«Terremo gli occhi ben aperti sul depuratore»

«Terremo gli occhi ben aperti sul depuratore»
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«La criminalità organizzata sta ovunque, laddove ci sono interessi economici forti è scontato che ci sia. La provincia di Brescia è ricca, il denaro c’è. Questo però non vuol dire che c’è un radicamento di queste organizzazioni criminali sul territorio tale da condizionare anche l’attività amministrativa».

 Valerio Valenti è Prefetto di Brescia dal 2015, e in quanto tale è il rappresentante del Governo centrale sul nostro territorio.
Dottor Valenti iniziamo subito con l’argomento forse più importante: l’emergenza profughi. Quali sono i dati per la provincia di Brescia e quale il polso della Prefettura?
«La situazione numerica dice che siamo arrivati a 3000 circa migranti richiedenti asilo presenti sul territorio della provincia, ma questo dato è destinato a crescere in relazione agli sbarchi che non sembrano cessare, anzi sembrerebbero avere un trend maggiore rispetto allo scorso anno. Dal punto di vista della distribuzione territoriale direi che nella mia logica di accoglienza diffusa, quindi evitando forti concentrazioni in singole aree, la situazione è migliorata poiché hanno accettato 100 comuni circa. Procede bene quindi l’operazione di distribuzione sul territorio, non senza difficoltà poiché i sindaci non sono così inclini ad aprire le porte anche se la richiesta che la Prefettura ha fatto sulla base dell’accordo fra Anci e Governo è quella di piccoli numeri».

Spostandoci sul Lago di Garda, non molti sindaci hanno accettato di accogliere migranti. È giusto che un Comune accolga dei profughi e magari i paesi vicini no?

«Io non giudico se è giusto o non è giusto, io faccio il Prefetto e quindi mi limito a dare corso a quello che è un impegno firmato da una parte dal Governo che io rappresento e dall’altra dall’Anci. Se ci sono sindaci che ritengono di disattendere a questa indicazione (che non proviene solo dal Prefetto, ma anche dall’associazione che li rappresenta), poi non dovranno lamentarsi se un albergo o una struttura del loro territorio verrà indicata come utile».

Quali sono le motivazioni che solitamente portano i sindaci per giustificare il «no»?
«Le lettere dei sindaci contrari dicono che i singoli comuni hanno già mille difficoltà ad affrontare i loro bilanci, le loro esigenze, poi c’è anche la sottolineatura che pone gli italiani prima degli stranieri».

Passando alla situazione di Montichiari, sono ripartiti da mesi i lavori di rifacimento delle strutture interne della ex caserma Serini per ospitare circa 130 migranti. Da quattro mesi c’è un presidio per dire no all’arrivo dei profughi. Rispetto alla gestione e quindi al controllo della struttura come si muoverà la questura?
 «Credo che il presidio si sia stancato, non c’è più. Non ci saranno scontri e quindi interventi. Fra chi dovrebbero esserci gli scontri?»

È vero quanto sostiene il primo cittadino di Montichiari Mario Fraccaro che non ha potuto fare nulla per evitare che arrivassero questi 130 richiedenti asilo? Questa domanda gliela faccio perché le opposizioni continuano a sostenere che il sindaco avrebbe potuto dire di no. Servirebbe fare un po’ di chiarezza, lei ci può aiutare?
«Il sindaco si è opposto sempre, dal primo momento ha manifestato la sua contrarietà, anche la giunta ha votato una mozione. Il Governo però ha individuato una serie di caserme, compresa la Serini, che dovevano essere adibite a centri di accoglienza. Quindi il Prefetto si è ritrovato sul suo tavolo il fascicolo della Serini non perché avesse questa forte pulsione a utilizzare la ex caserma, ma perché gli è stato dato in consegna per questa destinazione. Io lo devo necessariamente usare per queste finalità. A me questi posti servono visto che gli altri sindaci nicchiano, è anche un discorso di solidarietà fra le amministrazioni. Il sindaco Fraccaro ha avuto una coerenza fin dal primo momento».

Quindi questi 130 migranti arrivano? Sono mesi che li si aspetta, perché questo ritardo?
«Sì, arriveranno. Il problema che ha causato i ritardi sono i lavori che devono ancora terminare. Nel giro di un paio di mesi la questione si dovrebbe chiudere e arriveranno».

Cambiando argomento, Lago di Garda è sinonimo di turismo. In estate decine di migliaia di turisti, stranieri e non solo, si riversano dei paesi della riviera. C’è il rischio dell’acutizzarsi delle note problematiche relative alla Movida?
«Il Lago di Garda è da sempre un luogo dove la gente d’estate va per divertirsi e di episodi clamorosi non ne sono mai stati registrati. Il dispositivo di controllo che è in atto da parte delle forze dell’ordine verrà mantenuto e se possibile potenziato. A me però preme coinvolgere il più possibile gli operatori turistici, perché la sicurezza nei loro locali sia maggiore rispetto a quella degli altri anni. Gli episodi poi sono sempre singoli, quindi bisogna fare in modo che gli operatori come i gestori di discoteche e dei grandi luoghi di aggregazione facciano di più e meglio. Mi riferisco all’utilizzo dei buttafuori, alle telecamere e a un raccordo molto più rapido con gli operatori della sicurezza del 112. Se uno si accorge che la situazione sta degenerando, non deve aspettare che parta la coltellata o che si arrivi alle mani, ma deve chiamare prima. Poi un altro appello che il Prefetto può fare è quello alle famiglie che mandano i loro ragazzi a divertirsi, bisogna avere modo e misura nel divertimento perché se no poi il rischio che ritornino in posizione orizzontale anziché quella verticale purtroppo c’è».

