Montichiari, Samanta Tisi «l’usignolo»

Montichiari, Samanta Tisi «l’usignolo»

I cantanti lirici sembrano creature celesti, entità supreme, esseri dalla voce inarrivabile, capaci di creare vette di emozione e di intensità, suscitando quasi un timore reverenziale in chi tenta di avvicinarli e ci si chiede quale sia la vera anima che si nasconde dietro il loro canto e cosa li spinga ad intraprendere una carriera che sembra così lontana dalla semplicità dei paesi nei quali sono nati. Abbiamo avuto l’onore di scoprirlo da Samanta Tisi, una delle voci più limpide di Montichiari, soprano e maestra di canto molto apprezzata, che ci ha svelato come anche una semplice ragazza di provincia, senza una tradizione familiare lirica alle spalle, possa realizzare quello che all’improvviso diventa il sogno di una vita. «Ho iniziato tardi la mia carriera» racconta Samanta «perché la mia attività era quella d’infermiera. Mia mamma Giuseppina (mancata otto anni fa per un male incurabile) faceva l’infermiera, io sono cresciuta in quell’ambiente e quello era il mio destino. Avevo ereditato la mia bella voce da mia mamma, cantavo in chiesa, a qualche festa di paese ma nulla più. La passione è scattata quando ho deciso di iscrivermi ad un corso di canto della scuola d’Archi Pellegrino da Montechiaro, giusto per trovarmi un hobby qualsiasi. Lì i miei primi maestri mi hanno fatto capire di avere doti vocali notevoli ma, ancora per lunghi anni, ho alternato il lavoro in ospedale con quello dello studio al Conservatorio di Brescia.

Ricordo la lettera di licenziamento tenuta nel cassetto per mesi e mesi perché non mi decidevo a lasciare un’attività certa per l’incertezza totale. Fu mia madre a costringermi. Mi disse: “Il canto lirico è il tuo sogno e quello devi coltivare!”». A differenza di tanti genitori che vedono l’ambiente del teatro come qualcosa da cui tenersi lontani, sono i genitori di Samanta a spingerla verso l’entusiasmante ma non facile cammino costellato i primi anni da tanta fatica, pochissimi soldi, studio rigoroso e un piccolo appartamento diviso con un’amica e con tantissime ristrettezze. «I miei genitori mi avrebbero aiutato ma io volevo farcela con le mie forze. Cantavo in posti assurdi per poche lire, eppure la passione fortissima muoveva tutto e tutto mi faceva sopportare. Alla fine del Conservatorio, il destino ci ha messo la sua: sono stata operata per un grave problema fisico, uno stadio precanceroso. I mesi di convalescenza, il recupero anche psicologico della mia forma mi sono costati molto. Ho dovuto ricominciare tutto da capo come se la voce fosse da rieducare, trovando per mia fortuna una maestra eccezionale come Edith Martelli (soprano che debuttò ad Edimburgo con Maria Callas) che mi ha seguito fino al diploma presso il Conservatorio Giuseppe Nicolini di Piacenza nel 2005. Nel 2007 ho lasciato definitivamente il lavoro in ospedale, mi sono esibita in alcuni dei maggiori teatri nazionali come l’Arena di Verona con Morricone, ho vinto un’audizione per il circuito lirico lombardo come corista professionista e oggi sono insegnante di 49 allievi. A questi insegno con severità che si raggiungono i propri sogni lavorando con tenacia e non staccando mai lo sguardo dal meraviglioso orizzonte che vogliamo raggiungere.»

Marzia Borzi