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Don Giovanni è parroco di Pontoglio da un anno

Il tempo è volato. Presto il sacerdote sarà affiancato anche da Simone Migliorati.

Don Giovanni è parroco di Pontoglio da un anno
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E’ arrivato un anno fa. E’ entrato nella vita dei pontogliesi in punta di piedi ed ha saputo farsi apprezzare. Don Giovanni Cominardi, in questi giorni, ha festeggiato il suo primo anno da parroco di Pontoglio. Certo, sicuramente non si sarebbe aspettato la pandemia, che non lo ha nemmeno risparmiato, ma gli ha fin da subito permesso di capire quanta solidarietà e unione c’è nella comunità.

Don Giovanni è parroco di Pontoglio da un anno

«E’ volata - ha evidenziato don Giovanni - Non me ne sono nemmeno accorto. Mi sembra ieri che venivo accolto. Purtroppo l’arrivo del virus ha un pochino interrotto la conoscenza delle famiglie, ma con calma conto di conoscere Pontoglio a 360 gradi. Anche nella tragedia ho potuto vedere quanto bene c’è e sono grato anche a tutte quelle persone che si sono preoccupate per me quando sono stato colpito dal virus. Ho visto una grande sofferenza, ma all’interno di essa, è stato liberato tantissimo bene all’interno della comunità».
Il sacerdote, originario di Castelcovati, ha inoltre scritto una lettera alla cittadinanza che è stata anche pubblicata sul bollettino parrocchiale.

La lettera

«Mai e poi mai avrei immaginato un anno così. È proprio vero che, come dice il libro del Profeta Isaia, “I miei pensieri non sono i vostri pensieri e le mie vie non sono le vostre vie”. Dicendo così però non voglio dire che questo anno è stato peggiore di quanto mi aspettassi. E’ stato certamente diverso anche se ugualmente ricco e a suo modo affascinante. Devo essere sincero, mi sembra solo ieri di essere arrivato timido e un po’ spaventato, sicuramente impressionato dalla bellissima accoglienza di quel giorno. Pensate che la mia famiglia e tanti amici di altri paesi ancora si ricordano di quella accoglienza, degli addobbi preparati, della Santa Messa così ben vissuta e partecipata, dallo straordinario rinfresco al Palabosco con i nostri volontari e i giovani dell’oratorio. L’anno è passato con una velocità pazzesca, quasi non me ne sono reso conto. Ma anche tante persone che ho incontrato in questi giorni esclamavano “già un anno!!!”. Il tempo passa veloce lo sappiamo, è un dono di Dio, l’ho ricordato tante volte, da non sprecare e da riempire soprattutto di amore. Ma cosa vuol dire riempire il tempo di amore? Penso che dobbiamo fare e curare con passione tutto quello che la vita ci presenta nell’ordinarietà quotidiana: curare le nostre relazioni, fare bene e con onestà il nostro dovere, curare il corpo e lo spirito con responsabilità e se ci riesce anche con un po’ di allegria. Essere cristiani non vuol dire essere profeti di sventura ma testimoni della gioia e della speranza che il Signore risorto semina attraverso lo Spirito Santo nei nostri cuori.Ecco, se volessi individuare una cifra sintetica di ciò che più è premuto a me in questo anno è proprio testimoniare questa speranza. L’ho dovuto fare, ma l’ho fatto volentieri, proprio perché è stato un anno caratterizzato dallo straordinario evento del Covid 19. Febbraio, marzo, aprile, maggio: mesi che ci hanno costretto a casa ad isolarci per proteggere noi e il nostro prossimo da questo subdolo nemico oppure per molti, compreso il sottoscritto, a combatterlo con fatica perché divenuto indesiderato ospite nel nostro fisico. Mesi che hanno visto praticamente raddoppiare i nostri cari defunti. Mesi di famiglie ferite dalla morte, e di una morte che ha strappato i loro cari in modo subdolo e feroce. Mesi nei quali ho cercato di fare quello che ritenevo indispensabile: nel possibile stare vici-no alla gente, alla mia gente. Che fosse da una piattaforma volante, da una videocamera del mio ufficio o tramite 28 settembre 201928 settembre 2020diario del Parroco
3le messe trasmesse via social dalla nostra chiesa parrocchiale chiusa ai fedeli. Piccoli espedienti per dire che per voi io c’ero, con quello che meglio riesco a fare, la preghiera e un sorriso che trasmetta consolazione e speranza. Non sono mancate le lacrime. Tante lacrime. Ma io sono così. Non riesco a restare indifferente al dolore delle persone pensando a ciò che anche io ho provato nella perdita di familiari o di persone amiche e care. Ma le lacrime non sono segno di disperazione: sono come le lacrime di Gesù. Esse bagnavano e irrigavano di speranza la vita. Ora si apre un altro anno in mezzo a voi. La situazione rimane incerta e nebulosa ma come ho scritto nel precedente numero de “La Rocca” impariamo a vivere con ciò che è ci è dato di fare e con ciò che è possibile. Il provvisorio non è necessariamente e solo un limite. Importante come dice il nostro vescovo è fare con “serietà e serenità”. Un pensiero ai giovani che porto in modo speciale continuamente nel mio cuore. Quanto mi piacerebbe che anche voi nel vostro stato di vita vi innamoraste di Cristo! Forse lo siete già ma quanto sarebbe bello condividerlo sempre più. Vorrei chiudere questo pensiero a tutti voi pontogliesi con quello che oggi, 28 settembre 2020 ho scritto sulla mia pagina di Facebook: “28 settembre: un anno da parroco... Se mi volto indietro mi tremano le gambe. Un anno del tutto straordinario e questa parola abusata non è messa a caso. Un anno nel quale ho toccato una co-munità forte, da conoscere bene ancora, ma una comunità dinamica che sa mettersi in gioco e che ha affrontato una emergenza storica con dignità e coraggio. Una comunità che ha saputo reagire all’immane dolore e sofferenza che ha toccato tante famiglie. Ho tanti grazie da dire e tante scuse da porgere... Ad ognuno dei miei parrocchiani giungano queste due parole e soprattutto la mia preghiera. Il Signore benedica il nostro cammino! Un abbraccio forte per tutti».

La novità

A novembre arriverà in auto a don Giovanni anche un nuovo sacerdote. Si tratta di don Simone Migliorati. I due preti hanno già lavorato insieme a Toscolano Maderno (dove prima operava il parroco) e sarà sicuramente una gioia essere nuovamente insieme.

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