Covid-19

Caos tamponi: le farmacie evitano il collasso del sistema

Si viaggia al ritmo di 30mila test al giorno, tra cortocircuiti comunicativi, stress e sovraccarico di lavoro sugli operatori sanitari.

Caos tamponi: le farmacie evitano il collasso del sistema
Pubblicato:
Aggiornato:

di Stefania Vezzoli

Nelle ultime settimane si è registrata un’impennata dei contagi. Una mole così impressionante di test da eseguire che ha rischiato davvero di mandare in tilt il sistema sanitario. Il collasso è stato evitato in virtù di un cambio di rotta piuttosto netto nella rilevazione dei casi: il tampone antigenico rapido (per intenderci, quello effettuato anche in farmacia) è stato riconosciuto come test diagnostico, non rendendo più necessaria la conferma della positività attraverso un molecolare. Questo sebbene nel test antigenico la percentuale di errore sia maggiore e dei positivi possano dunque sfuggire al controllo. Per l’ennesima volta in quasi due anni dall’inizio della pandemia, il ruolo delle farmacie si è rivelato essenziale: senza il lavoro svolto da centinaia e centinaia di professionisti (in Italia sono 14.000 le farmacie che offrono la somministrazione di test antigenici) l’emergenza Covid-19 sarebbe stata ingestibile.

Caos tamponi: le farmacie evitano il collasso del sistema

Esaminando i dati forniti da Ats Brescia, emerge chiaramente che già prima di Natale il numero di tamponi antigenici (cui si sottopongono anche numerose persone non vaccinate al fine di ottenere un green pass temporaneo, per potersi recare sul posto di lavoro o andare al ristorante) era elevatissimo, superiore ai 18mila al giorno nella nostra provincia. Finora il picco massimo si è rilevato lunedì 3 gennaio, con 28.789 tamponi antigenici effettuati (di cui 3.497 positivi, ossia il 12,15%) a fronte di 13.288 molecolari (di cui 3.996 positivi, il 30,07%).
Per tutta la scorsa settimana il numero di test antigenici è stato superiore ai 20mila (unica eccezione mercoledì 5 gennaio, con 19.514) mentre il numero di molecolari è stato più variabile, passando dai 5.915 del 4 gennaio ai 13.288 del 7 gennaio. L’inizio delle scuole sembra aver ulteriormente influito sull’aumento dei test antigenici. Le nuove norme entrate in vigore in questo settore prevedono che alunni e personale scolastico entrati in contatto con casi positivi (e dunque posti in sorveglianza attiva) non debbano più recarsi ai punti tampone, bensì direttamente nelle farmacie che aderiscono al Protocollo Figliuolo, presentando il provvedimento di Ats ricevuto tramite la scuola. Lunedì 10 gennaio gli antigenici processati sono stati 24.509 (10.655 i molecolari), martedì 11 gennaio 28.617 (4.986 i molecolari) e mercoledì 12, ultimo dato aggiornato disponibile, 21.056 (ma molto elevato anche il numero di molecolari, 9.352).

Le nuove regole introdotte dalla Regione

Le nuove regole introdotte a gennaio da Regione Lombardia hanno modificato anche le indicazioni in caso di positivi e contatti stretti di positivi. Possono recarsi nei punti tampone presenti nella nostra provincia le persone con sintomatologia da Covid (febbre o sintomi respiratori) dopo essersi rivolti al proprio medico di base o pediatra, che effettuerà la prenotazione; occorre prenotarsi (sempre tramite il proprio medico di famiglia) per il tampone a fine isolamento; per chi invece torna in Italia da un Paese per cui vige l’obbligo di quarantena al rientro, è necessario seguire le indicazioni sul sito di Ats per prenotarsi. Possono invece effettuare gratuitamente il tampone (antigenico) in farmacia, come abbiamo già scritto, gli alunni e personale scolastico posti in sorveglianza attiva, ma anche le persone che hanno finito il periodo di quarantena o isolamento, dopo aver ricevuto la disposizione rilasciata da Ats. In tutti gli altri casi, il servizio non è a carico del sistema sanitario regionale, e occorre rivolgersi agli erogatori sanitari privati o in farmacia (ma a pagamento). Ma quali sono le farmacie aderenti al Protocollo Figliuolo e che quindi effettuano i tamponi rapidi a prezzo calmierato (o gratuitamente per i casi in cui è prevista l’esenzione)? Per chi ha un po’ di dimestichezza con internet, basta accedere al sito www.farmacia-aperta.eu e selezionare il filtro "tamponi rapidi calmierati". In alternativa, il consiglio è quello di telefonare alle farmacie presenti nel proprio Comune di residenza o in quelli vicini: la rete è estesa in modo capillare e in quasi tutti i paesi c’è almeno un presidio che eroga il servizio.  A ridosso delle feste, il segretario nazionale di Federfarma Roberto Tobia aveva definito il contributo dato dalle farmacie "un supporto indispensabile alla ripresa delle attività sociali ed economiche del Paese". A distanza di qualche settimana, si può dire che molto probabilmente, senza questo contributo essenziale, il sistema sanitario sarebbe andato in tilt.

