Castiglione, dai mattoncini alle auto da corsa

Castiglione, dai mattoncini alle auto da corsa
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Quando la passione e l’impegno incontrano le capacità, i sogni hanno qualche speranza di realizzarsi. Nel caso di Matteo Maffeis, un ragazzo di 23 anni, il percorso che ha costruito e sta costruendo tutt’ora ha una direzione ben precisa, fatta di ambizioni e consapevolezze. Amante dei motori fin da piccolo è passato dalla costruzione di modellini alla progettazione di telai di macchine da corsa, grazie a un progetto universitario. Come nasce la tua passione per i motori? «La mia passione non è nata. Diciamo che si è evoluta dalla passione per l’aeronautica. Non c’è un motivo ben preciso, c’è solo un’affinità a livello tecnico tra aeronautica e motor sport, perché c’è molta più ricerca a livello di struttura e di motore. Ma la passione per i motori non è l’unica che mi accompagna, in realtà ne ho molte altre, come quella per il modellismo e la musica, in particolare musica d’organo. Suonare l’organo è un’attività che non ho intenzione di mettere da parte, in qualsiasi modo mi farò accompagnare da essa.» Quella per i modellini, invece,quando nasce? «Nasce per caso.

Intorno alle medie. E’ una passione che deriva dai famosi mattoncini, i Lego. A un certo punto non mi bastavano più, erano troppo quadrati e troppo definiti per rappresentare qualcosa di reale. Ho visto per caso una scatola di montaggio con dentro un paio di colori, colla e pennello e ho deciso di provare. Il mio primo modellino è stato l’aereo F4 Phantom 2. Se non sbaglio avevo dieci anni quando l’ho costruito. Io non li considero solamente giocattoli ma qualcosa di più, perché dietro alla produzione di un modello in scala cerco di approfondire anche la storia che c’è dietro a quel particolare aereo, o a qualche pilota e alla sue gesta. C’è anche un percorso che lega questa scelta a mio nonno. Voler appunto ricostruire i modellini con i quali lui aveva lavorato come aviere meccanico.» Si può definire una passione generazionale per la meccanica? «In realtà sì. Mio nonno aggiustava gli aerei, mio padre aggiusta le macchine, io studio le macchine e costruisco i modellini di aerei. Forse stupisce che costruisca più modellini di aerei che di macchine, ma quelle ho intenzione di costruirle, realizzarle in scala 1:1. L’aereo modellismo statico è un modo per continuare la mia passione per l’areonautica. Mentre quella per la meccanica delle automobili la studio all’università.» Come ti sei avvicinato al progetto UniBs Motor Sport? «UniBs Motor Sport è un progetto universitario autofinanziato dell’università di Brescia, istituito per partecipare alle competizioni di Formula Sae, che sono competizioni tra università a livello internazionale.

Nasce negli Usa, ma i team sono in tutto il mondo. E’ un progetto che insegna a lavorare in team, siamo 60 quest’anno, e che si sviluppa su diversi eventi di Formula Sae che consistono nella presentazione del progetto e nella corsa in pista. Per partecipare a questi eventi ci sono dei “test” con domande ingegneristiche, dove chi risponde più velocemente può accedere all’evento. Io ho collaborato e sto collaborando al progetto della costruzione delle auto Brixia 2 e quest’anno di Brixia 3. In Brixia 2 ho progettato la carrozzeria con Brixia 3 si è deciso di inserire un nuovo reparto di aerodinamica, quindi nella progettazione entrano in campo fattori più complessi. E’ un progetto che dà anche la possibilità di farsi conoscere agli addetti della Motor Sport, perché permette di conoscere in maniera più professionale l’ambiente, ma anche di lavorare dei materiali che diversamente non si avrebbe l’opportunità di approcciare. Ogni anno dobbiamo presentare una macchina nuova, un nuovo modello o comunque con delle implementazioni e questo premette di imparare nel tempo, tramandando il progetto. Da quando ho scelto una carriera rivolta alla progettazione delle automobili mi sono portato sempre dietro la voce di mio papà che mi diceva: “Stai molto attento, quando progetti le cose, perché ci sarà sempre qualcuno che dovrà fare manutenzione e dovrà metterci le mani”.»


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