Da Bozzolo la cura per il tumore?

Da Bozzolo la cura per il tumore?
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La medicina fa passi avanti. E' di qualche giorno fa la pubblicazione di uno studio curato da Chiara Malinverno, Salvatore Corallino e Giorgio Scita sui meccanismi di propagazione delle cellule tumorali.

La dottoressa Malinverno ha osservato che la capacità o meno delle cellule di propagarsi, e quindi delle cellule  tumorali di generare metastasi, dipende strettamente dai fattori di densità e di fluidità, seguendo le stesse dinamiche di una folla in movimento all’interno di spazi angusti.

Nata a Bozzolo dove ha iniziato gli studi frequentando la locale Scuola Media “Scipione Gonzaga”, dopo le scuole medie si è iscritta al liceo scientifico di Viadana. Laureata in Biotecnologie Mediche, Farmaceutiche e Veterinarie all’Università di Parma, ha poi conseguito il dottorato di ricerca europeo in Oncologia Molecolare presso IFOM di Milano.

Oggetto della ricerca la propagazione delle cellule tumorali. Le metastasi, principale causa di morte da tumore, seguono le stesse dinamiche di una folla in movimento all’interno di spazi angusti e la loro capacità di propagazione dipende dalla fluidità del movimento stesso. Uno studio italiano condotto dall'IFOM e dall'Università degli Studi di Milano e pubblicato in questi giorni su Nature Materials ha dimostrato, grazie all’integrazione tra biologia molecolare e fisica dei materiali, che la capacità o meno delle cellule di migrare collettivamente, e quindi delle cellule  tumorali di generare metastasi, dipende strettamente dai fattori di densità e di fluidità.

Si tratta di un’acquisizione fondamentale soprattutto per la metastatizzazione di tumori solidi e individuare la chiave per bloccare la “folla” cellulare potrebbe fornire la chiave per ridurne la diffusione nell’organismo agendo su specifici target terapeutici.

 “Nel corso degli ultimi anni – spiega Scita - è emerso come lo sviluppo di un tumore sia caratterizzato oltre che da alterazioni genetiche anche da complesse e dinamiche interazioni fisiche che le cellule tumorali stabiliscono tra di loro e con il tessuto circostante. Le forze che tengono unite le singole cellule per muoversi in modo coordinato, come le cellule comunicano tra di loro, come passano dallo stato solido a liquido e viceversa sono aspetti altrettanto importanti ma ancora oscuri, che stiamo cercando di chiarire grazie all’aiuto dei colleghi fisici.”

Per comprendere le dinamiche comportamentali delle cellule all’interno di un tessuto epiteliale, il team di Cerbino lo ha trattato come fosse un materiale costituito da particelle inerti.

“Con tecnologie di microscopia ottica ed elettronica - Illustra Chiara Malinverno, prima autrice dello studio - abbiamo potuto osservare sorprendentemente che un tessuto che dal punto di vista cinetico era silente e immobile, si sveglia in modo da generare nella massa cellulare delle correnti vorticose, rendendo il moto cellulare di nuovo fluido e scorrevole ma allo stesso tempo coordinato.”

Si tratta dello stesso meccanismo che può verificarsi in una massa tumorale quando origina metastasi: pur essendo iperproliferante, e pertanto solida, questa può acquisire modalità fluide di movimento nel corso del suo sviluppo, per esempio se si altera uno dei regolatori dell’endocitosi come quello che abbiamo identificato, RAB5A. Se un tessuto è più fluido riuscirà a passare in spazi interstiziali con più efficienza. E’ quello che può avvenire in tumori: più fluidi sono, più metastatizzano.

“E’ il primo passo – conclude Scita - per definire strategie al fine di interferire con questo processo ed in ultima analisi cercare di controllare la capacita di disseminazione di tumori.

I prossimi passi sperimentali saranno nella direzione di validare i meccanismi identificati in sistemi complessi in tre dimensioni, per mimare in maniera più fedele possibile la crescita e la capacita invasiva di tumori solidi e individuare quindi i fattori molecolari che regolano modalità di migrazione collettiva e dimostrare la possibilità di utilizzarli come nuovi target diagnostici o terapeutici”.

I risultati di questa ricerca non sarebbero stati possibili senza il sostegno fondamentale di AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, dell’European Research Council e del MIUR.


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