La testimonianza di una farmacista

L’impatto della pandemia ha completamente rivoluzionato la professione del farmacista, non soltanto per la mole di lavoro, ma anche per l’obbligo di reinventarsi al fine di rispondere alle esigenze della popolazione. Non si è trattato solo di attrezzarsi per effettuare i tamponi antigenici, allestendo spazi dedicati e assumendo personale debitamente formato: la farmacia si è trasformata nel presidio sanitario più vicino ai cittadini, assumendo un ruolo informativo sempre più centrale. Questo ha comportato da un lato la necessità di tenersi costantemente aggiornati e, dall’altro, l’erogazione di una serie di servizi accessori, come ad esempio la stampa dei green pass o la prenotazione delle vaccinazioni. Servizi che i farmacisti si sono accollati, con immenso spirito di servizio, fornendoli gratuitamente.
Chiara Cottinelli, rappresentante di distretto Oglio ovest nell’esecutivo territoriale di Federfarma Brescia, che lavora nella storica farmacia San Carlo di Rovato, in piazza Cavour, ha ammesso che la categoria è duramente provata dalla pressione dell’emergenza pandemica. "Siamo stanchi, a volte nervosi, il nostro lavoro è completamente cambiato, ma stiamo cercando di reggere perché ci rendiamo conto che il servizio che forniamo è prezioso - ha spiegato - Siamo spesso i primi cui i cittadini si rivolgono per chiedere informazioni, e da un lato questo ci rende orgogliosi e instaura un rapporto di fiducia, dall’altro a volte si trasforma in un boomerang, perché le informazioni cambiano in continuazione e a volte si creano dei malintesi". Proprio la comunicazione, secondo la farmacista rovatese, è stata il tasto dolente nella gestione della pandemia. "Prima dovrebbero essere fornite le informazioni agli operatori sanitari, poi ai cittadini, ma non sempre è stato così e questo rischia di generare caos e confusione. La comunicazione è stata il punto debole, sia a livello nazionale che regionale", ha lamentato. Su questo argomento, Ats Brescia ha però tenuto a precisare che tutte le novità sono state tempestivamente comunicate ai medici e alle farmacie. Ma è anche vero che le continue modifiche delle norme e gli aggiornamenti costanti hanno creato un flusso enorme di informazioni, difficilmente gestibile sia in ingresso che in uscita. "Non tutte le farmacie hanno le risorse umane per gestire questa situazion", ha precisato la professionista rovatese. L’esecuzione di tamponi, ad esempio, richiede la presenza di personale adeguatamente formato, ma ha costretto le farmacie a sostenere anche degli investimenti per l’allestimento di spazi idonei. E, diversamente da altri erogatori sanitari privati che possono determinare il prezzo del servizio offerto, le farmacie invece sono chiamate a seguire un compromesso, adeguandosi ai prezzi calmierati sia sui test antigenici che, ad esempio, sulle mascherine Ffp2. "Ci sono dei clienti che periodicamente ci regalano le risme di carta - ha rivelato Chiara Cottinelli - Hanno capito che, ad esempio per la stampa del green pass dopo la vaccinazione, è tutto a carico nostro. Stiamo ottenendo molti riconoscimenti a parole, ma dal punto di vista economico affrontiamo grandissime spese".

"Serve una razionalizzazione dell'attività di testing"

Le farmacie hanno assunto un ruolo sempre più centrale perché la pandemia ha prepotentemente portato a galla le problematiche della sanità del territorio. Nel caso specifico di Rovato, però, nonostante le difficoltà del momento, si è creata una sorta di rete autonoma tra le farmacie e i medici di base: un confronto positivo tra gli operatori del settore che stimola ad andare avanti. L’auspicio è che nelle prossime settimane la pressione cali. L’impennata di positivi, infatti, non si traduce, come era accaduto nel 2020, in un aumento esponenziale di ricoveri: spesso chi contrae il Covid ha sintomi lievi; i decessi, purtroppo, ci sono ancora, ma la situazione non è paragonabile a quella della prima ondata della pandemia e l’effetto vaccini si fa sentire. "Ora ci vorrebbe una razionalizzazione dell’attività di testing, perché così si affanna la sanità e si crea un sovraccarico di lavoro", ha concluso la farmacista Chiara Cottinelli.

Seguici sui nostri canali