Palazzolo sull'Oglio

Angelo Brescianini vive ancora nella sua arte

In occasione del settimo anniversario della scomparsa, è stata annunciata una mostra che verrà allestita al Castello di Cavernago

Angelo Brescianini vive ancora nella sua arte
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di Federica Gisonna

In occasione del settimo anniversario della scomparsa, è stata annunciata una mostra che verrà allestita al Castello di Cavernago. Scultore, designer e tanto altro, si è spento nel 2016 a soli 67 anni l'artista di Palazzolo sull'Oglio. L’omaggio nel luogo dove aveva esposto per l’ultima volta.

Angelo Brescianini vive ancora nella sua arte

Un grande artista non si dimentica. Angelo Brescianini non c’è più, ma vive ancora nelle sue opere e nel cuori di tutti coloro che lo hanno incontrato.
Artista (e inventore dell’arte sparata), scultore, designer e tanto altro ancora, Brescianini si è spento a soli 67 anni. Era il 26 aprile del 2016, ma la sua impronta e il suo ricordo nel Mondo sono più forti che mai. In occasione del settimo anniversario della sua scomparsa, è stata annunciata la mostra che si terrà, a cavallo tra l’estate e l’autunno, a Cavernago, al Castello. Nel luogo dove, per l’ultima volta, aveva esposto e aveva realizzato un’opera l’artista.

La biografia

Nato a Palazzolo nel 1948, a soli 12 anni, ha partecipato ad una collettiva insieme ad altri artisti. Il palazzolese ha frequentato le scuole per diventare disegnatore meccanico e avrebbe potuto svolgere questa professione alla Marzoli (dove era stato assunto) per tutta la vita, ma quello, evidentemente non era il suo destino. La chiamata dell’arte è sempre stata più forte. Infatti, già negli anni ‘60 si era avvicinato alla pittura e aveva dato vita ai «primi spari» su lastre di metallo arrugginito, che ha poi perfezionato qualche anno dopo. Intorno agli anni ‘70 decise di darsi completamente all’arte. Dopo un primo approccio con la pittura, però, si dedicò a progetti di arredamento e di design, ma anche alla scultura. Sul finire degli anni novanta l’artista ritornò, anche grazie alle esperienze di tiro con armi da fuoco maturate durante il servizio militare, le potenzialità che una pallottola poteva trasferire, istantaneamente, su una superficie metallica. L’impatto e l’impronta che il proiettile generava sulla superficie della lastra gli aprì nuovi stimoli creativi. Per quanto l’esecuzione fosse velocissima, la preparazione e lo studio balistico e dei materiali a cui andava incontro prima di ogni opera erano importanti. Tutto era calcolato nei minimi dettagli: le angolazioni, la distanza di tiro, le luci, le superfici. Questa nuova tecnica fu considerata da molti critici una vera rivoluzione nel panorama della storia dell’arte internazionale.

La presentazione di Falbo

A raccontare Brescianini e la sua arte, nella presentazione in catalogo dell’ultima mostra, è Antonio Falbo che ha saputo racchiudere al meglio la sua essenza.

La sua potenza produttiva si radica nella zona liminale delle concezioni inedite dell’arte del XX secolo in un dialogo a distanza con lo spazialismo di Fontana.  Brescianini nel suo lungo percorso di artista, riunisce gli elementi fondanti di una nuova filosofia dell’illusione e dell’assetto dinamico delle superfici. Egli nel suo lungo excursus dinamico-plastico-pittorico, fin dai primi anni di attività, esprime un interesse e un’attenzione poetica nei confronti del colore e della struttura tattile che lo porta ad indagare e scoprire le potenzialità dell’espansione plastica e le sue molteplici sfaccettature. L'artista trae la linfa vitale per la sua innegabile creatività dalla continua sperimentazione che è ontologicamente ricerca profonda, “quasi maniacale”, dei materiali e dei colori fino a giungere oggi ad un risultato strepitoso: un'opera pulita, puramente estetica, non un artefatto ma una natura pulsante. Un risultato ottenuto con il passaggio dalla policromia alla scelta monocroma. Brescianini supera anche questa sperimentazione, poichè la lastra di metallo diventa un bersaglio per ogni colpo che la altera secondo un rituale accuratamente organizzato: Innesco della pallottola, angolo, distanza di tiro. Stranamente, in un contrasto che stupisce, l’alterazione della superficie offre talvolta la forma flessuosa e ingentilita di un seno.

E, proprio come diceva Brescianini stesso, «E’ l’artista che deve riuscire a fermare il tempo conducendolo in labirinti scanditi dal caso ma non dalla casualità». E lui, di certo, il tempo lo ha fermato. Non c’è più, ma è come se non se ne fosse mai andato.

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