Semplicità e musica, l’elisir di Emilia Rosa
Unite una vita semplice, fatta di duro lavoro ma anche di grandi soddisfazioni, una grande famiglia affiatata, la capacità di gioire delle più piccole cose e, non da ultimo, la forte passione per la musica. Ora avete la ricetta per una vita lunga e serena come quella di nonna Emilia Rosa, che proprio domenica pomeriggio ha festeggiato le sue 105 primavere, aggiudicandosi il titolo di più anziana del paese. Una giornata intensa, ricca di emozioni e di incontri. A salutare l’allegra nonna canterina anche il vicesindaco Marco Pari, il parroco don Tarcisio Capuzzi e l’ex parroco don Gabriele Facchi, cui nonna Emilia è sempre stata molto legata, tanto che, con gli occhi lucidi per la commozione, ha pensato bene di dedicargli una delle sue famose esibizioni.
La musica, e in particolare il canto, è la grande passione che ha sempre fatto da sottofondo alla sua vita «Ha sempre amato cantare fin da ragazza – hanno raccontato i parenti – in coppia con la sorella Giulia, specialmente durante le sue amate gite organizzate in pullman, si esibivano a due voci e intrattenevano tutta la comitiva». Questo grande amore per la musica è ancora più vivo che mai: in questi anni in molti l’hanno ascoltata esibirsi alla fondazione casa di riposo «Beata Cristina» ma anche durante le funzioni religiose.
Canzoni popolari, principalmente, che ricorda ancora perfettamente a memoria e che canta con una voce limpida rievocando l’atmosfera contadina scandita dal ritmo delle stagioni e del raccolto così come dalla religione. Emilia è nata il 6 giugno 1912 in una famiglia di contadini e si è sempre rimboccata le maniche per lavorare nei campi e contribuire in famiglia. Dopo il matrimonio con l’amato Umberto Freato la coppia si trasferì in un grande cascinale, la «Cascina Casella», dove convivevano tutti i fratelli Freato con le rispettive famiglie per un totale di ben 32 persone. Una piccola comunità che sapeva supportarsi nel momento del bisogno e collaborare nelle più piccole faccende domestiche. Un aiuto che si rivelò essenziale soprattutto quando gli uomini, tra cui Umberto, vennero chiamati alle armi e la gestione della casa e della famiglia restò alle donne. «Il nonno partì per il fronte come tutti gli altri uomini della cascina e furono le donne a portare avanti le cose – ci ha raccontato la nipote Gabriella Gagliardi- sotto la guida severa della suocera che orchestrava il tutto.
Nonna Emilia aveva già due bambini quando il nonno partì, Franco e Annarosa, e durante una licenza del nonno, rimase incinta del terzo figlio Mario che vedrà il padre solo dopo la fine della guerra poichè il nonno dopo quella licenza non tornò più a casa. Furono anni molto duri, sola con i bambini, la guerra, la fame e soprattutto la paura che il marito potesse anche non tornare più. Finalmente la guerra finì, il nonno tornò e negli anni 50 nacque l'ultimo figlio Giovanni». Terminata la guerra la famiglia si trasferì in paese e visse alcuni anni di serenità, fino alla morte di Umberto a soli 55 anni. Nonostante le difficoltà che non sono certo mancate, Emilia ha sempre saputo guardare alla vita con fiducia e speranza, cogliendone con semplicità le bellezze e le piccole gioie che ogni nuovo giorno porta con sè.