Carpenedolo, una strada per Angelo Remedio

Carpenedolo, una strada per Angelo Remedio
Pubblicato:
Aggiornato:

Una strada per Angelo Remedio, conosciuto a Carpenedolo come signor Omboni. È questa la richiesta che ormai da diversi anni sta portando avanti la signora Gioconda Bozzola che per cinquant’anni ha lavorato nei possedimenti dei Remedio a Carpenedolo e tramite i racconti di suo padre e altre informazioni ottenute in paese ha imparato ad apprezzare il signor Omboni. Già, come spesso accade in diverse parti d’Italia diventa facile, forse fin troppo, dimenticarsi delle proprie radici, da dove si viene. Del resto un albero senza radici ha vita breve e così succede anche alle comunità o alle persone che dimenticano il loro passato, quelle radici storiche che dovrebbero insinuarsi nel tessuto sociale di Carpenedolo. Con tutto il rispetto per via Ernesto “Che” Guevara”, per esempio, non si capisce quale sia la relazione tra il rivoluzionario cubano e la cittadina della bassa bresciana. Non sarebbe meglio, invece, rispolverare la storia di Carpenedolo e dei personaggi che si sono contraddistinti nel corso dei decenni? Nelle ultime settimane abbiamo parlato del partigiano Amilcare Baronchelli e di quella lapide che durante gli anni è stata spostata da una parte all’altra del paese. Una storia, anche quella, che rischia di finire nel dimenticatoio.

Oggi, però, parliamo di Angelo Remedio. Anzi, è la signora Gioconda che parla del signor Remedio che oggi è quasi un fantasma. Quasi nessuno lo conosce in paese, le persone anziane lo ricordano a stento. Non c’è una lapide che lo menziona e al cimitero (non quello di Carpenedolo), dove è sepolto, non c’è neanche una sua foto. Anzi, uno dei pochi oggetti ancora presenti nel paese della bassa bresciana del signor Remedio, ovvero Omboni, è la poltrona sulla quale trascorse una parte della sua vita dopo che una malattia l’aveva costretto a non essere più autosufficiente. Quella poltrona, oggi, è custodita con cura da un cittadino di Carpenedolo. Ma al di là di questo particolare, la signora Gioconda Bazzola non dimentica alcuni particolari della vita di quell’uomo che non ha mai dimenticato: «Da quanto mi raccontò mio padre, Bartolomeo Bozzola, ho saputo che il signor Remedio (che all'inizio della sua vita lavorativa aveva fatto il commesso nei grandi magazzini di stoffe di Brescia) era proprietario di fondi rustici e terreni nella frazione Lame che confina con la provincia di Mantova e di diverse cascine nel raggio di tre chilometri. Prima della Seconda guerra mondiale, Remedio veniva spesso a Carpenedolo per visitare le sue proprietà. Erano anni difficili, c’era poco lavoro e allora il signor Remedio (e qua si inizia ad intravedere il suo carattere, la sua bontà e il suo altruismo) ebbe l’idea di bonificare le sue proprietà in quanto erano paludose e poco adatte alla colture. In quel modo lavorarono tanti disoccupati. Nel frattempo vennero ristrutturate le cascine e la gente iniziò a coltivare la terra e ad allevare il bestiame.

I raccolti, però, all’inizio erano scarsi e Remedio, conosciuto come Omboni, li lasciò ai contadini in modo da far mangiare le loro famiglie che stavano attraversando mesi difficili». Con il trascorrere del tempo, però, il raccolto si fece sempre più ricco e anche il portafoglio di Omboni ne aveva tratto benefici. Sono gli anni in cui Angelo Remedio incrementa il proprio conto in banca. «Era una persona con una grande umanità. Fece diverse donazioni al vecchio ospedale di Carpenedolo, che in quel periodo accoglieva ammalati di tisi e altri pazienti. Aiutò anche il ricovero per anziani, l’asilo infantile, l’Istituto Girelli e fece mettere, a proprie spese, dei sordomuti in collegio. Tra l’altro, a Carpenedolo, ha fondato il caseificio sociale». La signora Gioconda Bozzola racconta che «nella ricorrenza di Santa Lucia caricava la sua Balilla di dolci, giocattoli e vestiti per i bambini del paese. Era un benefattore. Possedeva un bel palazzo in via Castello, ma a causa di una malattia rimase infermo per venti anni (in questo periodo aveva venduto le cascine, ma gli erano rimasti i terreni) e morì nel dicembre del 1963. Nel suo testamento aveva scritto che i figli, a vent’anni dalla sua morte, avrebbero dovuto dare 20 milioni di vecchie lire alla Casa di riposo. Un avvenimento riportato negli atti dell’ente, quando era presidente Guido Baroni». Questa è la storia del signor Remedio, un «benefattore dei poveri», come scriveva il 23 aprile del 1950 il sindaco Girolamo Ravera conferendogli la cittadinanza onoraria: «Sempre primo a rispondere ad ogni appello a finalità benefico-sociali, è persona umanamente amata e apprezzata dal paese», si legge nel documento ufficiale del comune. Remedio è stato un uomo che ha voluto bene a Carpenedolo ed è giusto, a questo punto, dedicargli una via del paese. Giusto per non smarrire quelle radici che legano il passato con il presente della cittadina.


Seguici sui nostri canali