Cazzago San Martino

Basta rifiuti alla Macogna: la delibera è unanime

Un Consiglio comunale contro le nuove discariche

Basta rifiuti alla Macogna: la delibera è unanime

Il Comune chiede con “urgenza” a Regione di inserire il territorio tra le aree “non idonee”

Basta rifiuti alla Macogna: la delibera è unanime

Un Consiglio comunale convocato d’urgenza, un solo punto all’ordine del giorno e un messaggio politico forte: basta discariche sul territorio di Cazzago San Martino. Mercoledì sera l’aula consiliare ha approvato all’unanimità una delibera che chiede a Regione Lombardia di inserire il Comune tra le aree “non idonee” alla localizzazione di nuovi impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti, nell’ambito della revisione del Programma regionale di gestione dei rifiuti.

La seduta straordinaria è stata convocata in tempi rapidi perché entro sabato 13 settembre (ieri) i Comuni avrebbero dovuto trasmettere le proprie osservazioni sul Rapporto ambientale della Vas. Oltre alle note già inviate negli anni scorsi e a una lettera firmata dai sindaci dei quattro Comuni in cui si estende la Macogna, Cazzago ha spedito ora anche la delibera approvata in Consiglio. Il documento ribadisce la contrarietà dell’Amministrazione a nuove discariche o ampliamenti di quelle esistenti e chiede che il territorio, già gravato da cave e impianti di smaltimento, venga finalmente riconosciuto come “non idoneo”.

L’area della Macogna

Il tema è particolarmente sensibile per la Macogna, l’enorme area di 402 ettari che si estende tra Cazzago, Berlingo, Rovato e Travagliato. Sfruttata per decenni per l’escavazione di ghiaia, è rimasta segnata da gigantesche buche che dagli anni Duemila hanno attirato numerosi progetti di discarica. Già nel 2010 i quattro Comuni avevano chiesto di trasformarla in un parco locale di interesse sovracomunale, ma la proposta non ha mai avuto seguito e la vicenda si è trascinata tra ricorsi, autorizzazioni contestate e battaglie legali.

La lettera di quattro sindaci

Alla vigilia della scadenza fissata dalla Regione, i primi cittadini dei quattro Comuni hanno firmato una lettera congiunta indirizzata a Milano e Brescia. “È molto significativo che quattro sindaci abbiano siglato concordemente questo documento – ha sottolineato Fabrizio Scuri – Ringrazio i colleghi per avere condiviso la nostra posizione, in cui si ribadisce che il territorio ha già subito negli anni una concentrazione di cave e discariche divenuta insostenibile e, pur affermando che le bonifiche siano necessarie, si possono e si devono trovare soluzioni non nei nostri territori”.

Nel mirino degli amministratori ci sono in particolare due novità introdotte dalla Regione nella revisione del Piano rifiuti. La prima riguarda il fattore di pressione, un indicatore che misura il carico ambientale in base alla quantità di rifiuti già conferiti in rapporto alla popolazione residente: uno strumento che i Comuni chiedono di mantenere e anzi rafforzare, perché rappresenta una garanzia contro l’ulteriore concentrazione di impianti in zone già compromesse. La seconda riguarda il limite dei 10 chilometri previsto per collocare impianti a servizio delle bonifiche: secondo i sindaci, questo criterio rischia di trasformare la Franciacorta in un’area di servizio per siti inquinati anche lontani, obbligando comunità già provate a ospitare nuove discariche funzionali alla rigenerazione di altri territori.

Tutti uniti verso un obiettivo comune

E proprio in relazione a questo è intervenuto il consigliere di minoranza Mirco Guidetti, il quale ha evidenziato che “il 70% dei rifiuti che vengono oggi portati nella nostra provincia non provengono da Brescia, il che significa che siamo già abbastanza generosi nei confronti di Regione”. In Consiglio comunale, quindi, non si sono registrate divisioni: le opposizioni hanno infatti condiviso la linea della Giunta.

Durante la serata erano presenti anche i rappresentanti dei Comitati Ambiente Ovest Bresciano, i quali hanno sottolineato che “depotenziare il fattore di pressione agevolerebbe un’altra discarica alla Macogna”.

Ora la parola passa a Regione Lombardia, che dovrà valutare le osservazioni e definire i nuovi criteri del piano rifiuti. Nel frattempo Cazzago non è rimasto in silenzio ma anzi ha scelto di mandare un segnale politico chiaro e unanime: “La tutela dell’ambiente e della salute pubblica costituisce un interesse primario – si legge nella delibera – Non possiamo permettere che territori già saturi subiscano ulteriori pressioni ambientali“.