Ghedi. Gev, ci sono tre nuovi volontari

Ghedi. Gev, ci sono tre nuovi volontari
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Tra i 60 candidati presentatisi alla Commissione regionale in seguito al corso per guardie ecologiche volontarie della Provincia di Brescia, 51 gli esaminati di cui 36 idonei. Tra questi Ghedi può vantarne ben 3. Noemi Visini, Giuseppe Brizzolari e Matteo Bonoldi saranno le tre nuove sentinelle che vigileranno sul territorio svolgendo gratuitamente e volontariamente il servizio di vigilanza ecologica e tutela ambientale sul territorio bresciano. Manca solo il decreto prefettizio e poi quello provinciale, insomma «l'iter burocratico proseguirà fino ad ottobre circa - a dirlo è il segretario del corso Enrico Pinto - in questo frattempo saranno addestrati con Gev più esperte, intanto noi stiamo creando gli organigrammi per creare squadre operative in base alle attitudini». Sì perché il corposo programma trattato, spaziando da nozioni riguardanti la flora, la fauna, la micologia, qualche nozione di geologia, normative a tutela di specie protette ed in materia di trattamento dei rifiuti e degli scarichi reflui, oltre a non assicurare, se non dopo specifico studio, la buona riuscita dell'esame deve essere completato da apposita preparazione sul campo.

Diversi gli ambiti in cui potersi rendere utili «Siamo a disposizione per educare alla tutela del territorio - ha spiegato Noemi - invitando al contenimento dei rifiuti, ad un riciclo responsabile, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio. Sarà nostro compito, inoltre, prenderci cura delle acque superficiali e di proteggere la falda da inquinanti». Un compito ambizioso e un duro lavoro per i quali le nuove leve avranno a disposizione un prezioso riferimento sul territorio come Bellaviti. E allora perché diventare gev? A rispondere è Matteo, classe 1984, uno dei più giovani, che, dopo anni a pensare «che la svolta potesse arrivare soltanto da chi sta ai vertici» ha realizzato che in realtà «i cambiamenti spesso arrivano dal basso e che è il pungolo da parte delle masse che genera la spinta che poi porta i vertici ad un cambio di direzione». Da qui la volontà di «rimpinguare le fila di un corpo di volontari a tutela della salubrità del territorio rende evidente la carenza di risorse che la pubblica Amministrazione mette a disposizione». Tanto più in un territorio come la Bassa bresciana «un territorio da troppo tempo martoriato da interessi privati e talvolta anche dall’indifferenza dei cittadini» secondo Matteo.

«Vivendo qui - ha spiegato Giuseppe - e assistendo alla distruzione ed avvelenamento continuo della nostra terra, ci si chiede come è possibile accettare come un fatto irreversibile tutto questo». Ma come sempre per riuscire bene in un compito è l'unione che fa la forza: «Confidiamo che anche i nostri concittadini ci possano essere d’aiuto - ha commentato Noemi - e che aumenti la loro sensibilità alla tutela e preservazione di acqua, suolo e paesaggio».


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