PEDOFILIA, CHIESA, PROFUGHI: ALCUNE ANTICIPAZIONI DELL'INTERVISTA ALL'ABATE DI MONTICHIARI
CHIESA, PEDOFILIA, PROFUGHI: ecco una serie importante di passi dell'intervista.
«Quando sono diventato prete io a 31 anni, un mio compagno di seminario è diventato prete a 56. Non esiste un età , ognuno fa il suo percorso e ha le sue esperienze da fare».
«L'abate è un riferimento, la parrocchia di Montichiari è molto importante per il territorio di Brescia, un ruolo che io non avrei mai pensato di esserne capace e degno di ricoprire».
«Personalmente non capisco questa paura nei confronti di chi è diverso da noi, o meglio, mi rendo conto che c'è troppa violenza c'è troppa aggressività e le persone fanno difficoltà a mantenere una quotidiana normalità. Capisco che ognuno fa quello che può per garantirsi un minimo di sostentamento anche alimentare».
«Io ho persone a me care di fede musulmana e c'è un rispetto e una stima vicendevole molto bella. A me piace molto il confronto perché ci da l'opportunità di approfondire e cogliere le dimensioni autentiche, il cuore della nostra scelta di fede, e ci chiarisce che spesso confondiamo la religiosità con una scelta di fede. Oggi dobbiamo parlare soprattutto di religiosità più che di scelta di fede».
«Tendiamo ad idealizzare sempre le persone, spesso dovremmo invece di idealizzarle vederle per quelle che sono ovvero persone fatte di carne ed ossa. Anche la questione della pedofilia tra i preti. Si tratta di uomini che sbagliano, Dio ha scelto come preti degli uomini e non degli angeli perché solo cosi avrebbero potuto capire gli uomini, ci sono tanti preti che sbagliano, che creano scandalo, ma esistono anche genitori che creano scandalo».
(L'INTERVISTA COMPLETA E' PUBBLICATA SU MONTICHIARI WEEK, EDIZIONE CARTACEA, IN DISTRIBUZIONE IN TUTTE LE EDICOLE)