"Attenti a quei due"
Le dimissioni di Joseph Ratzinger sconvolsero il mondo cristiano aprendo scenari oscuri, inquietantemente simili a quelle trame che proprio in quegli anni alcuni sceneggiatori avevano scritto, ovvero la caduta di un Pontefice, uno scandalo che lo spazzava via o, ancora peggio, un Santo Padre che mostrava il suo vero volto che incarnava il Maligno e che quindi portava alla elezione di un nuovo capo della Chiesa con ancora l'altro in vita.
Nel 2013, quindi, successe qualcosa di simile, con Mario Bergoglio che usciva dal Conclave vestito di bianco. Due Papi in Vaticano, col rischio, secondo tanti, di interferenze e sovrapposizioni specie da parte di quello strato di prelati che «avvolgevano» Ratzinger, ma che senza esitazione Bergoglio avrebbe presto messo a riposo perenne, soprattutto con la sostituzione del segretario di Stato, Tarcisio Bertone, chiacchierato, smascherato, sbugiardato dagli scandali. E Ratzinger, mosso da indiscusso spirito evangelico, aveva immediatamente scelto una semi-clausura lasciando il campo e ogni tipo di decisione e vetrina a Bergoglio (Papa Francesco) e il Vaticano con due Papi non è diventato film, né pietra dello scandalo e neppure l'avverarsi di qualche passo del Libro dell'Apocalisse dove la fine del mondo è annunciata senza mezzi termini.
Forse blasfemo, quasi offensivo il paragone, ma anche Montichiari ha due «Papi in Vaticano», ovvero «due sindaci»: uno al sole e l'altro all'ombra. Uno eletto dai cittadini, l'altro scelto dalla politica, al quale la definizione di vice quasi lo sminuisce.
Da una parte c’è Mario Fraccaro, primo cittadino, dall'altra Basilio Rodella, assessore scelto come suo vice. Diametralmente opposta è oggi a Montichiari la sostanza della convivenza rispetto a ciò che avviene tra le mura Leonine: le malelingue, o meglio, i bene informati (ma ci va poco a capirlo) descrivono una situazione differente da quella tra Bergoglio e Ratzinger.
Il vice Rodella nel Palazzo di Montichiari conta eccome, forse più del padrone di casa (Fraccaro). Ha carattere, idee chiare, smisurata ambizione.
Tutti ingredienti che a volte offuscano il titolare della cattedra, caratterialmente poco interventista e decisionista, amante della quiete e non incline ai colpi ad effetto (raccontano sempre coloro che lo conoscono bene perché ci hanno lavorato insieme a scuola o perché ci fanno politica al fianco. Ma forse qualcuno esagera nel giudizio).
La «leggenda» narra che in Giunta e nelle riunioni che davvero contano capiti spesso che tal Basilio spenda l'ultima parola e che tal Mario con un cenno della testa dica sempre, o spesso, sì. Nulla di grave, eh; tutto ciò è perdonabile e solo un peccato veniale.
D'altronde loro si chiamano Fraccaro e Rodella e non Bergoglio e Ratzinger e, forse, non sono neppure in profumo di santità.
Francesco Amodei