Cultura

La cultura (brutta) che non ti aspetti: Auroro Borealo

Il collezionista bresciano di libri brutti, autore di un libro e curatore di un podcast seguitissimo

La cultura (brutta) che non ti aspetti: Auroro Borealo

Non è facile fare cultura parlando di scorregge (e nemmeno cominciare un articolo così). Eppure Auroro Borealo – al secolo Francesco Roggero, nato a Brescia nel 1984 – ci riesce, con un’ironia dissacrante, una simpatia contagiosa e, in fondo, un rispetto sincero per ciò che altri definirebbero semplicemente «spazzatura editoriale». Lo fa con il suo volume, «Il libro brutto dei libri brutti» (Black Edizioni), presentato come ospite a Provaglio d’Iseo per la rassegna «Libri sul Lago», organizzata dall’associazione Scenari in collaborazione con la Libreria del Lago.

Il collezionista (bresciano) di libri brutti

Musicista, divulgatore, ma soprattutto collezionista di «libri brutti» – come ama autodefinirsi con orgoglio – e autore del podcast Libri brutti (la pagina Instagram conta quasi 98mila follower) Roggero porta avanti una missione culturale paradossale quanto affascinante: salvare dall’oblio le opere editoriali più assurde, improbabili, sgrammaticate, mal stampate o per molti fuori dal mondo, per restituire loro una nuova dignità, proprio attraverso la lente dell’ironia.

«La cultura può arrivare anche dai posti più impensati e questi libri brutti la raccontano in modo spiegato», ha detto. Sono come «una diapositiva della società», una mappa (geografica e temporale) del trash editoriale di tutta Italia, provenienti dalla sua personale e vastissima collezione. Dai manuali di auto-aiuto alle guide sentimentali, dai saggi pseudoscientifici ai romanzi involontariamente umoristici, ogni capitolo è una piccola esplosione di comicità e stupore.

Dai colossi al self-publishing: nessuna pietà

Si passa da titoli surreali come «Come scorreggiare meglio» a improbabili trattati con Putin in kimono; da raccolte di pensieri dei fan di Silvio Berlusconi (“il primo instant book italiano”), a manuali per trovare un uomo scritti con lo stesso tono di un volantino di offerte.

Eppure, dietro la risata, c’è l’osservazione seria di chi guarda alla filiera editoriale italiana con spirito critico. Il libro non risparmia nemmeno le case editrici blasonate, colpevoli di scivoloni imbarazzanti, ma osserva con lo stesso occhio anche il mondo del self-publishing, dove – tra refusi, font improbabili e copertine che gridano vendetta – si annida spesso il vero genio involontario del «brutto».

«Non giudico, io osservo», racconta Aururo Borealo. «Per me la felicità è andare nei mercatini dell’usato e trovare questi libri che altrimenti sarebbero spariti. Ne parlo con ironia, ma con il massimo rispetto. Voglio che la gente li legga. Per me, ridare loro vita è un gesto d’amore».

Il libro brutto dei libri brutti

Alla fine, «Il libro brutto dei libri brutti» si rivela molto più che una raccolta comica: è un vero saggio di sociologia pop, uno specchio senza filtri dei gusti, dei sogni, delle ansie (e delle derive) della società italiana degli ultimi decenni. È la celebrazione della cultura che non si prende sul serio, e forse proprio per questo dice qualcosa di più autentico della nostra epoca. «Tutti i libri hanno un loro posto nel mondo». Ed è difficile dargli torto.