Nessun condizionamento, nessuna influenza o pressione. “Siamo tutti grandi e vaccinati, dietro la scelta dettata da un malcontento che si trascinava da tempo e che abbiamo più volte palesato”. Parla Cinzia Danesi, (ora ex) assessore alla Cultura, Istruzione e Politiche giovanili di Passirano, che assieme ai colleghi Barbara Ronchi (Servizi sociali) e Massimiliano Giustacchini (Lavori pubblici e manutenzioni del patrimonio), ieri pomeriggio ha rassegnato le dimissioni dal suo ruolo istituzionale. Un vero e proprio esodo che mina la stabilità dell’Amministrazione Raccagni, in attesa della convocazione del Consiglio comunale per le surroghe.
Passirano, la Giunta perde tre assessori: “Mai valorizzati, scelta dettata dal malcontento”
“Non sono un politico, sono un tecnico e forse questo mi ha penalizzato: non è mai stato valorizzato questo mio aspetto”, racconta Danesi, entrando nel merito delle motivazioni che l’hanno spinta a fare un passo indietro, rinunciando al ruolo di assessore e anche al posto in Consiglio, tra le fila della maggioranza. “Pensavo di offrire le mie capacità, ma non sono servite”, continua, parlando anche di un animato confronto avvenuto con il sindaco Mariuccia Raccagni e con il vice Carlo Cordini, che ieri mattina avrebbero intercettato Danesi, Ronchi e Giustacchini nei corridoi del Comune per chiedere spiegazioni delle dimissioni improvvise che di improvviso, però, avrebbero avuto davvero poco.
Non ci sono state pressioni o “pulci nell’orecchio” come invece ipotizzato dal primo cittadino, che aveva puntato il dito sul ruolo chiave dell’ex assessore Ronchi nel convincere i colleghi a lasciare Giunta e Consiglio. Da tempo l’insoddisfazione era una costante, più volte portata all’attenzione del sindaco Raccagni, fino alle dimissioni definitive. “Non volevamo creare disagi ai cittadini e quindi abbiamo scelto il modo più “silenzioso” possibile di andarcene – ha concluso Danesi – Avremmo potuto creare problemi ulteriori, ma abbiamo preferito lasciare al sindaco la scelta di surroga: così potrà scegliere appunto 3 persone che reputa più in linea con i suoi pensieri e le sue idee. Noi evidentemente non lo siamo più o forse non lo siamo mai stati”.
E ora?
La situazione resta politicamente delicata, come evidenziato anche dalla minoranza di Marta Orizio: le tre uscite comportano tre surroghe in Consiglio, che il primo cittadino dovrà necessariamente convocare entro dieci giorni. I primi quattro non eletti sono Mariacostanza Rossi, Nicola Vezzola, Gabriele Tonelli e Matteo Busecchi. Se due di loro dovessero rifiutare, il sindaco decadrebbe automaticamente e scatterebbe la sfiducia. Raccagni però è “sicura della fedeltà” della sua “squadra”.