Castiglione. Erica Tellaroli dedica la vita ad aiutare i poveri

Castiglione. Erica Tellaroli dedica la vita ad aiutare i poveri
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Quando si crede di non avere nulla, ci sono persone che convincono del contrario. Persone che donano, non solo tutto quello che hanno, ma anche tutto quello che sono. Erica Tellaroli ha deciso di essere una di quelle persone, con semplicità, senza ostentare nulla. Erica parte 18 anni fa per il Sud America, decide di diventare missionaria per l’operazione «Mato Grosso» (Omg), un movimento di volontariato educativo rivolto ai giovani. Omg nasce nel 1967 grazie a Ugo de Censi, un missionario salesiano di origini valtellinesi. Erica entra in contatto con questa realtà e se ne innamora. «Inizialmente decide di fare un periodo di tre mesi, poi il tempo che passa in Sud America è sempre più lungo.» Racconta il fratello Omar «La scelta di Erica non è stata improvvisata, la sua decisione è stata maturata, è cresciuta con lei. Fin da giovane aveva un desiderio fortissimo di aiutare gli altri. Mi ricordo che quando eravamo ragazzi lei non amava divertirsi, andare in discoteca o cose così. Lei aiutava gli altri, magari faceva la raccolta di alimenti o abiti per i più poveri.» Erica ha voluto ascoltare fino in fondo questa spinta verso l’altro che sentiva dentro di lei, fino a dedicarvisi completamente. «Lei è sempre stata alla ricerca di qualcosa di “buono” e quando si cerca nella direzione giusta si trova.» Spiega il fratello. L’ultima volta che Erica è tornata in Italia è stata l’estate scorsa. Solitamente però torna ogni tre anni per cinque o sei mesi, soprattutto per mantenere i contatti.

«Erica è sostenuta da persone dei dintorni e non. Lei torna proprio per curare questi contatti che l’aiutano a volte con delle donazioni, altre, dandole fisicamente una mano. Sono tante le persone generose che l’aiutano costantemente. Molti di questi benefattori sono andati con lei in missione a Pomallucay per vedere la situazione, e tutte le volte che torna a casa desiderano sapere come stanno le persone di cui si prende cura.» Erica si occupa delle realtà più difficili, nella Casa Santa Teresita infatti, vengono ospitate le persone più emarginate. Anziani ammalati e abbandonati, colpiti da diverse patologie come ictus, paralisi e demenza senile, che morirebbero nella sofferenza e nella malattia se nessuno li accogliesse. Sono ospitati anche malati psichiatrici dalla nascita oppure diventati così a causa di incidenti o patologie, ma anche malati cronici. «Nella Casa Santa Teresita c’è una piccola infermeria. In Perù la sanità costa tantissimo. Se una persona è ferita gravemente e non può permettersi di pagare anche solo ago e filo viene lasciata morire dissanguata. Oppure, se dei bambini non riescono a camminare vengono lasciati a loro stessi. I medicinali in Perù sono carissimi, fortunatamente molti mandano le medicine dall’Italia per aiutarla». Erica lavora per le briciole. Piccoli tamponamenti a una situazione che non si sa quanto possa cambiare. I «se» e i «ma» non servono a Erica. Lei non si è posta il problema se un giorno la situazione possa cambiare.

Lei prende per mano la sofferenza di un vecchio, s’inginocchia per sorridere a un malato in carrozzina, prende in braccio un bimbo down e lo bacia sulla fronte, accarezza il volto di un uomo morente per non farlo sentire solo. Non cambia il mondo, raccoglie il poco e cerca di farlo crescere, fin dove riesce, fin dove può. «Una delle volte che sono andato a trovarla mi si è impressa nel cuore. Erano le tre del mattino e Erica mi sveglia improvvisamente dicendo che uno dei piccoli, Cesar, un bambino down, stava malissimo. Stava per morire a causa di un grave problema cardiaco. Lei con tutta la forza che poteva avere ha cercato qualcuno per poterlo battezzare e stargli vicino. Io non sapevo come reagire, ero paralizzato. La forza che ha tirato fuori in un momento così fragile, è stata straordinaria. Se dovessi scegliere una parola per definire Erica direi che “lei è provvidenza. Quando penso a lei penso a questo.» Ora Cesar sta bene e cresce fra le braccia di Erica, insieme ad altri miracoli umani a cui serve davvero pochissimo per sorridere, esigenti solo nell’amore. Erica scrive «Se qualcosa è stato costruito è nato per Provvidenza, è stato fatto solo grazie al Cammino. Senza i sì detti qui in Italia non potrei nulla. Ringrazio di cuore chi aiuta e aiuterà con la sua generosità, il suo affetto e la preghiera. Grazie.»


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