Montichiari

«Armi al D’Annunzio, vogliamo trasparenza»

Intervento di Pieranna Zambelli dell’associazione «Donne in cammino per la pace»

«Armi al D’Annunzio, vogliamo trasparenza»
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«Donne in cammino per la Pace» è un’associazione nata a Brescia raccogliendo il testimone di due associazioni pacifiste che operano congiuntamente, una israeliana e una palestinese. Donne che spesso con manifestazioni «silenziose» chiedono il cessate il fuoco per i territori devastati dalle guerre. La «materia prima» per le guerre sono le armi e da tempo ormai è nota la situazione dell’aeroporto di Montichiari, scalo civile da cui partono carichi di armi.

«Donne in cammino per la Pace»

«Come “Donne in cammino per la pace” monteclarensi - sottolinea Pieranna Zambelli - sentiamo la necessità di testimoniare sul transito degli armamenti che da parecchio tempo, forse da anni, avviene al DAnnunzio. Le partenze di armi ed esplosivi si sono intensificate negli ultimi tempi e i lavoratori non erano a conoscenza di cosa stessero movimentando, con grande rischio per la loro sicurezza. Il carico e scarico di materiale bellico dovrebbe essere fatto solo da personale militare abilitato e dovrebbe avvenire su cargo militari. Il punto è che utilizzare aeroporti civili fa diminuire di un quinto il costo del trasporto per i produttori di armi».

La posizione in merito delle «Donne in cammino per la pace» monteclarensi è chiara: «Noi diciamo che uno scalo civile non può essere uno scalo al servizio della guerra e che questa questione pone vari interrogativi: di natura legale per quanto riguarda i lavoratori, anche di natura etica per chi si rifiuta di essere complice di movimentazione darmi, senza dimenticare il rischio che ilDAnnunzio possa diventare sito sensibile. La situazione è nota - conferma Zambelli -. Ci sono state due interpellanze in Camera e Senato e a cui non è ancora stata data risposta, appellial Prefetto che non ha risposto, c’è una richiesta di audizione in Regione, ci sarà presto in Provincia una richiesta di chiarimenti. L’unica “risposta” che è stata data è quella della società che gestisce l’aeroporto cioè una ritorsione sindacale nei confronti del lavoratore che ha portato all’attenzione del pubblico la situazione in quanto responsabile della sicurezza dei colleghi. Ad oggi di fatto non si sa quali siano i vettori che trasportano le armi, non si sa quando arrivano e partono, non si conoscono le destinazioni». La situazione effettivamente propone riflessioni sul piano legale, per la sicurezza, sul piano etico. «Senza dimenticare la necessità dellatrasparenza - aggiunge Zambelli - perché noi di Montichiari dobbiamo sapere cosa sta succedendo».

Armi

Pieranna Zambelli parte dalla situazione particolare di Montichiari per riflettere sul contesto internazionale in cui si inserisce: «Entra in gioco anche il tema della produzione di armi e alla fine della guerra. Stiamo imboccando la strada del conflitto nucleare, Palestina, Siria, Ucraina non sono lontane e a fronte di questa situazione mi chiedo come sia possibile far finta di niente girando la testa dall’altra parte. La guerra sembra essere diventata come una soluzione accettabile e invece per noi c’è bisogno di una reazione da parte dei cittadini, di rifiuto anche all’aumento delle spese militari che sottraggono miliardi a sanità e scuola. Stiamo imboccando la strada di un’economia di guerra? Secondo noi la situazione del “DAnnunzio” va inserita in questo contesto globale e in futuro nessuno potrà dire di non essere informato, secondo me è importante che ci sia una richiesta da parte di tutti i cittadini alle istituzioni, anche a quelle locale, di prendere posizione sulla vicenda dell’aeroporto di Montichiari. Ad oggi lo ha fatto solo il Comune di Castenedolo e l’auspicio che altri Comuni assumano un’analoga iniziativa. I cittadini hanno il diritto di avere risposte dagli enti preposti che sono i sindaci, le amministrazioni provinciali, la Prefettura, l’Enac e il Parlamento. È importante che non venga taciuto nulla, che ci sia uno spazio di discussione e sarebbe auspicabile che questo spazio di discussione fosse la “casa” dei cittadini di Montichiari cioè il Consiglio comunale, un Consiglio comunale aperto dove tutti possano esprimere la propria opinione. A me piacerebbe che l’amministrazione comunale diventasse innanzi tutto il garante della sicurezza del cittadino e che si facesse interprete della necessità, come dice John Lennon, di dare un’occasione alla pace oltre che aderireal coordinamento degli enti bresciani per la pace. Noi come “Donne in cammino per la pace” vorremmo che i nostri diventino “paesi di pace”, non solo paesi “per la pace”, perché essere paesi di pace vuol dire ascoltare i cittadini garantendo innanzi tutto trasparenza, sulla base del principio che non c’è pace senza giustizia sociale. Come portavoce delle “Donne in cammino per la pace” mi sento di fare un appello alle forze politiche locali, alle associazioni che difendono i valori costituzionali, ai sindacati. all’associazionismo laico e cattolico, a tutta la rete che si riuniva sotto la sigla di “Vocabolari di Pace”, agli scout che sono sempre in prima fila alla marcia della pace di Assisi, alla rete non violenta affinché si possano concretizzare iniziative di sensibilizzazione alla pace nella nostra comunità. A chi dice che le sorti del mondo sono in mano ai potenti rispondo con le parole di don Fabio Corazzina: “Si può lottare seriamente partendo dalla propria terra, là dove si abita e ci si sente a casa per poter abitare il mondo e sentire il mondo come casa. Perché la mia terra sia terra di pace, giustizia, libertà, riconciliazione, speranza e fraternità”».

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