Montichiari,l'uomo che ha scalato il Kilimanjaro

Montichiari,l'uomo che ha scalato il Kilimanjaro
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«Anche gli animi avventurosi, per raggiunti limiti di età, ad un certo punto tornano a casa.» Così esordisce Bruno Roversi lo skipper monteclarense che ha compiuto la sua ultima traversata dell’oceano Atlantico all’età di 75 anni e poi ha deciso di ritornare a Montichiari, la cittadina nella quale ha avuto i natali. Una vita veramente avventurosa la sua: nato nel 1931, resta in paese fino a 25 anni quando lascia il lavoro in banca, che ritiene inconciliabile con il suo carattere, e apre un negozio di elettrodomestici a Brescia. Sportivo da sempre con una grande passione per l’ippica e per il karate, la sua vera svolta avviene a cinquant’anni quando decidere di vendere l’attività e partire alla ricerca di quegli stimoli che da tempo sente mancare alla sua vita. «Era il 1982 ed ero estremamente scontento della mia vita privata, sentivo un impulso forte ad uscire dalla routine quotidiana e ho fatto quello che a molti potrebbe sembrare una follia: mi sono proposto ad un’agenzia viaggi come guida turistica per Israele ma non per i soliti luoghi di pellegrinaggio bensì per siti meno turistici come il Mar Morto, il deserto del Negev, Tel Aviv. Sono diventato in breve un esperto di viaggi avventura: ho visitato la Cina, il Kasmir e sono arrivato anche a scalare il Kilimanjaro, la montagna sacra dei Masai. È una scalata, seppur non difficile dal punto di vista alpinistico, molto dura a causa delle condizioni climatiche perché in cinque giorni si cambiano molteplici ambienti: foresta pluviale, zona boschiva alpina, tundra, deserto roccioso e infine il ghiacciaio con meno 25 gradi e solo il 50 per cento di ossigeno. Del gruppo del quale facevo parte, formato da 5 persone, sulla cima sono arrivato io solo.»

Nel 1985 nemmeno i continenti gli bastano più e inizia una nuova attività come secondo di bordo e poi come skipper. Compie moltissimi viaggi nel Mediterraneo in barca a vela ma anche nell’Atlantico e nel Pacifico arrivando fino alla Polinesia francese. Cinque sono le traversate oceaniche che mette a segno, l’ultima a ben 75 anni. «Il mio ultimo viaggio in assoluto l’ho compiuto a 78 anni trasferendo una barca dalla Grecia a Trieste. Sono tornato a casa con una bronchite trascurata che, pur non avendomi lasciato conseguenze, mi ha dato la certezza che la vecchiaia fosse arrivata e che da quel momento avrei potuto viaggiare solo con la fantasia.» Da buon esploratore, Roversi non si è dato per vinto: ha imparato a navigare su internet, ad usare facebook dove ha stretto nuove amicizie. Ha cominciato a scrivere racconti pubblicati prima su due riviste nazionali di nautica e poi in un libro: «Racconti di mare e di terre lontane» pubblicato nel 2010 e ora si prepara a darne alle stampe un altro in cui narra della sua infanzia monteclarense e delle memorie di giovinezza. «Ho viaggiato tantissimo e fatto molteplici esperienze. Sono tornato a Montichiari perché, pur girando il mondo, questa è la mia terra e qui sentivo le mie radici. Ho trovato un paese attivo culturalmente che vorrei vivere di più se l’età me lo permettesse. Mi godo le nipotine, mia moglie Nadia, che mi ha sempre incoraggiato a seguire i miei sogni, e vado spesso al cimitero dove è sepolta Maria, la mia primogenita, morta a poche ore dal parto. Non me ne vogliano gli altri, ma è lei la figlia che amo di più e la sua tomba il luogo dove, dopo tanto cercare, trovo finalmente la pace.»

Marzia Borzi 


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