Competizioni culinarie

La maestrìa dello spiedo bresciano: Righetti e Pozzani hanno trionfato a Navazzo

Dal camino di casa alla gara tra 17 squadre, la passione di due amici trasforma la tradizione in arte culinaria

La maestrìa dello spiedo bresciano: Righetti e Pozzani hanno trionfato a Navazzo

La maestrìa dello spiedo bresciano: Righetti e Pozzani hanno trionfato a Navazzo.

Spiedo bresciano, la maestrìa di Righetti e Pozzani

Lo spiedo, si sa, è il piatto tipico della tradizione bresciana, cucinarlo è un’arte e non tutti riescono nell’intento. Per alcuni è diventata addirittura una passione che va al di là della mera preparazione ai fini della conseguente gioia del palato.

Come nel caso del gardonese  Simone Righetti  (di professione muratore) il quale, insieme a  Omar Pozzani  (di professione fabbro), quest’anno hanno trionfato alla quinta edizione della gara dello spiedo bresciano a Navazzo (frazione di Gargnano). La coppia ha sfidato la concorrenza di altre sedici squadre giunte dai borghi di Gargnano così come dai comuni limitrofi.

«Lo scorso anno, nel 2024, siamo arrivati ​​terzi – ha spiegato Righetti -. Quest’anno siamo riusciti ad arrivare primi, puntavamo al podio, di certo il primo posto è stata una sorpresa e la soddisfazione è stata tanta. Nel corso della premiazione ci hanno detto che il nostro spiedo era una spanna sopra gli altri».

Tante scuole di pensiero su cottura e tipo di carne

Come detto la preparazione dello spiedo è una vera e propria arte e, come accade in questi casi, sono diverse le scuole di pensiero esistenti: dalla modalità di cottura ai tipi di carne migliori:

«Io l’ho sempre cucinato sul camino esattamente come ha sempre fatto mio papà – ha spiegato Righetti -. Nelle gare non è possibile, si usa il tamburo. Personalmente preferisco la cottura in camino perché conferire alla carne un sapore diverso, quello di quando l’intingolo cade sulla brace».

Per quanto riguarda la carne invece:

«In gara ne vengono messi a disposizione quattro tipi: pollo, costine, lonza e coppa. Io personalmente, quando lo preparo per me, prediligo la lonza intrecciata».

Si perché nel corso dell’anno a Simone e ad Omar capita spesso di trovarsi impegnati nella preparazione di un buon spiedo:

«Nel corso dell’anno io e Omar, che siamo come fratelli, facciamo circa una ventina di spiedi, siamo appassionati. Insieme andiamo anche a caccia di cinghiali e ci rechiamo dagli alpini di Bergamo per fare un grosso spiedo di beneficenza».

Un rito e una tradizione

La preparazione dello spiedo rappresenta quindi un rito oltre che una tradizione che si tramanda di generazione in generazione:

«Ricordo quando ero piccolo, guardavo sempre mio papà mentre lo preparava – ha raccontato Simone – E per il mio primo spiedo preparato quasi del tutto da solo ho usato un girarrosto a molle».

Quest’ultimo presenta un meccanismo di orologeria con una molla che può essere caricata con una chiave. Il meccanismo dell’orologio ruota delicatamente lo spiedo, garantendo una doratura e una cottura uniforme del cibo. Questi girarrosti a orologeria sono diventati popolari a partire dal XVIII-XIX secolo. Venivano comunemente utilizzati con fuochi più piccoli per arrostire pezzi di carne più piccoli come polli, salsicce e pesci:

«Io e Omar parteciperemo anche l’anno prossimo alla gara dello spiedo bresciano a Navazzo e, dal momento che ci riesce bene, stiamo valutando di partecipare anche ad altre gare di questo tipo».