Aziende in crisi, gli stranieri scappano

Aziende in crisi, gli stranieri scappano
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Nonostante le ondate migratorie, dal 1 gennaio 2014 al 1 gennaio 2015 sono diminuiti gli stranieri nei diversi Comuni bresciani. Il picco che si era registrato tra il 2012 e il 2013 e 2014, con aumenti anche di centinaia di stranieri per singolo Comune, subisce una leggera battuta d'arresto, come mostrano gli ultimi rilevamenti Istat. Ma con gli attuali livelli occupazionali, gli stranieri «rubano» ancora il lavoro agli italiani? Se durante la crisi il numero di occupati italiani è diminuito e quello degli occupati stranieri no c’è da sottolineare che se gli occupati stranieri sparissero dal mercato del lavoro non necessariamente il loro posto sarebbe occupato dagli italiani. Il mercato del lavoro non è da considerarsi infatti un bacino alimentato dagli assunti e svuota da esodati, licenziati o pensionati, ma un insieme di segmenti solo in parte comunicanti. Segmenti che a loro volta si dividono in lavoro regolare e irregolare, o quelli dei «dirty dangerous demeaning jobs», i lavori «sporchi», che grandissima parte degli italiani, soprattutto le nuove generazioni, possono permettersi di rifiutare nella speranza di trovare un'occupazione più affine al titolo di studi. Sul mercato del lavoro, gli immigrati sono complementari piuttosto che concorrenti agli italiani.

Colf e badanti straniere permettono alle donne di andare più tardi in pensione e ne aumentano il tasso di occupazione; la presenza di manodopera straniera a costi competitivi ha contribuito a mantenere basso il prezzo di moltissimi servizi, non solo in ambito domestico ma anche nel turismo e soprattutto nella ristorazione. Insomma, la trasformazione degli immigrati in capro espiatorio, da ormai vent'anni alimentata da ormai obsolete politiche populiste, oltre che «demagogica» non tiene peraltro conto della crescita a livello interno, come mostrano le economie di Germania e Regno Unito che basano grandi comparti delle loro economie sui tassi migratori, forse con l'ausilio di politiche più concrete che l’Italia non ha ancora concretizzato e per la quale sono necessarie misure amministrative e non di propaganda politica. Il ruolo culturale svolto da sempre dal lavoro, oltre che strumento di tutela della tradizione è anche veicolo d’integrazione, offrendo un futuro concreto e soprattutto «legale» a molte persone provenienti da altri Paesi e che hanno scelto di vivere a Brescia e di rimanerci nel rispetto della legge. Per quanto riguarda la popolazione straniera presente sul nostro territorio, lo studio di Confartigianato evidenzia che nell'occupazione al primo trimestre 2015 c'è una timida crescita dell'occupazione dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente più marcata per la componente straniera che aumenta del 3,8% (+83 mila unità) mentre gli occupati italiani salgono dello 0,3%, solo però per alcuni comparti lavorativi. Una crescita che negli ultimi due anno non ha subito particolari incrementi, dal 2014 quando gli stranieri in Lombardia erano circa 1milione 105mila si è passati a 1milione 156mila nel 2016, e come riportano sempre gli ultimi dati, aumentano gli stranieri regolari, diminuiscono quelli irregolari. Le occupazioni più diffuse tra gli immigrati stranieri in Provincia sono similari a quelle del resto del paese e alle regioni geografiche e sono principalmente occupazioni come domestici, addetti alle pulizie, operai, muratori, camerieri, magazzinieri, lavapiatti nonchè impiegati nell’agricoltura. Sotto il profilo sociologico, rispetto al titolo di studio, la percentuale di soggetti che ne è priva si mantiene per entrambi i generi su valori contenuti del 3% mentre chi non possiede un titolo oltre la scuola dell’obbligo è 1 su 2. Sono infatti le donne, soprattutto quelle delle nuove generazioni a conseguire un titolo accademico circa il 14,8% contro il 10% con punte che raggiungono il 28,6% tra le 50-54enni. In relazione invece alle aspettative, anche qui si registrano lievi mutamenti, tra il 2014 e 2015 cambiano infatti le intenzioni a trasferirsi in altro paese. Nel 2014 il 69% non aveva intenzione di trasferirsi dalla Lombardia, nel 2015 invece il 73% lo «straniero» desidera ri-emigrare. Tra questi, il 3% punta al trasferimento in altro comune o regione, il 10% in altro stato, il 3% desidera tornare al paese di origine. Nei risultati è stato notato, rispetto allo scorso anno, un relativo miglioramento rispetto agli stili di vita e alla propensione a comportamenti ritenuti corretti per la salute, quali il minore utilizzo di tabacco, l’incremento dell’uso di frutta e verdura, una maggiore propensione all’attività fisica e alla cura della persona. Cambiamenti che possono fare ipotizzare la presenza di una popolazione straniera sempre più integrata.

Sul fronte dell’accoglienza la Lombardia si classifica come prima regione per numero di strutture temporanee: secondo il Ministero dell’Interno nell’ottobre 2015 risultavo operative in regione 544 strutture, pari al 18% del totale delle strutture temporanee nel paese. Anche per numero di immigrati ospiti nei centri d’accoglienza, la Lombardia accoglie circa il 13% di essi, 8% nel 2014 e Brescia fino a qualche tempo fa era dopo Milano la Provincia più invitante dal punto di vista “lavorativo”. Lo è ancora? I dati mostrano che la Lombardia è ancora la principale regione ospitante, ma la permanenza degli stranieri nelle diverse province si riduce di anno in anno, classificando la regione come meta temporanea di passaggio. Nei singoli Comuni delle due province di Brescia e Mantova infatti si notano tranne rari casi come Castiglione delle Stivere e Visano, diminuzioni che seppur timide danno già un’idea chiara di come la percentuale di stranieri residenti sia in calo nelle diverse aree geografiche provinciali e comunali. Tra questi, le nazionalità più presenti sul territorio, rimangono quella romena, albanese e indiana, seguite poi da Marocco, Pakistan e Repubblica popolare Cinese. Crisi del lavoro, ambiente, inquinamento, tasse sempre più alte, rappresentano un fardello che spinge non solo gli italiani a fuggire all’estero, ma gli stessi stranieri.


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