Coldiretti Brescia

Brescia in piazza contro la guerra in occasione di Fieragricola

Nutrita rappresentanza di imprenditrici agricole e giovani bresciani nella manifestazione organizzata da Coldiretti in apertura della FierAgricola.

Brescia in piazza contro la guerra in occasione di Fieragricola

Contro la guerra che fa perdere vite umane e mette in pericolo il loro futuro, anche i giovani e le donne di Coldiretti Brescia a sostegno dei colloqui di pace e dell’aumento dei costi delle materie prime nella mobilitazione organizzata da Coldiretti a Verona questa mattina in occasione dell’apertura della Fieragricola. Con loro anche il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini, assieme alla delegata dei giovani Coldiretti Veronica Barbati.

I rischi

 

“I rincari energetici spinti dal conflitto – precisa Valter Giacomelli presidente di Coldiretti Brescia  – portano i costi di produzione nelle campagne ben oltre il livello della sostenibilità economica mettendo a rischio le aziende agricole, il carrello della spesa delle famiglie e l’indipendenza alimentare del Paese” Il costo dell’energia è esploso e ha colpito tutte le attività produttive – evidenzia Coldiretti -, dal gasolio per il trattore necessario alle semine al riscaldamento delle serre fino al prezzo dei concimi per garantire fertilità ed aumentare la produzione che è balzato del 170%. Come il petrolio e il gas anche il prezzo del grano balza e raggiunge i massimi da 14 anni ad un valore di 33,3 centesimi al chilo che non si raggiungeva dal 2008 – continua la Coldiretti – ma su valori alti si collocano anche le quotazioni di mais e soia necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti. A far volare i prezzi del grano e degli altri prodotti agricoli è la sospensione a causa della guerra delle spedizioni commerciali dai porti sul mar Nero dell’Ucraina”.

 

In Lombardia – precisa Coldiretti Brescia– sono oltre tremila le imprese agricole gestite da under35, a cui si sommano moltissimi altri giovani che lavorano e svolgono un ruolo importante nelle aziende agricole, anche affiancando genitori e parenti nell’impresa di famiglia. C’è anche chi desidera diventare agricoltore e teme le ripercussioni dell’attuale situazione: “sogno di aprire un’azienda agricola tutta mia per produrre ortaggi e allevare pecore – racconta Andrea Guidi, giovane di Salò – ma con l’esplosione della guerra in Ucraina ho paura di non farcela, perché temo le conseguenze di questa grave situazione a livello internazionale. Allo stesso tempo, però, voglio continuare a credere in un futuro in cui realizzare i miei progetti”.​

Aumenti e instabilità

Anche Nadia Turelli, vice presidente di Coldiretti Brescia, delegata provinciale Donne Impresa Coldiretti e imprenditrice olivicola di Sale Marasino (BS) vive una situazione di difficoltà:

“Gli aumenti del costo del carburante e di quello dell’energia – commenta – peseranno fortemente sulla prossima produzione, soprattutto nel momento della trasformazione. Ma anche gli incrementi dei costi della carta per gli imballaggi e delle etichette e del vetro graveranno fortemente sulla nostra filiera. In questo preoccupante clima di incertezza si aggiunge l’instabilità politica ed economica generata dal conflitto russo-ucraino, con tutte le possibili conseguenze sull’agroalimentare italiano”.

Guerra e ripercussioni

L’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori italiani che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse, – sottolinea la Coldiretti – ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, un costo molto superiore rispetto al prezzo di 38 centesimi riconosciuto a una larga fascia di allevatori. Ne è testimone Sonia Moletta, imprenditrice zootecnica di Rudiano (BS):

“La guerra in atto porta con sé molte criticità per il mondo agricolo, specialmente nel lattiero-caseario. All’interno della filiera vi sono settori che speculano sui costi delle materie prime e sul pagamento del nostro prodotto. Non ce la facciamo più, perché a fronte delle spese ordinarie aziendali, ovvero costi dell’energia elettrica, dei mangimi e del gasolio, il nostro latte viene sempre pagato alla stessa cifra”.

Emergenza globale

Un’emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano. A livello nazionale in un decennio è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti.

 

“Prima di tutto vogliamo esprimere la nostra solidarietà al popolo ucraino – afferma Valeria Comensoli Ruggeri, imprenditrice zootecnica di Verolavecchia – ma siamo qui anche per chiedere delle certezze per il nostro settore: abbiamo bisogno che ci siano nuovi equilibri lungo la filiera, perché gli ulteriori aumenti dei costi energetici e delle materie prime innescati dalla guerra non fanno altro che esasperare la situazione di difficoltà che stiamo vivendo nelle nostre aziende e nelle nostre stalle”.

 

Sempre da Verolavecchia, la testimonianza di Sandra Pelucco, imprenditrice nella fungicoltura:

“Purtroppo questa situazione porterà grossi problemi nel nostro settore produttivo. I rincari di metano, gasolio e materie prime non ci permettono marginalità per poter guadagnare e quindi vivere. Il prezzo pagato dalla grande distribuzione è troppo basso e non ci concede una giusta distribuzione del reddito. Spero che tutto si sistemi in fretta, dando modo alla pace di riprendere la sua marcia”.

 

In rappresentanza dei giovani di Coldiretti Brescia c’è Laura Marchesini, imprenditrice suinicola di Bedizzole:

“La nostra azienda, come molte in questo periodo, sta soffrendo l’aumento dei prezzi in ogni passaggio della filiera. In allevamento è impossibile continuare, non riusciamo a reggere i costi e infatti ci troviamo costretti ad aumentare i prezzi del prodotto finito. Visto il periodo difficile, abbiamo anche deciso di avviare un’altra linea di produzione, la lavorazione della carne suina e la preparazione dei tagli anatomici, per ammortizzare le spese aziendali. Oltre alla vendita diretta, siamo stati colpiti duramente anche sul fronte della vendita dei suini ai macelli, i quali non valutano correttamente i costi reali dell’allevamento e rischiano di soffocare il settore suinicolo”.

 

​ “La guerra sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri” afferma il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che “nell’immediato occorre quindi garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende con prezzi giusti che consentano agli allevatori di continuare a lavorare.” “L’Italia – conclude Prandini, –  ha le risorse, la tecnologia e le capacita’ per diventare autosufficiente nella produzione del grano e degli altri alimenti”.