C’è un laghetto, nel Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona), dove si trovano decine di tartarughe palustri, «trachemys», o comunemente dette «americane». Un’area ben circoscritta che permette di non farle proliferare in altri luoghi: come fiumi o laghi. In questo modo la specie aliena non provoca danni. Forse, considerando la rapida diffusione anche nel Benaco, sarebbe il caso di realizzare delle piccole oasi anche tra i paesi del Garda bresciano. Un’idea che, però, non risolverebbe il problema. Qualcuno dice che ormai è tardi.
La denuncia di un sub del WWF
Come appurato di recente dal sub del Wwf Bergamo Brescia, Paolo Zanollo, le tartarughe palustri hanno invaso il bacino d’acqua dolce. Nel corso del monitoraggio targato Wwf, Zanollo ha notato decine di esemplari che vivono in particolar modo tra i porti di Sirmione, Desenzano, Padenghe, Moniga e Manerba. In realtà non fanno eccezione gli altri porticcioli e si trovano anche tra le spiaggette dell’Oasi di San Francesco a Desenzano. Non si tratta, però, dell’unico esemplare alieno che popola il Garda. In diverse occasioni, come tra le spiagge di Padenghe, è stato avvistato il gambero rosso della Louisiana.
Vorace e invasiva, ma non è l’unica
Si tratta di una specie aliena vorace, che ha un forte impatto negativo sugli ecosistemi e sugli habitat nei quali si diffonde. Anche noto come «gambero killer», è considerato il gambero di fiume più diffuso al mondo e al tempo stesso una delle specie alloctone più dannose, in quanto caratterizzata da un’elevata adattabilità, aggressività e potenzialità riproduttiva. Nel 2017 Francesca Ciutti della Fondazione Mach e Cristina Cappelletti hanno aggiornato la revisione della letteratura scientifica sulla presenza di specie alloctone nel Garda. È emersa la presenza di 15 specie di invertebrati, 23 specie di pesci, quattro di alghe, tra macrofite e macroalghe, per un totale di 42 specie aliene, che rendono il Lago di Garda un «hotspot di specie non indigene». A queste occorre aggiungerne altre due. La «Dreissena bugensis», conosciuta come «quagga mussel» ed è un mollusco originario della parte ucraina del Mar Nero, che oggi ha invaso anche diversi fiumi tedeschi. Come quasi tutti gli animali alieni, è giunto nel Garda agganciato a carene, motori e ancore di motoscafi e barche provenienti dall’estero e da altri bacini. Il primo episodio si era verificato a fine anni ‘60 con la cosiddetta «cozza zebra» giunta nel Garda dai laghi tedeschi. E infine la «castagna d’acqua», scoperta l’anno scorso sempre da Paolo Zanollo (oltre a essere un sub è anche referente dal Garda del Wwf Bergamo Brescia) in più punti a Lugana di Sirmione. Si tratta di una pianta acquatica che produce un frutto a quattro punte, il cui nucleo è ricco di amido. La «castagna» può essere mangiata bollita, essiccata o macinata per ottenere della farina con cui si preparano diversi piatti. Tra i piatti più famosi il «risotto al trigòl», che si cucina da lungo tempo nel Mantovano, in particolare raccogliendo le «castagne d’acqua» dal fiume Mincio, emissario del lago di Garda. Ed è dal fiume che, con probabilità, questa pianta si è trasferita nelle acque del Garda, attaccata alle carene delle barche. Peraltro, sino ad oggi sul Garda non ci sono mai state piante acquatiche che producono frutti ad uso alimentare. Questa è la prima specie, che scientificamente si chiama Trapa Natans, appartenente alla famiglia delle Lythraceae. Ed ha anche un’altra importante particolarità: svolge un’attività fitodepurante nei confronti delle acque, sottraendo nutrienti e intercettando le particelle in sospensione.
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