecchi illuminanti a basso consumo energetico. Per l’ottenimento di questo obiettivo è possibile altresì pianificare il cantiere sostenibile che, dal punto di vista economico, massimizza l’efficienza e il riutilizzo delle risorse. Un esempio è il totale re impiego delle terre da scavo, riducendo così al minimo le emissioni di gas e impattando ancor meno sulla viabilità e la qualità dell’aria circostante».