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Perché la maggior parte delle diete per obesi fallisce?

Perché la maggior parte delle diete per obesi fallisce?
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I più recenti dati indicano come il problema dell’obesità sia in crescita in Italia: nel nostro Paese, quasi un adulto su due è sovrappeso, con il 36% di essi rientrante nella categoria dei pre-obesi e il 10,4% classificabili come obesi. L’obesità non è solo un problema estetico, ma è una vera e propria malattia che, se sottovalutata, comporta l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari e di diabete, riducendo di fatto l’aspettativa di vita. Si tratta di una patologia che ha anche importanti ricadute psicologiche: perdita dell’autostima, limitazione della vita sociale, malattie ansiose e depressive.

Si tratta di un quadro aggravato da una ulteriore criticità: la difficoltà, per le persone obese, di perdere peso e di mantenere a lungo nel tempo l’eventuale ritrovata forma fisica. “Le statistiche rivelano percentuali di recupero disastrose”, afferma il professor Enrico Filippini, esperto in andrologia, endocrinologia e scienze della formazione del Poliambulatorio Medico Chirurgico Filippini. “Non a caso, la maggior parte delle persone che si rivolge al nostro studio di Brescia per risolvere problematiche legate all’obesità ha già avuto almeno uno o due insuccessi e si trascina dietro una grande paura di fallire di nuovo”.

L’errore più comune è quello di considerare l’obesità come un difetto fisico o la semplice conseguenza di abitudini errate, senza riconoscere che si tratta di una malattia. Di conseguenza, si finisce per affidare il dimagrimento esclusivamente a una dieta, o al massimo a un connubio di regime alimentare restrittivo e movimento.

In realtà, spiega il professor Filippini, un approccio di questo tipo è insufficiente e del tutto inefficace per curare quella che è a tutti gli effetti una malattia. “Se si arriva a raggiungere un peso considerevole, rientrando nella categoria dell’obesità, per risolvere il problema in modo definitivo non è sufficiente adottare un regime alimentare estremamente restrittivo. Le diete di questo tipo sono destinate a fallire - spiega l’esperto - per due motivi principali: il primo è che regimi alimentari di questo genere sono caratterizzati da un continuo senso di fame e da forti limitazioni nella vita della persona, che dopo poco tempo si trova inevitabilmente ad abbandonare il percorso. In secondo luogo, questo tipo di dieta non funziona perché non tiene conto delle problematiche in essere legate al metabolismo o a squilibri ormonali”.

Modificare in modo drastico abitudini e stile di vita, dunque, non è solo una condizione difficile da mantenere a lungo nel tempo, ma è anche un approccio che permette di affrontare il problema soltanto in modo parziale. “Inoltre, prima di stabilire un regime alimentare da adottare, è fondamentale comprendere quali sono le zone del corpo maggiormente tendenti ad accumulare grasso”, spiega il dottor Filippini.

“Prima di tutto si devono individuare tutte le cause e le concause: per una donna, ad esempio, può influire l’ingresso nella menopausa, mentre per altre persone può giocare un ruolo chiave la fame nervosa. Riconoscere tutti questi elementi permette di impostare non tanto una dieta, quanto una terapia dimagrante. Dico sempre che non esistono diete di mantenimento, esistono modalità di controllo del peso attraverso diversi strumenti, tra i quali l’alimentazione e l’attività fisica, che si adattano anche allo stile di vita. È importante che la persona obesa o ex obesa possa mantenere uno stile di vita che sente essere il più possibile normale e adatta a sé. Solo in questo modo, offrendo un approccio e un metodo anziché una serie di ordini e divieti, è possibile abbattere la percentuale d’insuccesso e innalzare quella del mantenimento”.

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