Pesche bresciane e granoturco a rischio

Pesche bresciane e granoturco a rischio
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Il «Global warming» è uno dei problemi ambientali che più metterà a rischio la nostra vita con conseguenze dirette sulla nostra salute e su quello che coltiviamo e mangiamo. Flora e fauna subiranno massicce ripercussioni e fioccano già le prime liste ufficiose sui cibi che potrebbero scomparire se non si decide di intervenire in maniera tempestiva e risolutiva su un problema che minaccia la nostra stessa sopravvivenza. Tra i frutti più amati e più coltivati nella zona del Garda, le pesche. Come molti degli alberi da frutto le pesche necessitano di lunghi e freddi inverni. Sono infatti con le ciliegie, i frutti che stanno maggiormente risentendo degli effetti del Global Warming. «Tra le soluzioni messe in campo a breve termine dai produttori - spiega Luca Maffezzoni. esperto in scienze ambientali - anche quella di sperimentare nuovi innesti che prevedano la fioritura anche in assenza di temperature rigide. Sarebbe infatti una specie d'esportazione australiana, la pesca che potrebbe soppiantare la nostra varietà italiana grazie alla sua capacità di adattamento a climi con temperature sempre meno rigide.

Stessa problematica emersa anche per il granoturco che infatti sarebbe sempre più in difficoltà proprio per le anomalie ambientali dovute al riscaldamento globale. Tra i rimedi concepiti dagli agricoltori di zona la piantumazione di alberi sia sulle rive dei fiumi e sia sul perimetro dei campi coltivati con l’obiettivo di di placare e proteggere le coltivazioni di granoturco dai venti che contribuiscono alla disidratazione della pianta, già sofferente per le alte temperature e la scarsità di risorse idriche. Il lento ma inesorabile innalzamento delle temperature negli ultimi decenni ha costretto a modifiche negli stessi tempi della semina e reso i raccolti sempre meno abbondanti. Il pane, elemento imprescindibile della dieta italiana, secondo i più pessimisti, potrebbe anche diventare un genere di consumo sempre più difficilmente reperibile, i cui prezzi e disponibilità potrebbero subire pesanti mutamenti. Anche Il miele, molto diffuso nelle nostre zone ha risentito delle conseguenze dirette del riscaldamento globale. Nonostante l'operosità delle api e la loro facilità di adattamento, non è scontato che possano risentire di questi preoccupanti cambiamenti. «L’unica soluzione - conclude Luca Maffezzoni - è un radicale cambiamento che miri, attraverso politiche di salvaguardia ambientale, al miglioramento della qualità dei particolati e all’utilizzo condiviso di nuove e migliori fonti energetiche.»

Marika Marenghi


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