Batteria e pianoforte si fondono dentro "La duplice via del suono"
Un progetto musicale del batterista clarense Riccardo Taglietti insieme all’amico e compositore Luca Tiberini
Pianoforte e batteria. Un abbinamento forse piuttosto insolito, ma che si sposa alla perfezione.
Batteria e pianoforte si fondono dentro "La duplice via del suono"
La prova? Facile. E’ nel Ep «La duplice via del suono», già su tutte le piattaforme di streaming. Un album nato dalla collaborazione del batterista e insegnante clarense Riccardo Taglietti, classe 1991, e il compositore e pianista di Parma Luca Tiberini, classe 1995. Insieme? Il duo Khumatos.
«Khumatos» significa «che è stato colato». E a fondersi, nella musica, sono i diversi generi opposti che creano colonne sonore alternative attraverso la duplice via delle personalità degli artisti. L’incontro, infatti, è tra sfumature di musica classica, del jazz, della fusion, del pop del prog/roc e della musica per i film.
L’ingrediente perfetto per far in modo che la ricetta riesca? Certamente la complicità tra Riccardo e Luca.
Ci siamo conosciuti lavorando in un’orchestra di swing a Parma. Abbiamo suonato insieme per circa due anni e ci siamo trovati bene. Ogni tanto, durante le prove ci mettevamo a “suonicchiare” insieme e da cosa nasce cosa, abbiamo pensato di provare a fare qualcosa di nostro. Tra noi, infatti, è nata un’amicizia che non fa altro che fortificare il legame musicale.
Luca, infatti, è di Medesano, nel Parmense, luogo dove Riccardo si era trovato a vivere in quel periodo e così tra i due si è consolidata la chimica.
Quella di fare un disco è stata una sua idea. Me lo ha detto così per caso. E’ arrivato da me e mettendo un microfono nel mezzo abbiamo provato a registrare qualcosa, ha ribadito Luca.
Due caratteri e generi molto diversi: all’energia della batteria, prettamente tipica del carattere di Riccardo, da sempre «un uragano» nella musica e nella vita, si è piano piano mescolata la calma di Luca di forte impostazione classica che, fondamentalmente, dal Conservatorio non è mai uscito, perfezionando continuamente i suoi studi, ma sempre con una visione aperta, a 360 gradi su tutto il panorama musicale.
Da cosa nasce cosa e i due, piano piano, sempre sull’idea della colonna sonora, hanno iniziato ad abbozzare materiale inedito. Pianoforte e batteria, strumenti atipici che si sono incontrati: in giro ci sono altri progetti, e i due musicisti hanno preso qualche spunto, ma l’obiettivo è stato creare qualcosa di completamente nuovo. Un lavoro un po’ più di «nicchia», «colta», una nuova ventata d’aria nel panorama musicale di oggi, in profondo mutamento e sempre più diversificato.
Abbiamo fatto diverse sessioni di recitazione tra Parma e Chiari e siamo riusciti a perfezionare il nostro progetto - hanno spiegato - Abbiamo sviluppato i brani e poi ci siamo fatti aiutare, ci sono state anche altre collaborazioni esterne. Il percorso è durato un paio d’anni. E’ stato il nostro “lavoro per passione”. Non lo abbiamo vissuto come una cosa sulla quale affannarci, ma in modo più personale, non imposto.
Riccardo, inoltre, ha specificato che la maggior parte del lavoro di composizione e scrittura è stato proprio di Luca: settecentomila fogli dove sono appuntante le melodie.
Docenti di conservatorio, importanti maestri (tra questi anche il compositore Giampaolo Testoni che ha sempre supportato il progetto) ma anche esperti di settore e tanti altri: non sono mancati i complimenti per la realizzazione di un materiale molto raffinato, anche dal punto di vista armonico, melodico e ritmico, di un tipo di musica che racchiude e abbraccia «tutta una serie di eredità musicale del passato», ha specificato Luca.
Senza svelare troppi dettagli, è però bene specificare che l’ascoltatore, nelle tracce presenti ne «"La duplice via del suono" (ascoltabile anche su Spotify) segue un viaggio, si lascia trascinare da una sorta di «leitmotiv» che racconta e attraversa tutti e cinque i brani strumentali.
Il disco è uscito a dicembre, ma la prima esibizione in zona è stata, sabato sera, nell’ambito dei "Concerti di Primavera" che stanno avendo luogo a Castegnato. Nel futuro, certamente, c’è la voglia di far conoscere in Italia (magari in teatro o nei festival) il progetto, ma anche di portarlo all’estero e chissà, un giorno, di ritrovarlo in un film. E data l’ottima qualità del prodotto, mai dire mai. Potrebbe succedere da un momento all’altro.