La scorsa settimana il referente provinciale di Libera Giuseppe Giuffrida ha dichiarato su Gardaweek che anche nel territorio del Garda è presente la criminalità organizzata. Qual è la situazione secondo la Prefettura e come si può risolvere questo problema?
«La criminalità organizzata sta ovunque, laddove ci sono interessi economici forti è scontato che ci sia. Come diceva Falcone “Bisogna seguire la pista dei soldi, non del sangue” e sicuramente la provincia di Brescia è ricca, il denaro c’è. Questo però non vuol dire che c’è un radicamento di queste organizzazioni criminali sul territorio tale da condizionare anche l’attività amministrativa. Sono state però registrate prove di interessi economici convergenti fra operatori locali e operatori criminali organizzati. In questo credo che le organizzazioni rappresentative degli imprenditori debbano fare anche la loro parte, oltre che le pubbliche istituzioni. Snidare e contrastare queste forme di criminalità non è semplice, la Guardia di Finanza lo sta facendo molto bene, ha incrementato di molto la propria produttività proprio con riferimento a queste forme di aggressione. Bisogna tenere le antenne ben dritte perché poi il gradino successivo è quello delle infiltrazioni nelle amministrazioni, quindi attualmente la mia attenzione è soprattutto evitare che sulle grandi opere, ma anche nei piccoli comuni, non ci possa essere questa commistione fra amministrazione e criminalità. La Prefettura terrà gli occhi aperti su appalti, subappalti e su tutto quello che riguarda il depuratore del Garda, visto che si parla di cifre attorno ai 100 milioni di euro».

Riguardo la trasparenza delle pubbliche istituzioni varata qualche anno fa dal Governo Renzi, qual è il suo parere e a che punto siamo?
«Io condivido molto le linee guida del Governo e del commissario Cantone nel tentativo di migliorare l’amministrazione sotto il profilo della trasparenza e dell’anticorruzione. Quello della trasparenza è un discorso molto lungo ovviamente, quindi bisognerà avere pazienza, bisognerà stimolare il più possibile le amministrazioni che fanno fatica. Anche il singolo cittadino, però, se si accorge di qualcosa che non va, lo deve denunciare alle autorità».

Lei è in carica dal 2015 a seguito delle dimissioni del precedente Prefetto Narcisa Brassesco Pace dopo che fu indagata per abuso d’ufficio. Che situazione ha trovato? Quali obiettivi ha raggiunto e cosa ancora volete realizzare?
«Al mio arrivo ho trovato una Prefettura sottodotata dal punto di vista di organico, questo non per colpa di chi mi ha preceduto, ma probabilmente Brescia sconta nei confronti del panorama nazionale un difetto secondo me originario che riguarda proprio Brescia e i bresciani, i quali sono sempre capaci di sbrigarsela da soli e di riuscire ad affrontare ogni tipo di difficoltà. Per questo nessuno è mai andato a piangere a Roma e questa cosa non l’ho fatta nemmeno io. Uno degli obiettivi raggiunti ad esempio è la chiusura delle vicende critiche dello Sportello Unico per l’Immigrazione, che siamo riusciti a risolvere grazie anche allo sforzo di tutto il personale, ci sono però ancora tanti fronti aperti e propositi da realizzare. Un progetto importante è quello sull’incidentalità stradale, Brescia è un territorio che ha un altissimo numero di incidenti e quindi vorrei mettere a punto non solo un censimento puntuale dell’andamento dell’incidentalità, ma anche un intervento sui luoghi di maggiore criticità. Una questione ulteriore che stiamo affrontando è quella che riguarda l’emergenza abitativa e gli sfratti».

Fra le sue passioni spicca quella per la pallacanestro, ha sia giocato che allenato quando era giovane. Quanto ha contato per la sua professione aver praticato questo sport di squadra?
«Tantissimo. Tantissimo perché la militanza da giocatore e anche l’esperienza da allenatore formano la capacità di guidare una squadra, perché alla fine la mia qui è una squadra. Lo sport forma una mentalità: ogni bravo giocatore ha imparato ad ammettere gli errori e conoscere i propri limiti per crescere ogni giorno».

Anche se non dipende da lei, quanto pensa che si fermerà a Brescia?
«Questo non glielo so dire, sono qui da un anno e mezzo e penso che almeno ancora un anno e mezzo dovrei restare. Almeno due anni io vorrei ancora farli, anche perché qui mi trovo molto bene».


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