VACCINAZIONE

AstraZeneca per i richiami, prime dosi solo con Pfizer e Moderna. Cosa cambia in Lombardia

Con una circolare emessa sabato 24 aprile, Regione ha comunicato che a partire dal 26 aprile il vaccino anglo-svedese verrà utilizzato solo per i richiami. Cambia dunque il calendario

AstraZeneca per i richiami, prime dosi solo con Pfizer e Moderna. Cosa cambia in Lombardia
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AstraZeneca per i richiami, prime dosi solo con Pfizer e Moderna.

Le forniture del vaccino AstraZeneca non sono state certo abbondanti nell’ultimo periodo, senza contare che l’azienda ha annunciato un taglio al prossimo lotto di dosi da spedire in Italia. Per questo motivo, già da sabato pomeriggio la Lombardia, con una nota ad Ats e ospedali, aveva disposto che fossero allargate le somministrazioni con Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson anche alla fascia di soggetti dai 60 ai 79 anni che non avessero particolari patologie. La motivazione, come è intuibile, è quella di affrontare la carenza di dosi AstraZeneca, che verranno dunque usate unicamente per i richiami di chi ha già ricevuto la prima dose.

AstraZeneca solo per i richiami

La disposizione è operativa da oggi, lunedì 26 aprile, con lo stop alle prime dosi del farmaco anglo-svedese, anche se alcune strutture, avendo maggiore disponibilità per i richiami, continueranno comunque ad utilizzarlo per le prime somministrazioni, come nel caso del padiglione alla Fiera di Milano, sotto la gestione del Policlinico.

Al tempo stesso, dopo lo scetticismo nei confronti del prodotto inglese, associato al timore di trombosi, alcuni addetti ai lavori fanno notare come molti individui che pensavano di non presentarsi agli hub potrebbero ora ripensarci, essendo offerto un vaccino alternativo: in questo modo si dovrebbero evitare le defezioni di massa che avevano preoccupato nelle scorse settimane. Regione segnala comunque che questa decisione non dipende affatto con i presunti collegamenti tra AstraZeneca e alcuni, rarissimi casi di trombosi.

Cambia il calendario. «Misura temporanea»

In questo quadro, però, si dovrà tenere conto del fattore richiami. Infatti Carlo Signorelli, docente di Igiene all’Università Vita-Salute del San Raffaele, e Marco Bosio, direttore generale del Niguarda, al Corriere hanno affermato: «Finora abbiamo usato Pfizer o Moderna per il 20-25 per cento dei 60/79enni, riservandoli a chi tra loro aveva patologie per cui è indicato il vaccino a mRna. L’allargamento a tutti significa dover programmare richiami più ravvicinati». Questo significa che, avendo Pfizer e Moderna tempi di richiamo più brevi (21 giorni contro i 78 di AstraZeneca), si dovranno incrementare le somministrazioni di seconde dosi, riducendo quelle delle prime.

Regione ha però precisato che la misura è temporanea, in quanto una nuova disponibilità del vaccino di Oxford determinerebbe una ennesima modifica delle disposizioni vigenti. Certo è che i grandi centri vaccinali della Lombardia, come quello inaugurato ieri (domenica 25 aprile) al Palazzo delle Scintille, con un target di ben diecimila somministrazioni al giorno, avranno bisogno di costanti e ingenti forniture per poter funzionare a pieno regime.

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