Montichiari. La malattia e la voglia di lottare

Montichiari. La malattia e la voglia di lottare
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Ha uno sguardo semplice e diretto Mauro, sempre sorridente negli scatti di famiglia, pieno di vita e di entusiasmo sia da piccolo che ora, ormai uomo maturo. La sua dolcezza e il suo animo sensibile traspaiono dai post su facebook, dove emergono la sua passione per le filosofie orientali e per l'Inter, ma soprattutto dai suoi versi profondissimi. Mauro Mondinelli è, come gli piace definirsi attraverso le liriche dello scrittore coreano Ko Un, un poeta «Le cui parole s’insinuano fra i mali e le bugie del nostro tempo. Il cui animo è condannato». Non è di certo l’animo di Mauro però ad essere incatenato a qualche condanna morale, anzi quello vola in alto verso una leggerezza di libertà che pochi conoscono, ma piuttosto il suo corpo, minato, praticamente dalla nascita, dalla tetraparesi spastica da cerebropatia neonatale. Ha soli 40 giorni, infatti, quando, a seguito ad altissima febbre, scatta questa patologia. I primi anni sono un po’ complicati ma fino ai 17 riesce ancora a camminare. A 7 anni, comincia a frequentare la scuola speciale «Centro spastici» dove impara a scrivere con la mano destra mentre la sinistra non riesce proprio a controllarla, per poi passare, a 25, all’Istituto Nikolajewka di Mompiano. Verso i 32 anni sente arrivato il momento di mettersi alla prova anche fuori dall’istituto e, con l’aiuto dei Servizi Sociali di Montichiari, lavora per un po’ di tempo al Centro Raphael, il Comune e la biblioteca come aiuto archivista. Oggi, all’età di 54 anni, ha dovuto abbandonare anche queste attività che lo appassionavano tanto causa problemi fisici, soprattutto legati alla schiena e vive alla Fascia D’Oro con il padre Adamo e il fratello Sandro mentre l’amatissima madre Caterina è mancata due anni fa. A lei, che considera il suo angelo protettore, dedica spesso versi delicati e intrisi di struggente nostalgia.

La scrittura è una grande passione per questo uomo dalla forza di volontà incredibile: nasce sui banchi di scuola e riesce a superare anche limiti invalicabili. Entrambe le mani di Mauro, infatti, ad un certo punto decidono di abbandonarlo e di non rispondere più ai suoi comandi, lui non si dà di certo per vinto e impara a scrivere con il piede sinistro. «Quando la mano mi ha abbandonato, ho inventato una strategia tutta personale» racconta lo scrittore «utilizzavo il piede sinistro, all’inizio mettendo un ausilio in plastica con dei buchi sulla tastiera per aiutarmi nella battitura dei tasti poi ho preso dimestichezza anche senza di questo. Con l’avvento di internet e soprattutto di facebook mi si è aperto un mondo di possibilità. La parola per me è sempre stata una creatura aliena: riesco a parlare, sì, ma mi costa una gran fatica e invece la parola scritta… la parola scritta è l’infinito.» Un infinito nel quale Mauro spazia fin da giovanissimo: «Le mie prime poesie risalgono a quando avevo 20 anni ma naturalmente sono andate perdute, da allora ne scrivo a periodi alterni perché mi aiutano come sfogo nei momenti di tristezza e di rabbia.

Uno dei miei amici più cari, Giancarlo, ne ha anche musicate alcune: avevano, a detta di tutti, una struttura che si avvicinava a quella musicale, per questo sono state eseguite durante alcune serate e concerti, è stato emozionante e un modo per incontrare nuova gente.» In un mondo in cui l’handicap fisico può essere una barriera ai rapporti umani, fortunatamente non c’è più solo un modo per fare le cose, le nuove tecnologie aiutano e si può trovare la propria strada con originalità soprattutto attraverso la poesia, l’arte che da sempre, più di ogni altra, abbatte ogni barriera, trasformando anche un piede sinistro in una bacchetta magica.

Marzia Borzi 


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